Libri: Simone Weil, Scritti sulla guerra
1933–1943
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«Per quanto giusta sia la causa del vincitore, per quanto giusta la causa del vinto, il male prodotto dalla vittoria come dalla sconfitta non è meno inevitabile. Sperare di sfuggirvi è proibito».
Simone Weil
Indice dei contenuti
Introduzione agli scritti 1933–1943, di Donatella Zazzi, 24 aprile 2022, 25 minuti
Riflessioni sulla guerra (1933), 25 aprile 2022, 20 minuti
Morire per onore e dignità?. Risposta a una domanda del questionario di Alain (1936), 1 maggio 2022, 7 minuti
Il non-intervento in Spagna (inverno 1936–1937), 9 maggio 2022, 9 minuti
I grandi cimiteri sotto la luna, lettera di Simone Weil a Georges Bernanos, 14 maggio 2022, 9 minuti
Non ricominciamo la guerra di Troia. Potere delle parole (1937), 18 maggio 2022, 28 minuti
L’Europa in guerra per la Cecoslovacchia? (1938), 30 maggio 2022, 9 minuti
Leggi anche:
L’Iliade: il trionfo della forza. La forza annichilisce chi la subisce e chi la usa. Vincitori e i vinti si ritrovano fratelli nella stessa miseria, di Simone Weil, 30 settembre 2021, 36 minuti
Presentazione di Paolo Beretta
Simone Weil (Parigi, 3 febbraio 1909 — Ashford, 24 agosto 1943) è stata una filosofa francese. Studiò all’École Normale Supérieure e successivamente insegnò filosofia in vari licei femminili. Il suo profondo sentimento in favore degli oppressi segnò senza soluzione di continuità la sua esistenza dalla fanciullezza sino alla prematura scomparsa, orientandone le scelte etiche e politiche: pur avvicinatasi all’estrema sinistra e al sindacalismo rivoluzionario, rimase sempre avversaria del marxismo dogmatico e della sua realizzazione totalitaria in Unione Sovietica; in particolare, ciò che più combatté di tale dogmatismo fu l’elemento materialista.
Nel dicembre 1934 interruppe l’insegnamento per lavorare in fabbrica, volendo condividere l’esperienza degli operai sfruttati: testimonianza di questo impegno è la raccolta La condizione operaia (pubblicata postuma nel 1951). Dopo aver ripreso per un anno a insegnare, nell’estate del 1936 si unì ai repubblicani spagnoli nella guerra civile contro Franco. La vicenda però durò assai poco, anche a causa della disillusione che le violenze perpetrate dalla fazione repubblicana suscitarono nella filosofa.
Il 1937 fu l’anno della svolta mistica di Simone Weil che, in continuità con la propria scelta esistenziale di schierarsi con gli ultimi, pose tale istanza sotto il segno di Cristo.
In seguito all’invasione del suolo francese da parte della Germania nel 1940, Weil (il cui padre era di origini ebraiche) si trasferì da Parigi, dichiarata città aperta il 14 giugno, prima a Vichy, quindi a Tolosa e a Marsiglia, sotto il regime fantoccio guidato da Pétain; poi si spostò con la famiglia negli Stati Uniti. La lontananza dai travagli della patria era tuttavia insopportabile per la giovane, che desiderava a tutti i costi ritornare in Europa per contribuire all’opposizione al nazifascismo. Finalmente riuscì a giungere in Inghilterra, dove lavorò nell’organizzazione France Libre, impegnata nella Resistenza. Morì a soli trentaquattro anni nel sanatorio di Ashford.
L’inesausta lotta contro l’ingiustizia di classe e l’insofferenza per ogni forma di dogmatismo di partito sbocciano in Weil nella fredda analisi della condizione del lavoro (si veda il saggio del 1934 Riflessione sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale)I: la comprensione del disagio sociale passa per la messa in crisi della supposta ovvia differenza tra lavoro manuale e attività intellettuale, che domina ancora le anime e le ideologie politiche occidentali e che, nella contemporaneità, fa corpo con la vulgata secondo la quale la perfezione del sapere e del lavoro risiederebbe nella specializzazione. Nessuna rivoluzione potrà mai migliorare la situazione umana sinché conoscenza e lavoro non verranno identificati. Il passo della fede costituisce per la pensatrice la conferma a un livello diverso di queste convinzioni, coincidente con la consapevolezza di non poter prescindere dal riconoscimento della radice cristiana dell’Europa.
Nella raccolta che segue, il lettore troverà un’evoluzione sul tema della guerra, che non metterà in questione la coerenza di pensiero della filosofa ma ne evidenzierà il pragmatismo. Con sempre maggiore chiarezza, Weil si rende conto del precipizio verso cui l’Europa follemente si dirige, rispetto al quale “l’elemento Hitler” si presenta con il carattere dell’accidente quasi necessario, in uno sconvolgimento storico che in qualche misura rispecchia lo spirito e la tradizione che la Francia e la Germania incarnano.
L’attualità dei saggi di Weil è anzitutto da ritrovare nell’invocazione di un rinnovamento e di una rivoluzione che deve accadere nei cuori degli europei: «in un futuro molto vicino, una certa unità europea, tanto quanto l’unità francese, sarà una necessità urgente, vitale. Questa unità non si plasmerà dopo la vittoria. Il periodo successivo alla vittoria sarà, come sempre, propizio alle divisioni. L’unità non può formarsi che prima, in una lotta comune». In questa luce, Sulla guerra è un testo che costruisce sulla catastrofe del secondo conflitto mondiale la prospettiva politica volta al futuro di una donna cristiana: ogni auspicio, ogni impegno, ogni appello ai contemporanei si fonda su tre pilastri — la fede, la speranza e la carità.
Paolo Beretta. Dottore di ricerca presso l’Università Vita-Salute “San Raffaele” (Scuola di dottorato in Filosofia e Scienza della mente. Programma di Metafisica). La tesi specialistica, che si è sviluppata intorno al confronto tra Hegel e Derrida sul tema dell’origine.
Simone Weil
(1909–1943) Filosofa e scrittrice di origini ebraiche, si formò all’École Normale Supérieure di Parigi e, dopo la laurea in Filosofia, insegnò in alcuni licei francesi, avvicinandosi ai movimenti dell’estrema sinistra e al sindacalismo rivoluzionario. Animata da un profondo desiderio di rinnovamento sociale, appoggiò le rivendicazioni degli operai e nel 1934, per dimostrare la sua partecipazione, scelse di abbandonare l’insegnamento e lavorare in fabbrica. Nel 1936, durante la guerra civile spagnola, si arruolò nelle file delle brigate rivoluzionarie contro le milizie di Franco. Dopo l’esperienza bellica si aprì per lei un periodo di crisi spirituale, che la portò ad avvicinarsi al cristianesimo. Durante il secondo conflitto mondiale si rifugiò prima negli Stati Uniti e poi in Inghilterra, dove militò a fianco delle autorità in esilio della Resistenza francese e dove morì di tubercolosi.