Steve Jobs: la prossima cosa follemente grande

Intervista a Gary Wolf di “Wired”, febbraio 1996

Mario Mancini
22 min readOct 12, 2019

Vai alle interviste filosofiche di “Steve Jobs”

La copertina di “Wired” del numero del febbraio 1996.

Premessa di Gary Wolf

Quando iniziamo la nostra intervista, Jobs è in imbarazzo. Mi dice chiaramente che non gli frega più niente di rivoluzionare la società e che non crede più che i cambiamenti della tecnologia possano risolvere i problemi più importanti del mondo. Il futuro del Web è nelle mani dei grandi gruppi. Il Web è il luogo dove si faranno i soldi. È proprio sul Web che next sta puntando le sue carte.

Non posso fare a meno di chiedermi se questa nuova incarnazione di Steve Jobs sia diversa dal vecchio rivoluzionario di Apple e dei primi anni del next. Mentre la conversazione si approfondisce, inizio a vederci più chiaro. L’assertività di Jobs si attenua e si comincia a discutere sugli effetti democratizzanti del Web e sulla sua speranza di difenderlo dalla minaccia di Microsoft. Dall’ossessione di Jobs per il suo vecchio rivale ha preso forma una proposta insolita, quella, cioè, di mantenere volontariamente il Web un ambiente semplice ed evitare di introdurre implementazioni sofisticate lato client, come il sempre più popolare HotJava.

Quando era in Apple, Jobs aiutava le scuole e ha lavorato duramente perché i computer entrassero nelle aule. La collaborazione tra Apple e le istituzioni scolastiche è stata la chiave per aprire il mercato al Macintosh. Lo stesso next è stato originariamente progettato per servire principalmente le esigenze degli studenti, degli insegnanti e dei ricercatori. Ora, dice Jobs, la tecnologia non può aiutare a risolvere i problemi del sistema scolastico. Adesso nelle scuole ha fatto il suo ingresso massiccio la bassa tecnologia di Windows e dei pc ibm compatibili.

Il nuovo Steve Jobs deride anche l’ingenuo idealismo dei partigiani del Web che credono che il nuovo mezzo trasformerà tutti in editori di se stessi. È opinione di Jobs che il cuore del Web sia il commercio, e il cuore del commercio è l’America delle imprese che con il Web darà prodotti e servizi personalizzati ai consumatori. Il messaggio implicito del Macintosh, come espresso nel grande spot “1984”, era “Power to the People.” La visione di Jobs della tecnologia a oggetti del Web ha un refrain differente: “Give the People What They Want.”

Il Macintosh ha caratterizzato l’industria del computer nel decennio trascorso. Pensi che il Web possa fare lo stesso per il prossimo decennio?
L’industria dei computer come l’abbiamo conosciuta è morta. L’innovazione è praticamente cessata. Microsoft domina con pochissima innovazione. È finita. Apple ha perso. Il mercato dei personal computer è entrato in un periodo buio e lo resterà anche in futuro. Sicuramente per il resto di questo decennio.
È come quando ibm ha indirizzato molta innovazione fuori dall’industria dei computer, prima dell’arrivo del microprocessore. Alla fine, Microsoft si sgretolerà a causa del suo stesso successo, che l’ha condotta all’autocompiacimento. E a quel punto, forse alcune cose nuove nasceranno. Ma fino a quando ciò non accadrà, fino a quando non ci sarà un cambiamento tecnologico fondamentale, è finita.
Le cose più interessanti che accadono oggi sono gli oggetti e il Web. Il Web è eccitante per due motivi. Uno, è che è onnipresente. Il Web pulserà ovunque. E tutto ciò che è onnipresente diventa interessante. Due, non penso che Microsoft scoprirà il modo per appropriarsene. Ci sarà molta più innovazione, e ciò creerà una situazione in cui non ci sarà più un’oppressiva atmosfera di dominio.

Perché il Web è germogliato così velocemente?
Uno dei principali motivi della proliferazione del Web è la sua semplicità. Molti lavorano per rendere il Web più complicato. Vogliono portare l’elaborazione sul client, vogliono fare questo e quello. Spero che non succeda troppo in fretta.
È molto simile al vecchio ambiente di computazione dei mainframe. Il browser Web è come un terminale stupido. Mentre il server Web è come il mainframe in cui avviene tutta l’elaborazione. Questo semplice modello ha avuto un profondo impatto e sta iniziando a diventare onnipresente.

E gli oggetti?
Quando sono andato allo Xerox parc, nel 1979, ho visto un’interfaccia grafica utente molto rudimentale. Non era completa. Non era del tutto a posto. Ma dopo 10 minuti, mi è diventato ovvio che un giorno ogni computer al mondo avrebbe funzionato in quel modo. Si poteva discutere sul numero di anni che sarebbero occorsi, si poteva discutere su chi potessero essere i vincitori e i vinti, ma non penso che qualcuno avrebbe potuto ragionevolmente sostenere che ogni computer al mondo alla fine non avrebbe funzionato in quel modo.
Lo stesso dicasi per gli oggetti. Una volta compresi gli oggetti, è chiaro che, alla fine, tutti i software saranno scritti a oggetti. Ancora una volta, si può discutere di quanti anni ci vorranno e chi saranno, in questa transizione, i vincitori e i perdenti, ma c’è poco da discutere sull’inevitabilità di questo cambiamento.
Gli oggetti saranno il modo in cui tutto il software sarà scritto di qui a cinque anni. Scegli pure tu un arco di tempo. È inevitabile. È ovvio. Ed è un bene che sia così.

In che modo gli oggetti influenzeranno il Web?
Pensa a tutti coloro che adesso offrono beni e servizi ai clienti direttamente attraverso il Web. Ogni impresa che vuole vendere i propri prodotti e servizi sul Web ha una grande quantità di software da scrivere per sviluppare applicazioni personalizzate. Non sarà soltanto qualcosa da mettere su uno scaffale. Si dovrà collegare il Web ai sistemi di gestione degli ordini e ai sistemi di raccolta dei dati. Ci sarà da fare un’incredibile quantità di lavoro.
Il numero di applicazioni che devono essere scritte sta crescendo in modo esponenziale. A meno che non riusciamo a trovare un modo per scriverle in un decimo del tempo, siamo spacciati.
Il risultato finale degli oggetti, questo ri-confezionamento del software, è che possiamo sviluppare applicazioni con solo il 10–20 percento del tempo dello sviluppo software tradizionale.

Abbiamo visto che la battaglia del personal computer è stata vinta grazie al sistema operativo. Come si vince sul Web?
Ci sono tre componenti nel Web. Uno è il client, il secondo è il cablaggio e il terzo è il server.
Sul lato client, c’è il browser. Nessuno vincerà dal lato del browser, perché il browser è gratuito. Poi c’è l’hardware dedicato. È possibile che alcune imprese escano con apparati Web molto interessanti e vendano hardware. Qui ci sono più soldi.
Dal lato del cablaggio, vinceranno le compagnie telefoniche. Nei prossimi mesi saranno molte di loro a offrire un servizio per meno di 25 dollari al mese. Con un piccolo investimento si potrà disporre di una connessione isdn a casa propria, ottenere uno scatolotto per collegarlo al pc e avere un account Internet. Le compagnie telefoniche saranno le aziende che porteranno il Web nelle case. Hanno un interesse oggettivo a farlo. Vogliono battere le compagnie via cavo; vogliono mantenere i loro clienti. Tutto questo sta succedendo proprio adesso. Non lo vedi, le compagnie telefoniche stanno bucando il terreno per stendervi il cavo come fa l’albero con le radici. E l’albero sta proprio per spuntare e diventerà molto grande tra qualche anno.
Per quanto riguarda il mercato dei server, le aziende come Sun stanno facendo un grande lavoro vendendo server. Ma per quel che concerne il software per i server Web, nessuna azienda ha ancora una quota di mercato più grande di una cifra. Netscape non vende quasi nulla, perché si può ottenere software di dominio pubblico gratuito molto buono. Alcuni sostengono che è persino migliore di quello che si può acquistare.
La nostra azienda è convinta che sopra un server Web si possano stratificare delle strutture per aiutare lo sviluppo di applicazioni Web, che adesso è proprio il collo di bottiglia dell’intero sistema. Qui c’è la vera opportunità. Qui si può dare un grande contributo e fare anche un sacco di soldi. Ecco a cosa serve il nostro WebObjects [è l’ambiente di sviluppo di next per l’esecuzione di applicazioni lato server in un contesto distribuito].

Quali altre opportunità ci sono?
Chi pensi sarà il principale beneficiario del Web? Chi ne guadagnerà di più?

La gente che ha qualcosa …
Da vendere!

Da condividere.
Da vendere!!

Nel senso di rendere disponibile al pubblico?
È più che pubblicare. È commercio. Le persone smetteranno di andare nei negozi. E compreranno sul Web!

Che dire allora del Web come grande fattore di democratizzazione?
Se guardi le cose che ho fatto nella mia vita, tutte hanno un elemento di democratizzazione. Il Web è di per sé un incredibile fattore di democratizzazione. Sul Web una piccola azienda può sembrare come una grande azienda e diventare accessibile come questa. Le grandi aziende spendono centinaia di milioni di dollari per costruire i loro canali di distribuzione. E il Web neutralizzerà completamente questo vantaggio.

Come sarà l’economia dopo che il processo democratico avrà fatto il suo lavoro?
Il Web non cambierà il mondo, certamente non nei prossimi 10 anni. Accrescerà il mondo. E una volta che questo spazio potenziato dal Web si sarà affermato, avrà luogo la democratizzazione.
Il Web non prenderà tutto. Se il Web arrivasse a catturare il 10 percento dei beni e dei servizi di questo paese, sarebbe fenomenale. Penso che andrà molto più in su. Alla fine, diventerà una parte enorme dell’economia.

Qual è il cambiamento più grande che questa tecnologia produrrà?
Il problema è che ora sono più vecchio, ho 40 anni e so che questa roba non cambierà il mondo. Davvero non lo cambierà.

Questa affermazione spezzerà il cuore a molte persone.
Mi dispiace, ma è così. Avere dei figli cambia davvero il modo di vedere le cose. Nasciamo, viviamo per un breve istante e poi moriamo. È stato sempre così. La tecnologia non sta cambiando molto questo stato di cose, anzi non lo sta cambiando affatto.
La tecnologia può semplificare la vita, può mettere in contatto persone che altrimenti sarebbero separate. Una famiglia con un bambino con una malformazione congenita può entrare in contatto con altri genitori con una situazione simile o con gruppi di sostegno, può ottenere informazioni mediche, può informarsi sugli ultimi farmaci sperimentali. Ciò può influenzare profondamente la vita. Non sto minimizzando la tecnologia. Ma è un errore farla risplendere costantemente in una luce di cambiamento radicale. Le cose non devono cambiare per forza il mondo per essere importanti.
Il Web sarà molto importante. Sarà qualcosa che cambierà la vita di milioni di persone? No. Voglio dire, forse. Ma non è un sì certo, a questo punto. Probabilmente entrerà profondamente nella vita delle persone.
Certamente non sarà come con la televisione. Certamente non sarà così profondamente d’impatto come accadde quando qualcuno nel Nebraska ascoltò per la prima volta una trasmissione radiofonica. Non sarà così profondamente potente.

In che modo il Web impatterà la società?
Viviamo in un’economia dell’informazione, ma non credo che viviamo in una società dell’informazione. Le persone riflettono meno del solito. Principalmente a causa della televisione. Le persone leggono meno e sicuramente pensano meno. Quindi, non credo che la maggior parte delle persone userà il Web per ottenere maggiori informazioni. Siamo già in sovraccarico d’informazione. Indipendentemente dalla quantità d’informazioni che il Web potrà aggiungere, la gente dispone di molti più dati di quanti ne possa effettivamente assimilare.
Il problema è la televisione.
Quando sei giovane e guardi la televisione ti viene da pensare: “Qui c’è una cospirazione”. I network si sono messi d’accordo per stupirci. Ma quando cresci, ti rendi conto che non è così. Le reti lavorano per dare alle persone esattamente quello che vogliono. È qualcosa di molto più deprimente. La cospirazione è ottimista! Puoi sparare ai quei bastardi! Possiamo fare una rivoluzione! Ma le reti lavorano davvero per dare alle persone ciò che vogliono. È questa la verità.

Quindi Steve Jobs sta dicendo che continuerà a peggiorare.
Stanno peggiorando! Tutti sanno che stanno peggiorando! Non pensi che stiano peggiorando?

Lo so, ma speravo di poter sentire qualcosa di differente. Credi davvero che il mondo stia peggiorando? O hai la sensazione che le cose a cui stai lavorando stiano migliorando il mondo?
No. Il mondo sta peggiorando. Ed è peggiorato negli ultimi 15 anni. Decisamente peggiorato. Per due motivi. Su scala globale, la popolazione sta aumentando notevolmente e tutte le nostre strutture, da quelle ecologiche, a quelle economiche, a quelle politiche non riescono a tenere il passo di questa crescita. E in questo paese, abbiamo sempre meno persone intelligenti nel governo e la gente non sembra prestare molta attenzione alle decisioni importanti che ci attendono.

Però sembri molto ottimista sul potenziale di cambiamento.
Sono ottimista nel senso che credo che le persone siano nobili e oneste. Alcune di loro sono davvero intelligenti. Ho una visione molto ottimistica degli individui. Come individui, le persone sono intrinsecamente buone. Ho una visione un po’ più pessimista delle persone inserite nei gruppi. E rimango estremamente preoccupato quando vedo cosa sta succedendo nel nostro paese, che è per molti versi il posto più fortunato del mondo. Non sembriamo molto entusiasti di rendere il nostro paese un posto migliore per i nostri bambini.
Le persone che costruirono la Silicon Valley erano tecnologi. Hanno imparato il business, hanno imparato molte cose nuove rispetto alla loro formazione, perché credevano davvero che gli esseri umani, se avessero lavorato duramente insieme ad altre persone creative e intelligenti, avrebbero potuto risolvere la maggior parte dei problemi dell’umanità. Io ne sono altrettanto convinto.
Credo che le persone con un punto di vista tecnologico di base siano in una posizione abbastanza buona per risolvere alcuni problemi. Ma la società funziona diversamente. Queste brave persone non sono attratte dalla politica? E perché dovrebbe esserlo?

La tecnologia potrebbe aiutare a migliorare la scuola?
Pensavo che la tecnologia potesse aiutare la scuola. Probabilmente lo ha fatto portando nelle scuole più computer di chiunque altro soggetto nel pianeta. Sono però giunto all’inevitabile conclusione che la tecnologia non può risolvere il problema dell’istruzione. C’è qualcosa nell’istruzione che non può essere risolto con la tecnologia. Nessuna quantità di tecnologia potrà intaccarlo.
Si tratta di un problema politico. I problemi sono di tipo socio-politico, non tecnologico. Il problema sono i sindacati. Dove attecchisce l’nea [National Education Association, il sindacato del personale della scuola] c’è la caduta del punteggio sat. C’è un rapporto inversamente proporzionale tra le due cose. I problemi sono i sindacati nelle scuole. Il problema è la burocrazia. Sono una di quelle persone che ritiene che la cosa migliore da fare sia introdurre un sistema completo di buoni scolastici.
Ho una figlia di 17 anni che ha frequentato per alcuni anni una scuola privata, prima di andare al liceo. Questa scuola privata è la migliore che abbia mai visto in vita mia. È stata giudicata una delle migliori 100 scuole d’America. È stata un’esperienza fenomenale. Le tasse scolastiche ammontavano a 5.500 dollari all’anno. Si tratta di un sacco di soldi per la maggior parte delle famiglie. Gli insegnanti sono pagati meno degli colleghi delle scuole pubbliche. Ciò dimostra che il problema degli insegnanti non è un problema di soldi. Ho chiesto alla tesoreria dello Stato della California quanto paga il governo in media per alunno. Paga 4.400 dollari all’anno. Che sono un sacco di soldi. Se non ci sono molti genitori che potrebbero arrivare a sborsare 5.500 dollari all’anno, ce ne sono invece tanti che potrebbero aggiungere 1.000 dollari all’anno.
Se dessimo ogni anno un buono di 4.400 dollari alle famiglie, le scuole inizierebbero a nascere come funghi. La gente uscendo dal college penserebbe “Dai! Avviamo una scuola.” A Stanford, all’interno del curriculum mba, ci potrebbe essere un indirizzo di studi sull’avvio e l’amministrazione delle scuole. E i diplomati all’mba potrebbero associarsi con altri soggetti per fondare una scuola. E ci sarebbero questi giovani idealisti che fanno della scuola la loro missione, e lo fanno più per passione che per soldi.
Si potrebbe anche impostare un curriculum di studi adeguato. Quando hai dei figli, pensi subito a che cosa vuoi che imparino. La maggior parte delle cose che si studiano a scuola è completamente inutile. Ci sono delle cose incredibilmente utili che non si imparano fino a quando non si è cresciuti. E invece si potrebbe impararle molto prima, a scuola. Allora si inizia a pensare: che cosa farei se potessi impostare il mio curriculum scolare?
Dio, quanto eccitante potrebbe essere! Ma oggi non si può farlo. Oggi saresti ritenuto pazzo a farlo. Non si può fare quello che si vuole nella scuola. Non si possono scegliere i libri, non si può impostare il programma delle materie. Si finirebbe per introdurre una specializzazione ristretta. Chi vorrebbe mai farlo?
Questi sono i problemi nell’istruzione. Sfortunatamente, la tecnologia non può fare molto. Non si possono risolvere i problemi mettendo tutta la conoscenza su un cd-rom. Certo, si può costruire un sito Web in ogni scuola. Tutto questo va bene. È negativo solo se questo ci induce a pensare che stiamo facendo qualcosa per risolvere il problema dell’istruzione.
Lincoln non aveva un sito Web nella casetta in cui i suoi genitori lo istruivano. Malgrado ciò si è rivelato un soggetto piuttosto interessante. Questo esempio mostra che possiamo diventare degli esseri umani eccezionali senza tecnologia. L’esempio mostra anche il rovescio, cioè che possiamo risultare degli esseri umani scadenti anche con la tecnologia.
Non è così semplice come si pensa quando si ha vent’anni. Si pensa che la tecnologia cambierà il mondo. In un certo senso lo farà, ma in qualche altro non lo farà affatto.

Se andiamo indietro di appena cinque anni, il Web non era nell’orizzonte di nessuno. Forse anche tre anni fa, non veniva preso sul serio. Perché l’ascesa del Web è così incontenibile?
Non è fantastico? Questo è esattamente quello che non sta accadendo con i personal computer.

Perché tutti sono rimasti sorpresi, incluso NeXT?
È un po’ come il telefono. Quando ci sono due telefoni, non è molto interessante. E anche con tre non è molto interessante. E pure con quattro. Beh, con un centinaio di telefoni forse diventa leggermente più stimolante. Con mille ancora di più. Ma, probabilmente, non è così interessante fino a quando non si arriva ad almeno diecimila telefoni.
Molte persone non hanno previsto, non potevano immaginare, come sarebbe stato con un milione di siti Web. Quando ce n’erano solo cento, o duecento, o quando erano un fenomeno universitario, la situazione non era molto interessante. Alla fine ha raggiunto una massa critica ed è diventato molto intrigante, molto velocemente. E la gente ha pensato: “Wow! È incredibile.”
Il Web mi ricorda i primi tempi dell’industria dei pc. Nessuno sapeva davvero niente. Non c’erano esperti, tutti quelli che erano considerati esperti sbagliavano. Adesso con il Web c’è un’enorme possibilità aperta a tutti. E non è stata limitata o regolamentata in troppi modi. È magnifico.
C’è una parola nel buddismo, Shoshin, “la mente del novizio.” È meraviglioso avere una mente da novizio.

Sembra esserci una naturale affinità tra il Web e gli oggetti. Queste due cose si uniranno e creeranno qualcosa di assolutamente nuovo, giusto?
Mettiamo la cosa in un altro modo. Cosa si vuol fare su un server Web? Possiamo pensare a quattro cose. La prima è la semplice pubblicazione di materiali. Questo è quello che il 99 percento delle persone fa oggi sul Web. Se è tutto ciò che si desidera, basta scaricare dalla rete uno delle centinaia di pacchetti software gratuiti e iniziare a utilizzarlo. Nessun problema. Funziona bene. La sicurezza non è un grosso problema perché non si sta effettuando alcuna transazione con la carta di credito sul Web.
La successiva cosa che si può fare è offrire sevizi complessi. Si sta iniziando a mettere sul Web risorse complesse, in modalità di utilizzo molto semplici. Questo fenomeno esploderà nei prossimi 12–18 mesi. È la prossima grande fase del Web. Hai visto il sito Web di Federal Express in cui è possibile rintracciare un pacco? Federal Express ha impiegato circa quattro mesi per scrivere quel programma, ed è estremamente semplice da usare. Quattro mesi. Sarebbe bello farlo in quattro giorni, o due giorni o un solo giorno.
La terza faccenda è l’e-commerce, che è ancora più complicato della messa online di risorse complesse perché si deve collegare il Web al sistema di gestione degli ordini, al sistema di raccolta dei dati e cose del genere. Penso che ci vorranno ancora due anni. Ma sarà qualcosa di enorme.
L’ultima cosa sono le intranet. Invece di scrivere diverse versioni di un’applicazione per l’utilizzo interno — una per Mac, una per pc, una per Unix — le imprese possono sviluppare una singola versione multipiattaforma. Usando il Web. Succederà che le aziende avranno dozzine, se non centinaia, di server Web per comunicare al loro interno e gestire l’impresa.
Lo sviluppo di queste quattro risorse del Web richiede applicazioni personalizzate. Ed è quello che possiamo fare davvero bene con gli oggetti. Il nostro nuovo prodotto, WebObjects, consente di scrivere applicazioni Web in modo dieci volte più rapido.

In che modo il Web influenza l’economia?
Viviamo in un’economia dell’informazione. Il problema è che le informazioni di solito non sono facili da ottenere, almeno non nel posto giusto e al momento giusto.
Il motivo per cui Federal Express ha battuto i suoi concorrenti è il sistema di tracciamento dei pacchi. Per l’azienda portare quel sistema di tracciamento dei pacchi sul Web è stato un grande vantaggio sulla concorrenza. Lo uso sempre anch’io per tenere traccia delle mie spedizioni. È fantastico. È rassicurante. Ottenere simili informazioni dalla maggior parte delle aziende è generalmente impossibile.
Ma è anche incredibilmente difficile fornire informazioni. Prendi i concessionari di automobili. Spendono una marea di soldi nel magazzino: miliardi e miliardi di dollari. Il magazzino non è un buon investimento; può essere vandalizzato e diventa presto obsoleto. Ci vuole un’enorme quantità di tempo per gestirlo. E, solitamente, l’auto che si desidera acquistare, nel colore prescelto, non è mai disponibile sul momento. Bisogna attendere e negoziare con il concessionario. Non sarebbe bello sbarazzarsi di tutto questo magazzino? C’è solo una macchina bianca in esposizione e un laserdisc per poter vedere gli altri colori. Quindi si ordina la propria auto e la si riceve in una settimana. Ma le cose non vanno così.
Quando lo chiedi al concessionario, questo ti dice: “Non possiamo far arrivare la tua auto in una settimana. Ci vogliono tre mesi.” E tu rispondi: “Aspetta un attimo, voglio ordinare una Cadillac rosa con sedili viola in pelle. Perché non riesco ad averla in una settimana?” E lui replica: “Possiamo farcela”. Allora tu ribatti: “Costruite delle Cadillac oggi? Bene, puoi dipingerne oggi una di rosa?” E lui meravigliato: “Non sapevamo che ne volevi una rosa.” E allora tu precisi: “OK. Adesso ne voglio una rosa.” E lui si difende: “Non abbiamo la vernice rosa in magazzino. Il nostro fornitore di vernici ha bisogno di un po’ di tempo per consegnare quella vernice.” Allora tu dici: “Il tuo fornitore di vernici può dipingerla oggi?” E lui risponde: “Sì, ma da quando glielo diciamo ci vogliono due settimane per averla a magazzino.” E tu aggiungi: “E i sedili in pelle?” “Dio, di pelle viola. Ci vorranno tre mesi per averli”, si dispera il concessionario.
Lo segui in magazzino e scopri che non è quanto tempo ci vuole a fare le cose; è quanto tempo impiega l’informazione a fluire attraverso il sistema. Eppure l’elettronica si muove alla velocità della luce, o molto vicino a essa.
Quindi spingere le informazioni nel sistema a volte è immensamente frustrante. Il Web sarà una svolta sia nello spingere le informazioni sia nell’ottenerne.

La tua visione del Web è un po’ alternativa a quella che ritiene il Web il luogo dell’espressione personale. La gente, che non ha modo di accedere ai media tradizionali, avrà la possibilità di esprimersi.
Non c’è niente di sbagliato in questo. Il Web è fantastico perché nessuno può importi niente: sei tu che vai a prendere le cose. La gente può pubblicare, ma se nessuno vuole guardare il sito, amen. A essere onesti, la maggior parte delle persone che hanno qualcosa da dire sono già pubblicate.

Ma quando ci chiediamo quanto la vita di una persona è cambiata con queste tecnologie, notiamo che spingere le informazioni per personalizzare i prodotti non fa poi una grande differenza. Vai in negozio e ci sono molti tipi diversi di carta igienica: alcuni hanno dei tulipani in rilievo e altri no. Stai lì a fare una scelta e alla fine vuoi quella con il rilievo.
Preferisco quella senza i tulipani.

Anch’io, e non profumata. Quella personalizzazione è rilevante in quel momento ma non in generale. Per la persona media, la possibilità di partecipare al gioco come personaggio pubblico o come produttore ha un valore ben più elevato.
Non sono necessariamente d’accordo. Il modo migliore di pensare al Web è un canale di distribuzione diretto al cliente, sia per le informazioni che per il commercio. Elimina tutti gli intermediari. E, a quanto pare, ce ne sono molti in giro. Gli intermediari, generalmente, tendono a rallentare le cose, a renderle più pesanti e più costose. La loro eliminazione avrà degli effetti profondi.

Pensi che le grandi compagnie saranno ancora al centro dell’economia, come succede ora? Alcuni dicono che la grande azienda si frammenterà.
Non credo. Non c’è niente di sbagliato nelle grandi aziende. Molte persone pensano che i grandi affari in America siano una brutta cosa. Io penso, invece, che sia davvero buona. La maggior parte delle persone nel mondo degli affari lavora in modo etico ed è laboriosa. Si tratta di brava gente. Ed è un ambiente meritocratico. Ci sono esempi di fallimenti nel mondo degli affari, ma sono probabilmente meno numerosi che nella maggior parte delle altre aree della società.

Non pensi che i cambiamenti economici strutturali finiranno con il ridurre le dimensioni di queste grandi aziende?
Le grandi aziende che non prestano attenzione al cambiamento si faranno molto male. Il Web sarà un’area di cambiamento radicale e chi non vi presterà attenzione ne sarà danneggiato, mentre coloro che coglieranno la novità saranno premiati.
Il Web sarà uno dei maggiori fattori di cambiamento che le aziende dovranno affrontare ogni decennio. Questo decennio, nei prossimi 10 anni, ci sarà il Web. Sarà tra di loro.

Il Web non promuove più libertà negli individui?
Il Web livella le gerarchie. Una qualsiasi persona può creare un sito Web che, se ci mette abbastanza lavoro, può apparire attraente come quello della più grande azienda del mondo.
Amo le cose che livellano la gerarchia, che elevano l’individuo allo stesso livello di un’organizzazione, o un piccolo gruppo al grado di un gruppo con risorse infinitamente maggiori. E il Web e Internet promuovono questo livellamento. È una cosa molto profonda e anche un’ottima cosa.

Tuttavia, la maggior parte dei clienti di WebObjects sembrano essere le società.
È corretto. E quelle grandi.

Questo ti procura qualche tipo di conflitto?
Certo. Ed è per questo che regaleremo il nostro software WebObjects a privati e a istituti scolastici per uso non commerciale. Abbiamo preso la decisione di metterlo nel pubblico dominio per loro.

Cosa ne pensi di HotJava & C.?
Ci vorrà molto tempo perché queste tecnologie diventino uno standard del Web. E ciò potrebbe risultare molto negativo. Se il Web diventa troppo complicato, troppo oberato da problemi di sicurezza, la sua diffusione potrebbe arrestarsi o rallentare. La cosa più importante per il Web è stare al passo con Microsoft. Non diventare più complicato.

È molto interessante. Java spinge la tecnologia verso il lato client. Lo trovi sbagliato?
Secondo me? Nei prossimi anni? È completamente sbagliato. Perché può rallentare l’ubiquità. E tutto ciò che rallenta l’ubiquità del Web consente a Microsoft di recuperare terreno. Se Microsoft lo riacciuffa, è molto peggio del fatto che sul Web non si possano elaborare i testi. Queste cose possono essere messe a posto più avanti.
Adesso c’è una finestra che potrebbe chiudersi. Se non si taglia il traguardo nei prossimi due anni, Microsoft diventerà proprietaria del Web. E sarà la fine.

Supponiamo per un secondo che molti condividano l’interesse per un Web semplice come forte alternativa a Microsoft. Tuttavia, quando consideriamo ogni singola società Web o editore Web, si vede che tutti hanno interesse che il proprio sito rimanga al vertice. Noi lo facciamo con Hotw. E quindi dobbiamo ricorrere a HotJava. Il che non è di buon auspicio per il mantenimento della semplicità. Faremo parte di quella forza che spinge verso una rete più complicata, perché non abbiamo scelta.
Il modo in cui lo rendi più complesso non è scagliando roba sul lato client ma fornendo valore, come fa Federal Express, cioè lavorando sul lato server.
Sono solo molto preoccupato che i client sempre più intelligenti, portino alla frammentazione del Web. Non ci sarà più un solo standard. Ce ne saranno molti; tutti si combatteranno e ognuno porterà i suoi problemi. E una comunità Web frammentata cadrà nelle braccia di Microsoft.
La relazione client-server dovrebbe essere bloccata per i prossimi due anni e non dovremmo fare niente. Dobbiamo lasciare le cose come stanno.

Con un accordo condiviso da tutti i partner?
Sì. Con un accordo condiviso. Certo. Si sceglie l’ubiquità. Se Windows è onnipresente, lo sarà anche il Web.

In che modo Windows è diventato onnipresente?
È la forza dell’auto-interesse in tutto il nostro settore che ha reso Windows onnipresente. Compaq e tutti questi diversi costruttori hanno reso Windows onnipresente. Non ci capivano un’acca nel software, ma volevano mettere qualcosa nei loro computer. Ciò ha reso Windows onnipresente.

È successo e basta.
No, è stato una specie di algoritmo che si è attivato quando l’auto-interesse di tutti si è allineato per far sì che ciò accadesse. E sostengo che lo stesso tipo di algoritmo di auto-interesse è adesso operante sul Web. Tutti hanno un interesse nel rendere questo Web onnipresente e nel non avere nessuno che lo domini, specialmente Microsoft.

La metafora del desktop continuerà a dominare il modo in cui ci relazioniamo con i computer o c’è qualche altra metafora che ti aggrada di più?
Per avere una nuova metafora c’è davvero bisogno di innovazione. La metafora del desktop è stata inventata perché c’era un dispositivo autonomo o al massimo due, dove si doveva gestire il proprio spazio di archiviazione. Il Web è una cosa molto più grande del mondo desktop. Quest’ultimo potrebbe sparire. Potrebbe non essere necessario gestire un proprio archivio. Non è possibile archiviare le cose per lungo tempo.
Io non immagazzino più niente, davvero. Uso molto la posta elettronica e il Web, e con entrambi non devo mai gestire direttamente l’archiviazione. Il mio modo preferito per ricordarmi di fare qualcosa è quello di mandarmi una e-mail. Questo è il mio archivio.
Nel momento in cui non devo gestire il mio spazio di archiviazione, e nel momento in cui si opera principalmente in un mondo connesso rispetto a un mondo separato, ci sono molte nuove opzioni per le metafore.

Hai la reputazione di realizzare prodotti ben progettati. Perché ci sono così pochi prodotti con l’estetica di un grande design?
Design è una parola divertente. Alcuni pensano che corrisponda all’aspetto di qualcosa, alla sua estetica. Ovviamente però, se scavi più a fondo, in realtà design significa funzionamento. Il design del Mac non era il suo aspetto, pur essendone una parte importante. Principalmente, era il suo funzionamento. Per realizzare un ottimo design di una cosa, devi prima di tutto afferrarne l’essenza. Devi cogliere appieno il suo significato. Ci vuole tanta passione per capire davvero a fondo qualcosa, gustarla, non limitarsi a inghiottirla di botto. La maggior parte della gente non si prende il tempo necessario per fare questo.
La creatività consiste nel collegare le cose. Quando chiedi ai creativi come hanno elaborato un’idea, si sentono un po’ in colpa perché non l’hanno creata dal nulla, hanno visto qualcosa che li ha ispirati. Dopo un po’ per loro diventa chiaro che cosa fare. Questo perché sono stati in grado di collegare le esperienze e tradurle in innovazione. E la ragione per cui sono stati in grado di farlo è perché hanno avuto più esperienze o hanno pensato più alle loro esperienze rispetto alle altre persone.
Sfortunatamente, è una merce molto rara. Tante persone nel nostro settore non hanno avuto esperienze molto varie. Quindi non hanno abbastanza punti da connettere e finiscono per scegliere soluzioni molto lineari senza assumere una prospettiva più ampia. Più estesa è la comprensione dell’esperienza umana, migliore sarà il design che avremo.

C’è oggi qualcosa di ben progettato che ti ispira particolarmente?
Il design non si limita solo ai nuovi fantasiosi gadget elettronici. La nostra famiglia ha appena acquistato una nuova lavatrice e asciugatrice. L’ultima non era molto buona, quindi abbiamo speso un po’ di tempo a guardarci intorno. Si è scoperto che gli americani non sono tanto provetti a costruire lavatrici e asciugatrici. Quelle europee sono fatte meglio, anche se impiegano il doppio del tempo per lavare vestiti! Ma usano circa un quarto dell’acqua e ci vuole meno detersivo. Soprattutto, non rovinano i vestiti. Impiegano meno sapone, meno acqua, ma il bucato esce molto più pulito, i tessuti sono più morbidi e durano molto più a lungo.
Abbiamo impiegato un po’ di tempo in famiglia a confrontarci sul da fare. Abbiamo finito per parlare molto di design, ma anche dei valori della nostra famiglia. Ci importava di più di fare il lavaggio in un’ora contro un’ora e mezza? Oppure ci preoccupavamo maggiormente del fatto che i nostri vestiti fossero davvero morbidi e durassero più a lungo? Ci importava poter usare un quarto dell’acqua? Abbiamo trascorso circa due settimane a parlarne ogni sera a tavola. E il discorso riguardava anche il design.
Alla fine abbiamo optato per gli elettrodomestici Miele, prodotti in Germania. I ragazzi della Miele hanno davvero studiato meticolosamente il processo di lavaggio. Hanno fatto un grande lavoro progettando queste lavatrici e asciugatrici. Mi hanno entusiasmato più di qualunque prodotto tecnologico abbia visto da anni.

--

--

Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

No responses yet