La mente parziale
… descritta da Proust
Mente parziale è una definizione ideata dal nostro Camilleri per individuare una categoria psicologica di soggetti che entrano nelle indagini del commissario Montalbano.
La descrizione più cogente di una mente parziale l’ho trovata in Proust nel secondo volume, all’Ombra delle fanciulle in fiore, della sua œuvre cathédrale. Di seguito il breve passo che a mio avviso identifica bene i tratti di questa categoria psicologica.
E alla cattiva abitudine di parlare di sé e dei propri difetti bisogna aggiungere, dato che è tutt’uno con essa, quell’altra di notare negli altri difetti assolutamente analoghi ai nostri.
Ora è sempre di questi difetti che si parla, quasi fosse un modo di parlare di sé, invertito, e che unisce al piacere di assolvere quello di confessare.
D’altra parte sembra che la nostra attenzione, sempre attratta da ciò che ci caratterizza, lo noti in particolar modo negli altri.
Un miope dice di un altro: «Ma se non vede al di là del suo naso!»;
un tubercolotico ha dei dubbi sull’integrità polmonare di un altro molto più robusto;
uno non molto pulito non parla che dei bagni che gli altri non fanno;
uno che manda cattivo odore sostiene che gli altri puzzano;
un marito tradito vede dappertutto mariti traditi;
una donna leggera, donne leggere;
lo snob degli snob.
E poi, ogni vizio, come ogni professione, esige e sviluppa una scienza speciale che non dispiace esibire.
L’invertito individua gli invertiti, il sarto invitato in società non ha ancora scambiato una parola con voi che ha già valutato la stoffa del vostro abito, e le sue dita smaniano di palparne la qualità; e se dopo qualche istante di conversazione domandaste a un odontoiatra la sua vera opinione su di voi, vi direbbe quanti denti cariati avete in bocca. A lui niente sembra più importante, e a voi, che avete notato i suoi, più ridicolo.
E non solo quando parliamo di noi riteniamo che gli altri siano ciechi, ma agiamo come se veramente lo fossero. Per ognuno di noi esiste un Dio speciale che gli nasconde o gli promette l’invisibilità del proprio difetto, così come chiude gli occhi e le narici alle persone che non si lavano sulla riga di sporcizia che hanno sugli orecchi o l’odore di sudore che emanano dalle ascelle, e li convince che possono portare a spasso impunemente tra la gente l’uno e l’altra senza che nessuno se ne accorga. E coloro che indossano o regalano perle false si immaginano che tutti le prenderanno per vere.
Da Marcel. Proust, Alla ricerca del tempo perduto, Milano, Rizzoli, Edizione del Kindle. pp. 994–995.