Woodstock e il paradiso perduto degli agriturismi

di Paolo Marcucci

Mario Mancini
9 min readFeb 28, 2021

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Il Burning Man festival del 2015 a Black Rock City

Ieri

Dove sono le nevi di un tempo?[1], si chiedeva nel Quattrocento il giovane poeta dalla breve vita affascinante, burrascosa e movimentata. È la domanda che tutti, almeno una volta, si sono fatti cercando il proprio paradiso perduto[2], sulla cui affascinante e fortunata definizione si è eretto il capolavoro di John Milton.

Il mito del paradiso perduto nel passato, che per i cristiani si tramuta come meta da raggiungere nel futuro, per i giovani di tutte le generazioni è il desiderio che si è incarnato nella necessità del presente, qui e ora, prima che la sabbia della vita sfugga e scivoli dalle mani.

I grandi raduni e festival giovanili di musica degli anni sessanta e settanta del secolo scorso, in fondo, erano questo: cercare e vivere subito quel paradiso promesso fin dalla nascita. Il boom economico del dopoguerra, con la crescita dei redditi, aveva partorito finalmente una generazione con delle aspettative che i loro genitori non avevano nemmeno mai immaginato. L’immaginario di chi apparteneva ormai a società ricche e benestanti non poteva essere nel segno di chi li aveva preceduti: la disponibilità economica cambia e modifica la percezione e la scala dei valori dei sentimenti.

Festival Isola di Wight del 1969

Il Festival rock dell’Isola di Wight (Gran Bretagna) nacque nel 1968, e si svolse per tre anni fino al 1970 (rinato poi nel 2002), con un’edizione che rimase leggendaria anche per avere ospitato l’ultimo concerto prima della morte di Jimi Hendrix, e l’ultima apparizione in Europa dei Doors e Jim Morrison[3]. “Sai cos’è l’isola di Wight, è per noi l’isola di chi ha negli occhi il blu della gioventù…” cantavano i Dik Dik[4] in Italia. E la sintesi dei giorni del raduno la dette il genio di Marcello Marchesi: “Nell’isola di Wight le mucche si sono messe a fumare l’erba”.

Woodstock, 1969

Il festival di Woodstock si svolse in America, dal 15 al 18 agosto del 1969, “tre giorni di pace e musica rock”, (e naturalmente con Cannabis e Lsd), nelle campagne dello stato di New York, e fu l’apice del movimento e della cultura hippie che in queste aggregazioni era stato preceduto, ad esempio, dal Monterey Pop festival del 1967, e la Summer of Love a San Francisco del 1965.

Così, dopo avere sperimentato in quei pochi giorni cosa volesse dire il paradiso, alcuni partivano davvero alla ricerca del paradiso perduto, come coloni di un nuovo mondo dall’altra parte del globo terrestre. I giovani del mondo occidentale, indirizzarono i loro viaggi verso l’oriente e l’India in particolare, tanto da meritarsi un nome specifico: ”hippie trail”, cioè un viaggio che, a cominciare dalla seconda metà degli anni Cinquanta, convergeva verso Istambul, per raggiungere l’Asia meridionale, con ogni mezzo. Una meta rimasta famosa è Goa (costa occidentale dell’India), che divenne nota in tutto il mondo e scelta dai giovani per il basso costo della vita, la bellezza mozzafiato delle sue spiagge e naturalmente dalla disponibilità di droghe.

Mappa dell’Hippie Trail

Oggi

Ma oggi come è cambiato questo sentimento? E, soprattutto, esiste ancora questa ricerca? Sicuramente sì, ma naturalmente con altre forme e espressioni. Uno dei cambiamenti sociali avvenuti, guardando attraverso la lente dei comportamenti giovanili, rispetto al periodo dei viaggi in India, si può cogliere in questa testimonianza[5] sulle isole Cook, che riguarda un altro pezzo di (estremo) oriente e venuta alla luce in modo particolare anche a causa della pandemia, che lì non pare arrivata.

Jacopo Dozzo, 32 anni, che ha cambiato vita a 25, lasciando Milano, conosciuto anche come referente della comunità italiana:

«Quest’anno ho ricevuto una trentina di richieste di trasferimento da parte di persone che vogliono cambiare vita, sono davvero molte. Lo dico a tutti: attenzione che non è facile adattarsi a un sistema di vita tanto diverso dal nostro, siamo un punto nell’oceano, lontanissimi da tutto, i rapporti sociali e i servizi hanno altri equilibri. Ma se ti adatti, parli l’inglese, ami la natura e la vita semplice, questo è un paradiso. Qui tutti fanno molto da sé, noi abbiamo l’orto, gli alberi da frutto, la mia ragazza è di Cook e va a pesca con suo padre».

Isole Cook, la festa al mercato di Punanga Nui di Rarotonga

Un altro punto di vista interessante, che ci ricollega, questa volta, ai raduni rock della fine degli anni Sessanta, si aggancia ad un altro festival famoso: il Burning Man festival, denominato dai maligni anche la Woodstock dei ricchi. Si tiene nel deserto del Nevada ogni anno e ci sono installazioni e performance artistiche, musica e party che vanno avanti fino all’alba. I soldi sono vietati ed ogni partecipante deve portarsi cibo, bevande, oggetti di prima necessità e anche un riparo. I burners si spostano al suo interno a piedi, su biciclette e scooter, e l’accampamento rimanda alla saga di Mad Max[6] con un enorme, infinito, semicerchio di tende, veicoli e capanne con immagini che si richiamano a estetiche post apocalittiche.

Black Rock City dall’alto

Nelle ultime edizioni vi hanno partecipato capi di giganti tecnologici come Elon Musk e Jeff Bezos di Amazon e questo, insieme alle altre adesioni di “alto livello” che la loro presenza ha trascinato, ha fatto sì che, all’interno di Black Rock City, si sia vista la nascita di micro isole lussuose, con tanto di chef e naturalmente aria condizionata, tanto che la zona dei magnati è stata ribattezzata anche Billionaires Row, forse tradendo lo spirito fondatore del festival, che era quello di una grande comunità senza alcun tipo di barriere.

Ritorno all’agricoltura

Tornando in Italia, il nuovo paradiso perduto cui tendere sembra ora diventata la campagna e l’agricoltura che, non va dimenticato, rappresenta il 2% circa del PIL annuo dell’Italia[7]. Sempre di più sui media si vedono articoli e titoli che riportano il trend in crescita di questo settore dovuto a nuovi investimenti:

Coldiretti: Lavoro, il “ritorno alla vigna” è già realtà. Aumento record del 38% negli ultimi 12 mesi di ragazzi under 25 che hanno scelto il vino per realizzare il proprio sogno imprenditoriale e crearsi un futuro lavorativo. C’è stato un vero e proprio boom per i vignaioli della Generazione Zeta, i ragazzi under 25 che hanno scelto il vino per realizzare il proprio sogno imprenditoriale e crearsi un futuro lavorativo. L’elemento che caratterizza maggiormente la nuova stagione del vino italiano è l’attenzione verso la sostenibilità ambientale, le politiche di marketing, anche attraverso l’utilizzo dei social, e il rapporto con i consumatori, con i giovani vignaioli che prendono in mano le redini delle aziende imprimendo una svolta innovatrice[8].

“Cara città, ritorno alla terra”: i giovani italiani hanno riscoperto il lavoro del futuro. Non una moda del momento ma un vero e proprio cambiamento epocale che non accadeva dalla rivoluzione industriale. Coldiretti: “È la nuova strada del futuro per giovani generazioni istruite e con voglia di fare”. Secondo un recente sondaggio Coldiretti/Ixè, nel 57 per cento dei casi oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (18 per cento) o fare l’impiegato in banca (18 per cento).[9]

Pruneti Extra Gallery, l’opera d’arte è l’olio. Sfida per creare una nuova leggenda del food: “Per Frantoio Pruneti tappe fondamentali della strategia di valorizzazione del prodotto sono l’aver affiancato allo stabilimento produttivo di San Polo in Chianti, un Salone dell’olio al piano superiore e il concept store “Pruneti Extra Gallery” a Greve in Chianti, aperto nel 2019.” … “ Una cattedrale del gusto che ruota intorno all’olio extravergine. È il luogo della sperimentazione che ha visto, ad esempio, la creazione della Piadina del Chianti Classico con l’olio Pruneti come ingrediente base, degli abbinamenti di ciascun diverso cultivar con verdure, formaggi, zuppe, carne, ma anche biscotti, gelato, cioccolato, cocktails. È il luogo delle degustazioni professionali, il luogo dei bambini ai quali è dedicato uno spazio, il luogo dell’aperitivo e dello shopping nella bottega dei prodotti Pruneti: anche vino, iris, zafferano e tanti prodotti fatti con l’olio. E la chiamano anche oilcocktail bar, questa sfida per costruire una nuova leggenda enogastronomica della Toscana.”[10]

Le recenti iniziative e offerte anche economiche, sorte soprattutto con la pandemia, dei sindaci dei piccoli borghi italiani, dove vivono pochi abitanti, vanno nella stessa direzione. Ritrovare un cuore antico e perduto, dove, tra paesaggi bucolici, le tradizioni sono forti e la vita scorre lenta a ritmi umani e lo smart working è una possibilità concreta. Gioielli come Santa Fiora e San Casciano dei Bagni in Toscana, Sambuca in Sicilia, sono solo alcuni esempi.

Via dalle città

Interessante da questo punto di vista, cioè nell’abitare fisicamente in paradiso, è il parere di un grande architetto italiano, Michele De Lucchi, che parla dal suo buen retiro[11], da Angera sul Lago Maggiore — che, non è forse un’altra forma personale, visto che siamo nella società degli individui, del paradiso perduto? Il paradiso non è più sociale — parlando di sostenibilità ambientale. “Stare qui è bello ed è un privilegio, ma torno a Milano almeno due giorni a settimana. La città è ancora il cuore pulsante delle nostre relazioni”.[12]

Il paradiso quindi, in conclusione, come un filo rosso che collega tutte le versioni e le contraddizioni di questa ricerca che ci porta sì al Giardino dell’Eden ritrovato ma, forse annoiati, ci porta anche a cercare il punto di fuga per un nuovo viaggio, quando il paradiso non è più né lì, né dentro di te, come avvertì un giorno San Romualdo.

Romualdo nasce a Ravenna intorno al 951 e muore a Fabriano il 19 giugno 1027: fu il fondatore dell’eremo di Camaldoli in Toscana. Ebbe una vita inquieta e questa inquietudine lo portò ad abbandonare l’agiata famiglia.

Monastero di Camaldoli

“Entrò nel monastero di San’Apolinnare in Classe. Criticò i confratelli: troppo tiepidi verso Dio, troppo aperti alle illusioni del mondo. I colleghi, esasperati, tentarono di ucciderlo. Lasciò velocemente il monastero e approdò su un’isoletta della laguna veneta dove abitava l’eremita Marino, uomo pio che viveva fuori da ogni regola, in un universo religioso inventato da lui.

L’isolotto (la Goa di allora…) attirò altri personaggi di grosso calibro, tra cui il famoso Guarino, abate del monastero di San Michele di Cuxà, sui Pirenei. Nel 978 convinsero il Doge Pietro Orseolo I° a lasciare tutto, per trovare Dio ed evitare di essere assassinato a causa di certe questioni rimaste in sospeso con persone ancora più potenti di lui.

Romualdo, Marino, Guarino e Pietro partirono nella notte. Un manipolo di santi in fuga verso Cuxà. Qui Romualdo coniò la frase: «Siedi nella tua cella come nel Paradiso, scordati del mondo e gettalo dietro le spalle». Ma dopo dieci anni pensò: «Questo posto è un paradiso. Quindi è una cella» e ripartì verso il mondo.”[13]

Note

[1] François Villon, 1431–1463, poeta francese, dalla Ballata delle dame del tempo che fu.

[2] Il Paradiso perduto del 1667, è il poema epico di John Milton.

[3] Sarebbe poi morto a Parigi il 3 luglio 1971.

[4] I Dik Dik nascono a Milano nel 1965 e L’isola di Wight è una cover del 1970 del brano Wight Is Wight del cantante francese Michel Delpech.

[5] Andrea Pasqualetto , “Il Corriere della sera”, 8/12/2021

[6] Mad Max è una serie di film ideati da George Miller, iniziata nel 1979

[7] Istat, Annuario statistico italiano 2020

[8] www.today.it, 9 aprile 2019

[9] www.today.it, 27 aprile 2018

[10] Maurizio Bologni, “ La Repubblica”, 25/01/2021

[11] Dal vocabolario Treccani: locuz. spagn. (propr. «buon ritiro, buon asilo»). — 1. In origine, nome di un possedimento reale, con celebre parco, nei pressi di Madrid, ove Carlo di Borbone trasferì (1759) la fabbrica di porcellane di Capodimonte. 2. Come nome comune, rifugio di amanti: venite da me domani? nulla è mutato nel «buen retiro» (D’Annunzio); con accezione più ampia, luogo appartato e tranquillo dove si cerca e si riesce a trovare un temporaneo riposo.

[12] “Il Corriere della Sera”, inserto Pianeta 2021, 24/2/2021

[13] Enzo Fileno Carabba, “Il Corriere Fiorentino”, 29/12/2020

Paolo Marcucci ha svolto tutta la sua esperienza lavorativa nel mondo bancario. È stato relatore a convegni/incontri a carattere economico, docenze a master universitari sul risk management. È stato assessore alla cultura e all’industria del Comune di Montelupo Fiorentino. Da sempre interessato alla storia e all’economia locale, la sua ultima pubblicazione è Storia della Banca Cooperativa di Capraia, Montelupo e Vitolini. Una banca territoriale toscana e l’economia locale al tempo della globalizzazione.

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Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.