Jones: lo studio di Freud su Leonardo da Vinci

La prima biografia psicoanalitica

Mario Mancini
7 min readOct 16, 2020

di Ernest Jones

Guarda anche: Freud’s method of investigation in figurative art… and his findings as well. The bird of Leonardo and the Moses of Michelangelo

Freud: omosessualità e nascita illegittima nella personalità di Leonardo da Vinci di Rudolf e Margot Wittkover

Contributi di Ernest Jones

La sagoma dell’avvoltoio scorta da Sigmund Freud nel dipinto di Leonardo da Vinci “Sant’Anna, la Madonna, il Bambino”, Parigi, Louvre

Nel 1910 Freud pubblicò un altro libro, che stavolta non riguardava uno scrittore bensì un grande artista. Leonardo da Vinci e un ricordo della sua infanzia apparve come settimo volume della collana «Schriften zur an- gewandten Seelenkunde». E la prima vera biografia psicoanalitica che sia stata scritta.

Freud prende come punto di partenza l’unico ricordo della propria infanzia che Leonardo ricordava — caso unico che di per sé conferisce allo studio uno speciale significato — e sottopone ad un’analisi molto dettagliata sia il significato del ricordo che l’influenza di esso sulla vita e sull’opera di Leonardo. Il ricordo, piuttosto astruso, era quello di un uccellino che si posava sul bambino giacente nella culla, e che spostava la coda su e giù nella bocca di lui.

Cogliendo nell’idea della coda dell’uccello il simbolo contemporaneo del capezzolo e del pene, Freud mette in rapporto questa fantasia con i noti eventi dell’infanzia di Leonardo. Leonardo era illegittimo e per i primi anni visse solo con la madre, finché suo padre, sposato ad una donna che non gli aveva dato figli, lo prese con sé e lo adottò.

Freud descrive l’incertezza di Leonardo tra i suoi interessi artistici e quelli scientifici, conclusasi con la vittoria di questi ultimi, e chiarisce la strana difficoltà che gli era propria a terminare un qualsiasi compito.

Per quanto riguarda il noto atteggiamento omosessuale di Leonardo ed il suo disgusto per l’eterosessualità, nonché l’origine e la natura di questa inversione, Freud trova da dire molte cose d’interesse generale.

Il libro rappresenta uno studio completo della vita e della personalità di Leonardo, per la cui grandezza Freud nutriva il massimo rispetto. Nel citare il detto comune che Leonardo può esser considerato il Faust italiano, Freud aggiunge che secondo lui Leonardo assomiglia piuttosto a Spinoza.

Si ha la netta impressione che l’interesse di Freud per Leonardo fosse almeno in parte personale, poiché si soffermò su certi aspetti che erano anche suoi, come per esempio la passione per lo studio della natura. Anche la corrispondenza di Freud in quel periodo rivela quanto egli fosse preso dall’argomento.

In tutto il libro non si può fare a meno di rimanere colpiti dalle vaste conoscenze letterarie di Freud, fardello che egli portava con disinvoltura e del quale non fece mai la minima mostra. Il libro contiene molte digressioni nel campo dell’arte, religione, ecc., sulle quali spero di tornare in altra occasione.

L’interesse di Freud per la psicologia di Leonardo può esser ricondotto all’ottobre 1909, cioè subito dopo il suo ritorno dall’America. A quanto pare, esso non fu suscitato, come si potrebbe credere, dalla lettura del ricordo infantile che poi fornì lo spunto al libro, bensì da riflessioni sull’effetto stimolante di una curiosità sessuale frustrata nell’infanzia.

Questo è quanto egli rivela in proposito in una lettera a Jung nell’ottobre, nella quale dice di avere un paziente con la stessa costituzione, ma senza il genio, di Leonardo, e aggiunge di aspettare dall’Italia un libro sulla giovinezza di Leonardo. Fu in questo libro che trovò il ricordo infantile dell’uccellino sulla bocca del bambino.

Il mese dopo parlò a Ferenczi della sua idea e gli raccontò le proprie conclusioni durante un viaggio notturno da Budapest a Komorn. Più tardi si fece prestare da Eitingon due libri che non era riuscito a trovare a Vienna.

Come dimostra il suo saggio, Freud aveva letto a fondo la letteratura su Leonardo. Il 1° dicembre riferì alla Società di Vienna la scoperta del ricordo e la relativa interpretazione. Aveva già scritto tre delle cinque conferenze improvvisate in America nell’autunno precedente e si riprometteva di finirle tutte entro l’anno, invece le accantonò per tre mesi, per lavorare al nuovo tema che ormai lo assorbiva.

Però gli riusciva difficile andare avanti, tanto che nei primi quindici giorni non scrisse che poche pagine. Dopo un mese aveva scritto quindici pagine: lavorava sodo tutta la giornata, ma arrivava a scrivere solo poche righe per sera e qualche pagina la domenica.4

D’altra parte, se si considera la concentrazione e la ricerca che il libro dimostra, ci si stupisce delle capacità lavorative di Freud: chiunque abbia fatto analisi per undici o dodici ore giornaliere, sa a cosa alludo. Il libro venne comunque terminato e mandato alle stampe nei primi giorni d’aprile.

Quando Freud mi disse che stava scrivendolo ebbi naturalmente gran voglia di saperne qualcosa e gli mandai la famosa descrizione di Monna Lisa scritta da Walter Pater, che però già conosceva. Ecco la sua risposta:

«Da questo Leonardo, che uscirà il mese prossimo, non deve aspettarsi troppo: non verrà certo a conoscere il segreto della Vergine delle rocce, né la soluzione dell’enigma di Monna Lisa. Mantenga la sua aspettativa ad un livello più modesto, così potrà forse piacerle di più. Molte grazie per la pagina di Pater. La conoscevo già, è un bel brano e ne ho citato qualche riga. Credo che Leonardo fosse “ambidestro”, che è quasi come dire mancino. Non ho spinto oltre le mie indagini sulla sua scrittura poiché ho espressamente evitato tutti i punti di vista biologici, limitandomi alla discussione di quelli psicologici.»

Ferenczi aveva seri dubbi circa l’accoglienza che il libro avrebbe ricevuto, perché «dopo il piccolo Hans non era stato scritto nulla di più scandaloso». Temeva che Freud potesse essere chiamato visionario perché aveva interpretato una visione: «questa è la logica dei logici».

«Non si preoccupi del Leonardo» gli rispose Freud. «Da molto tempo scrivo solo per una piccola cerchia, che aumenta di giorno in giorno, e se gli altri non si beffassero del Leonardo vorrebbe dire che ho errato nel giudicarli. Ciò che dicono gli altri mi è completamente indifferente. A tutti noi la psicoanalisi procurerà, postume, più gratitudine e più fama di quanto sarebbe opportuno desiderarne ora che siamo immersi nel lavoro.»

Löwenfeld scrisse a Freud descrivendogli lungamente «l’orrore» che il libro aveva suscitato anche tra le persone ben disposte, e Freud gli rispose che questo non lo toccava affatto, poiché egli era invece molto soddisfatto del libro. Fu infatti uno dei suoi lavori preferiti, e dieci anni dopo diceva ancora che il Leonardo era «la sola cosa carina» che avesse mai scritto.

Il libro uscì alla fine del maggio 1910, e Freud ricevette per esso 324 corone (65,64 dollari). 573 delle 1500 copie della prima edizione furono vendute nei primi sei mesi; le rimanenti furono esaurite entro il 1919, quando venne richiesta una seconda edizione.

L’unica lieve concessione che Freud fece allora, fu quella di sostituire in una frase la parola «inversione» ad «omosessualità». Aggiunse anche una nota nella quale affermava che l’usanza ebraica della circoncisione era una fonte importante di antisemitismo, evidentemente perciò si riallacciava al tema della castrazione.

Nel 1923 comparve la terza edizione di 1575 copie, per la quale Freud ricevette 1.765.800 corone svalutate. Metà di questa terza edizione rimase ai nazisti, che la distrussero nel 1938. Le modifiche apportate nelle diverse edizioni furono prevalentemente terminologiche.

Strane reazioni giunsero dalla Svizzera. Jung scoprì, nell’immagine sacra che Freud riportava nel libro, i lineamenti di un avvoltoio. Pfister, invece, rilevò immediatamente qualcosa di più convincente, che descrisse minuziosamente in un successivo saggio, cioè che la coda dell’avvoltoio era diretta verso la bocca del bambino, come nel ricordo infantile di Leonardo. L’avvoltoio in questione, infatti, ha la coda.

Nel suo libro Freud aveva riportato molte associazioni mitologiche inerenti a questo uccello: in Egitto esso veniva considerato una Dea Madre (Mut), anche se fornita di organi genitali maschili, e siccome veniva citato anche nella teologia cattolica, Freud riteneva probabile che Leonardo fosse a conoscenza del suo significato simbolico materno.

Strachey è intervenuto nella polemica con quello che egli definisce eufemisticamente «un fatto imbarazzante». Freud aveva citato il passo originale di Leonardo nel quale l’uccello viene chiamato nibbio.

Il nibbio, però, è qualcosa di diverso da un avvoltoio. Nei libri tedeschi su Leonardo esso viene esattamente tradotto con Hühnergeier, mentre nella traduzione di Leonardo di Herzfeld, sulla quale si basava Freud, esso viene detto semplicemente Geier (avvoltoio).

Si trattava dunque di una strana lacuna delle conoscenze naturalistiche di Freud. In Italia i nibbi sono altrettanto comuni degli avvoltoi in Egitto, ma sta agli esperti decidere se tra le due specie esiste una somiglianza sufficiente a giustificare l’associazione dell’uccello con la dea, parte in fondo tutt’altro che essenziale dell’argomentazione di Freud.

La stessa osservazione, sempre a questo proposito, si può fare circa il significato della leggenda egiziana del bambino che continua a succhiare la poppa della dea-avvoltoio. In ogni modo l’aspetto dei due uccelli è sufficientemente diverso da sminuire il significato delle obiezioni degli Svizzeri.

Nella lettera a F.S. Krauss, di cui abbiamo precedentemente parlato, Freud aveva insistito in particolare su due punti, di cui ci interessa qui il secondo.

Nel suo libro sui motti di spirito egli aveva sostenuto la tesi che nella loro forma più complessa, quella dei «motti di spirito tendenziosi», queste manifestazioni derivano da due fonti di godimento. Uno è il «piacere preliminare» fornito da certi accorgimenti tecnici. L’altro, invece, è la scarica di sensazione piacevole che deriva dalle fonti inconsce più profonde, tra le quali i motivi erotici rivestono una parte importante.

Ora, la raccolta di motti di spirito osceni che Krauss andava facendo, conteneva materiale che Freud giudicava preziosissimo per lo studio dell’inconscio. Questa fu perciò una delle due ragioni per cui egli espresse la sua approvazione.

Da Ernest Jones, Vita e opere di Freud, vol. 2, Gli anni della maturità (1901–1919), Garzanti, Milano, 1977, pp. 419–422

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Mario Mancini
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Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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