Karl Marx e Sant’Agostino
di Bertrand Russell
Nella Città di Dio di Sant’Agostino non c’è gran che di assolutamente originale. L’escatologia è d’origine ebraica, ed era stata introdotta nel Cristianesimo soprattutto attraverso l’Apocalisse. La dottrina della predestinazione e della elezione è paolina, benché Agostino le abbia dato uno sviluppo più pieno e logico di quel che non si trovi nelle Epistole.
La distinzione tra storia sacra e profana è esposta già in maniera del tutto chiara nel Vecchio Testamento. Ciò che fece Sant’Agostino fu di riunire questi elementi, e di riferirli alla storia del suo tempo, in modo che la caduta dell’Impero d’Occidente e il successivo periodo di confusione potessero essere vissuti dai cristiani senza che essi fossero costretti a un processo, severo quanto inopportuno, alla propria fede.
Lo schema ebraico della storia passata e futura è tale da costituire un potente appello agli oppressi e agli infelici di ogni tempo.
Sant’Agostino adattò questo modello al Cristianesimo, Marx al socialismo. Per capire Marx dal punto di vista psicologico si può usare il seguente dizionario:
Jahveh = Il materialismo dialettico.
Il Messia = Marx.
Gli eletti = Il proletariato.
La Chiesa = Il Partito Comunista.
La Seconda Venuta = La Rivoluzione.
L’Inferno = La punizione dei capitalisti.
Il Millennio = La Società comunista.
I termini a sinistra del segno d’uguaglianza danno il contenuto emotivo dei termini a destra: ed è questo contenuto emotivo, familiare a coloro che hanno avuto un’educazione cristiana o ebraica, che rende credibile la escatologia di Marx.
Un dizionario analogo poteva esser fatto per i nazisti, ma le loro concezioni richiamano in modo più deciso il Vecchio Testamento e meno le dottrine cristiane di quanto succeda per Marx, ed il loro Messia somiglia più ai Maccabei che a Cristo.
Da: Bertrand Russell, Storia della filosofia occidentale, Milano, Longanesi, 1948