Vico: La centralità della storia
L’unica vera scienza dell’uomo
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La particolarità di Vico
In un secolo contrassegnato dalla scienza, e dalle discussioni sul metodo, assistiamo invece, con Vico, a una rinascita dell’humanitas. Il fulcro della sua ricerca è la storia.
La storia è l’unica e vera scienza, perché la sola genuinamente umana. Nel contempo, non si astiene dalle polemiche contro gli imperanti matematismo e geometrismo della sua epoca.
Vico è, decisamente, un filosofo non “alla moda” e non allineato, il che, in parte, può spiegare come mai i suoi contemporanei non ne compresero appieno la grandezza.
La storia come scienza nuova
Perché la storia viene considerata da Vico una “nuova” scienza? Perché nuovo è il modo in cui la si guarda.
Non è una novità riconoscere che la storia si nata con l’uomo poiché narra delle sue azioni, ma è il riconoscerle uno preciso statuto teorico, sottoporla a un’indagine di tipo filosofico dalla quale emerge la sua condizione di “scienza”.
La storia non solo è scienza, ma è l’unica scienza La storia è l’unica vera scienza perché è l’unica a essere interamente prodotta dall’uomo.
Vico è scettico sugli esiti della scienza della natura: la scienza concerne il mondo, cioè la creazione di Dio, ma, in base al principio del verum ipsum factum (cioè della coincidenza tra “vero” e il “fatto”), si conosce veramente ciò che “si fa”. L’uomo non ne è l’artefice e pertanto gli sfuggirà l’essenza della natura.
Mentre, nel suo ruolo di artefice della storia, l’uomo potrà, con l’aiuto della filosofia, indagare l’essenza di qualcosa che ha origine da lui.
Per di più solo la storia è in grado di cogliere i valori degli individui ed è molto più attendibile di ogni altra scienza, perché si fonda su fatti realmente accaduti e non su ipotesi e generalizzazioni.
Il senso unificatore della storia
Da uno studio accurato della storia Vico deduce che in essa c’è un senso. Non si tratta solo di una successione casuale di eventi slegati tra loro. Piuttosto nella storia opera la Provvidenza, cioè un disegno connaturato che, come fine, tende al miglioramento dell’umanità.
Nel mondo non agisce il caso (come affermavano i materialisti), e neanche il fato (come pensano gli stoici), ma agisce un principio divino che non è la provvidenza cristiana che viene direttamente da Dio, ma una provvidenza interna agli eventi spessi che li indirizza verso un ordine.
La storia è, in sintesi, una “teologia ragionata” la quale non annulla il libero arbitrio degli uomini, ma guida la loro esistenza a fini più alti, come il progresso della civilizzazione. La Provvidenza trasforma i fini particolari degli uomini (“eterogenesi dei fini”) in qualcosa di più alto. Ad esempio il malgoverno dei governanti porta alla rivolta dei governati, i quali ottengono leggi più favorevoli e liberali.
Corsi e ricorsi storici
La guida della Provvidenza non fa sì che la storia proceda in modo lineare e sempre in avanti. Quel che è accaduto una volta può di nuovo accadere, pertanto a uno stato di buona prosperità e di crescita della civiltà può seguirne una di decadenza materiale e spirituale.
Vico porta, come esempio, la decadenza del Medioevo rispetto all’età romana. Più che a una linea, dunque, il divenire storico potrebbe essere paragonato a una spirale.
Da Simonetta Tassinari, Instant filosofia, Milano, Gribaudo. Edizione del Kindle, pp. 233–234.