Freud: omosessualità e nascita illegittima nella personalità di Leonardo da Vinci

“Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci” e l’errore di Freud

Mario Mancini
4 min readOct 10, 2020

di Rudolf e Margot Wittkover

Vai all’indice le libro mosaico “Nati sotto Saturno” di Rudolf e Margot Wittkower

Guarda anche: Freud’s method of investigation in figurative art… and his findings as well. The bird of Leonardo and the Moses of Michelangelo

Jones: lo studio di Freud su Leonardo da Vinci. La prima biografia psicoanalitica

L’influenza dello studio di Freud

Nel preparare il suo studio su Leonardo, Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci (Eine Kindheitserinnerung des Leonardo da Vinci, 1910), Freud dovette rifarsi ai documenti e al materiale letterario ben noto agli storici dell’arte.

Scopri che Leonardo era un figlio illegittimo, e che aveva tendenze omosessuali. Sebbene le fonti siano molto esplicite su questi due punti, altri studiosi leonardeschi non vi hanno rivolto molta attenzione: sia perché non venne loro in mente di collegare l’arte di Leonardo con la sua nascita illegittima, sia per i tabu morali che impedivano loro di discutere questioni giudicate invece da Freud di importanza essenziale per l’intelligenza del carattere e dell’opera dell’artista.

Prendendo l’avvio da certi passi degli scritti di Leonardo, Freud procedette all’analisi delle memorie infantili dell’artista, e sostenne che queste spiegavano l’omosessualità di Leonardo e risolvevano taluni aspetti enigmatici dei suoi quadri, in special modo della Vergine col Bambino e sant’Anna.

Lo studio di Freud è divenuto un classico, e non occorre riferirne qui gli argomenti e le interpretazioni. Ma né questo studio né le successive esplorazioni di Freud sull’arte e sugli artisti suscitarono molto interesse fra gli storici dell’arte, sebbene l’influenza freudiana, e soprattutto la distruzione da lui operata delle barriere morali convenzionali, sia evidente in quasi tutte le biografie scritte dopo d’allora.

La critica di Meyer Schapiro

Un esame approfondito della sua analisi di Leonardo fu intrapreso solo quarantasei anni dopo la pubblicazione di quest’ultima, in due saggi scritti nel 1956 dal professor Meyer Schapiro, che dimostrò come le ipotesi di Freud fossero basate su errori di fatto, e rilevò inoltre talune deficienze metodologiche nei procedimenti psicanalitici in quanto applicati allo studio dei personaggi storici e delle opere d’arte.

I saggi dello Schapiro hanno attirato su di sé l’attacco vivace ma a parer nostro intemperante di uno psicanalista di stretta osservanza, il collega e biografo di Freud, Ernest Jones.

Senza scendere in campo come contendenti, ci limiteremo ad esaminare qualche punto non sufficientemente sviluppato dall’uno e dall’altro autore.

L’identificazione con Leonardo

Nella biografia del suo grande maestro, Ernest Jones afferma che scrivendo il saggio su Leonardo «Freud formulò delle conclusioni desunte con ogni probabilità dalla propria autoanalisi, e aventi quindi grande importanza per lo studio della sua personalità».

Successivamente il Jones esprime «la sensazione che molto di ciò che Freud disse internandosi nella personalità di Leonardo era al tempo stesso un’autodescrizione; certo egli dovette identificarsi in larga misura con Leonardo».

Sono osservazioni illuminanti. Se rispondono a verità — e non v’è ragione di dubitarne — esse confermerebbero con l’autorità di un competente la nostra tesi che le spiegazioni psicanalitiche dipendono, come le altre, dalle disposizioni personali dell’interprete.

Se «molto di ciò che Freud disse» su Leonardo «era al tempo stesso un’autodescrizione», bisogna vedervi certamente il riflesso della sensibilità in materia di relazioni familiari e di nascite illegittime propria della generazione di Freud e del suo ambiente, ma non necessariamente della generazione e dell’ambiente di Leonardo.

La questione della nascita illegittima

Non c’è prova alcuna che Leonardo abbia sofferto per la sua nascita irregolare o per la separazione dalla madre, se non la controversa interpretazione freudiana del sogno infantile dell’artista, e dei suoi lapsus calami nel registrare la morte del padre.

L’interpretazione di Freud si fondava palesemente sull’assunto che i figli nati fuori del vincolo matrimoniale e separati in tenera età dalla madre manifestino in ogni luogo e in ogni tempo le stesse reazioni psicologiche.

Senonché l’atteggiamento degli uomini del Rinascimento nei confronti dell’illegittimità era talmente diverso da quello della società vittoriana che le conclusioni di Freud riescono inaccettabili.

L’astoricità della tesi di Freud

I figli naturali godevano di solito in ogni classe sociale le stesse cure e spesso gli stessi diritti di quelli legittimi. Che Leonardo ritenesse d’aver diritto a un trattamento paritario rispetto ai fratellastri è dimostrato dal fatto che, morto il padre intestato, egli si batté in sede giudiziaria per la sua parte d’eredità.

E proprio al tempo di Leonardo la nascita illegittima non impedì a Giulio de’ Medici di ascendere al trono papale, col nome di Clemente VII.

È poco credibile che questa generale indulgenza potesse produrre le stesse reazioni emotive dell’intolleranza ottocentesca. Per giunta Leonardo fu adottato dal padre nella prima infanzia, e questo fatto da solo smentisce validamente che la sua nascita illegittima abbia costituito per lui qualcosa di infamante.

Leonardo e la madre

Nessuna fonte diretta o indiretta fa parola dei rapporti di Leonardo con la madre, una semplice contadina sposatasi poco dopo la nascita del bambino; e non ci è rimasta la minima notizia indicante che tipo di donne fossero lei e la matrigna.

Per quel che ne sappiamo il bambino potrebbe essere stato felicissimo di passare dalla casa materna a quella presumibilmente assai più confortevole del padre, giovane e prospero notaio.

Quel che rimane dello studio leonardesco di Freud è, per usare le parole dello Schapiro, «l’omaggio reso a un grande maestro, e insieme una rappresentazione indimenticabile dei conflitti interiori di due uomini di genio».

Fonte: Rudolf e Margot Wittkover, Nati sotto Saturno. La figura dell’artista dall’antichità alla Rivoluzione francese, Einaudi, 1963

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Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.