Karl Marx e Sant’Agostino

di Bertrand Russell

Mario Mancini
2 min readOct 23, 2021

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Nella Città di Dio di Sant’Agostino non c’è gran che di assolutamente originale. L’escatologia è d’origine ebraica, ed era stata introdotta nel Cristianesimo soprattutto attraverso l’Apocalisse. La dottrina della predestinazione e della elezione è paolina, benché Agostino le abbia dato uno sviluppo più pieno e logico di quel che non si trovi nelle Epistole.

La distinzione tra storia sacra e profana è esposta già in maniera del tutto chiara nel Vecchio Testamento. Ciò che fece Sant’Agostino fu di riunire questi elementi, e di riferirli alla storia del suo tempo, in modo che la caduta dell’Impero d’Occidente e il successivo periodo di confusione potessero essere vissuti dai cristiani senza che essi fossero costretti a un processo, severo quanto inopportuno, alla propria fede.

Lo schema ebraico della storia passata e futura è tale da costituire un potente appello agli oppressi e agli infelici di ogni tempo.
Sant’Agostino adattò questo modello al Cristianesimo, Marx al socialismo. Per capire Marx dal punto di vista psicologico si può usare il seguente dizionario:

Jahveh = Il materialismo dialettico.
Il Messia = Marx.
Gli eletti = Il proletariato.
La Chiesa = Il Partito Comunista.
La Seconda Venuta = La Rivoluzione.
L’Inferno = La punizione dei capitalisti.
Il Millennio = La Società comunista.

I termini a sinistra del segno d’uguaglianza danno il contenuto emotivo dei termini a destra: ed è questo contenuto emotivo, familiare a coloro che hanno avuto un’educazione cristiana o ebraica, che rende credibile la escatologia di Marx.

Un dizionario analogo poteva esser fatto per i nazisti, ma le loro concezioni richiamano in modo più deciso il Vecchio Testamento e meno le dottrine cristiane di quanto succeda per Marx, ed il loro Messia somiglia più ai Maccabei che a Cristo.

Da: Bertrand Russell, Storia della filosofia occidentale, Milano, Longanesi, 1948

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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