Steve Jobs: ascesa e caduta

Intervista a Gerald C. Lubenow di “Newsweek”, 29 settembre 1985

Mario Mancini
13 min readOct 6, 2019

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Alla fine di maggio 1985 il Consiglio di amministrazione di Apple, su proposta di Sculley, decise di sfiduciare Jobs e di sollevarlo da ogni incarico operativo e decisionale. Poco dopo Sculley dichiarò che per Jobs non c’era alcun futuro in Apple. Fu anche emarginato fisicamente, in un ufficio ai margini del campus. Nel settembre 1985, dopo un viaggio programmato in Europa, Jobs decise di lasciare la Apple per iniziare qualcosa di nuovo, “the next big thing”. Questa intervista a Lubenow, di fine novembre 1985, è la prima rilasciata dopo questi eventi dolorosi e traumatici.

Quando hai smesso di divertirti ad Apple?
Beh, Apple era pura come una società della Silicon Valley può essere. Abbiamo iniziato in un garage. Woz (co-fondatore Stephen Wozniak) e io siamo cresciuti nella Silicon Valley. Il nostro modello era Hewlett-Packard. Immagino che cosa pensi. Hewlett e Packard uguale Jobs e Wozniak. E, come saprai, la hp è stata una società piccola per molto tempo. Ma alla fine degli anni Settanta l’industria ha iniziato a crescere molto rapidamente. Il team Macintosh era quello che oggi è comunemente noto come intraprenditorialità — prima che il termine fosse coniato –, cioè un gruppo di dipendenti che si sentivano imprenditori loro stessi e, seppur in una grande azienda, avevano la mentalità di coloro che sgobbano in un garage. Il core team del Mac era di 50 persone. Ciò ha attratto un sacco di gente che voleva veramente lavorare nell’atmosfera della piccola azienda.

Ma le cose in genere andavano come volevi che andassero per Apple e Steve Jobs?
Beh, se mi guardo allo specchio e mi chiedo “Cosa è meglio per me, che cosa mi diverte di più fare?” Penso che la cosa che mi piace di più è creare nuovi prodotti innovativi. Questo è quello che mi piace fare. Mi piace e sto già lavorando bene con un piccolo team di persone di talento. Questo è quello che ho fatto con l’Apple ii ed è quello che ho fatto con il Macintosh.
E, sai, durante l’estate, ho naturalmente avuto molto tempo per pensare. Un giorno ho preso un pezzo di carta e ho iniziato a scrivere le cose a cui tenevo di più, di cui ero più orgoglioso personalmente, durante i miei 10 anni in Apple. C’è ovviamente la creazione dei prodotti come Apple ii e il Macintosh. Ma a parte questo, la cosa a cui tenevo davvero di più era la Apple Education Foundation. Ho avuto questa folle idea che si è trasformata in un programma chiamato “I ragazzi non possono aspettare”. Con questo programma abbiamo cercato di portare un computer in ogni scuola in America. Alla fine ne abbiamo portato uno in ogni scuola in California, circa 10.000 computer. Quindi, se metto insieme le due cose, i prodotti e l’istruzione, lavorando con piccoli team di persone di talento per creare prodotti innovativi e istruzione, ecco quello che davvero mi continua a ispirare.

Una volta che John Sculley è entrato e ha preso il controllo della Apple, come è cambiato il tuo ruolo? C’è stato qualche momento in cui hai pensato: “Non mi diverto molto a gestire questa gigantesca impresa?”
Sono stato molto contento negli anni Macintosh. Davvero, fino alla fine. Non penso che il mio ruolo nella vita sia quello di gestire grandi organizzazioni e apportare miglioramenti incrementali. Beh, sai, penso che John abbia ritenuto che, dopo la riorganizzazione, non fosse più importante avermi alla Apple per portare avanti il suo piano. E, come sai, ha anche rilasciato una dichiarazione pubblica secondo cui non c’era alcun ruolo per me lì, né in quel momento, né nel futuro. Era una posizione bianco-o-nero, proprio come succede quando si devono prendere le decisioni. Probabilmente un po’ più bianco-o-nero di quanto avrebbe dovuto essere. E io, come sai, rispetto il suo diritto di prendere quella decisione.

Come hai reagito alla decisione del consiglio di amministrazione? Erano persone che conoscevi bene e con cui hai lavorato a lungo.
Oh sì. Anche nella mia immaginazione più sfrenata, non avrei potuto figurarmi un finale così selvaggio. Speravo che la mia vita avrebbe assunto la caratteristica di un arazzo. Mi sarei intrecciato con la Apple dal di dentro e dal di fuori. Sarei stato in Apple per un certo periodo di tempo, e forse sarei andato via e per fare qualcosa di importante per contribuire al successo della Apple. Ma sempre collegato a Apple. Forse sarei potuto tornare indietro e rimanere per un lungo periodo di tempo e poi andare fuori e fare qualcos’altro. Ma non sarà così. In Apple ho passato i 10 migliori anni della mia vita, sai. E non mi pento di nulla.

C’è una certa discrepanza tra imprenditore e uomo d’affari? Sono ancora persone che possono cambiare le cose?
Non lo so. Guardando indietro nel settore dei personal computer, in ibm e dec e Hewlett-Packard non c’era la gente che ha inventato il personal computer. Ci sono voluti un pugno di rampanti arrivisti, che hanno lavorato con pochissime risorse ma con una buona visione e un grosso impegno per realizzare il loro sogno. Adesso la Apple ha raggiunto lo status e il rango di quelle società. È senz’altro vero che le persone che hanno inventato le maggiori innovazioni in molti settori non sono le persone più abili o, francamente, più appagate a gestire una grande impresa. Succede che perdono il contatto con la gestione quotidiana del processo innovativo. L’esempio perfetto è Edwin Land alla Polaroid.
Personalmente voglio costruire cose. Ho 30 anni. Non sono pronto per essere un guru dell’industria. Ho avuto tre offerte per una docenza durante l’estate e ho detto a tutte le università che sarei un insegnante terribile. Ciò che so fare meglio è mettere insieme un gruppo di persone di talento e realizzare con loro dei progetti. Rispetto la direzione nella quale si è avviata la Apple. Ma per me personalmente, sai, voglio fare altre cose. E se non c’è posto per me per farle in Apple, allora farò quello che già ho fatto. Ricomincerò. Sai, l’ho fatto nel garage all’origine di Apple e l’ho fatto metaforicamente in un altro garage con il Mac.

Questo mi porta alla domanda successiva…
Tra 10 anni dovrò affrontare di nuovo lo stesso dilemma? Forse, forse succederà.

Non c’è in qualche parte della tua mente il desiderio di fare un’altra Apple?
Oh sì. Assolutamente. Ho aiutato a condurre la Apple da un garage a un’azienda da un miliardo e mezzo di dollari. Probabilmente non sono la persona migliore al mondo per guidarla a diventare un’azienda da cinque o dieci miliardi di dollari, che penso sia, probabilmente, il suo destino. E quindi non ho alcun tipo di voglia di provare qualcosa a me stesso o a chiunque altro. E ricorda, anche se il mondo esterno guarda al successo in una prospettiva quantitativa, il mio metro potrebbe essere molto diverso. Il mio criterio potrebbe essere il modo in cui ogni computer progettato da qui in avanti sarà buono almeno come il Macintosh.

Stai dicendo che avresti potuto gestire tu la Apple?
Se avessi pensato di essere la persona giusta per gestire la Apple nel 1983, mi sarei buttato nella mischia per ottenere quell’incarico. Ma non l’ho fatto. Quindi è stata una decisione consapevole da parte mia quella di cercare John Sculley.

Sei rimasto sorpreso da come è andata a finire?
Se il mio voto avesse contato per tutta la Apple, non avrei certamente detto a Steve Jobs che non c’era posto per lui in Apple. Ma il mio voto è stato un solo voto. Così…

Alla fine è arrivato a chi avrebbe gestito l’azienda.
Penso, soprattutto, che conti la filosofia e la prospettiva, più che una singola persona. Sai, la mia filosofia è sempre stata molto semplice. E ha le sue pecche, di cui poi ti parlerò. La mia filosofia è che tutto inizia con un ottimo prodotto. Ovviamente ho dato molto ascolto ai clienti, ma i clienti non possono dirti quale sarà il prossimo punto di svolta, che cosa accadrà l’anno prossimo e come cambierà l’intero settore. Devi ascoltare molto attentamente i clienti. Ma poi devi appartarti, devi isolarti con le persone che capiscono davvero la tecnologia, ma che anche si preoccupano davvero dei clienti e hanno una visione della prossima svolta. Questa è la mia filosofia. Tutto inizia con un ottimo prodotto. Questo approccio ha i suoi difetti. Sono stato accusato di non aver dato abbastanza ascolto ai clienti. E penso che ci sia un certo fondamento in questa critica.

Puoi descrivere brevemente il tuo ruolo in Apple dopo la riorganizzazione?
La mia agenda aveva degli impegni che erano leggermente più a lungo termine di quanto potessi ragionevolmente sistemare. Questi includevano un viaggio in Unione Sovietica; c’era un viaggio per presentare i prodotti per l’ufficio della Apple in Europa. Dato lo stato d’animo in cui mi trovavo, penso di aver fatto un ottimo lavoro per l’azienda. Ma mi è stato chiesto di andare via dal mio ufficio. Mi hanno trasferito in un piccolo edificio dall’altra parte della strada dove si trovano gli edifici principali della Apple. Ho soprannominato Siberia la nuova destinazione.

Come ti è stato comunicato?
È stato comunicato al mio collaboratore. Gli hanno detto: “Vogliamo che sia fuori tra due settimane”.

Come ti sei sentito?
Beh, dato i sentimenti che provavo in quel momento, questo non è stato niente di speciale. Mi sono spostato dall’altra parte della strada e mi sono assicurato che tutto il personale dirigente avesse il mio numero di telefono di casa. Sapevo che John lo aveva. Allora ho chiamato personalmente tutti gli altri e mi sono assicurato che l’avessero e gli ho detto che volevo essere utile in ogni modo possibile, e per favore di chiamami se avessi potuto essere utile a qualcosa. E tutti hanno avuto delle parole cordiali, ma nessuno di loro mi ha mai richiamato. E così andavo a lavoro ogni giorno, avevo un paio di telefonate da eseguire, un po’ di posta da guardare. Ma … questo è stato a giugno, luglio … la maggior parte delle informazioni sulla gestione dell’azienda ha smesso di passare dalla mia scrivania. Alcune persone che vedevano la mia macchina nel parcheggio venivano a commiserarmi. Mi sentivo depresso e tornavo a casa davvero depresso. Alla fine ho deciso che era mentalmente insano. Quindi ho smesso di andare in ufficio. Sai, non c’era davvero nessuno che sentisse la mia mancanza.

Hai la sensazione che ti abbiano portato via la tua società?
Per me, Apple esiste nello spirito delle persone che vi lavorano, nella filosofia e negli scopi con cui opera. Quindi, se Apple diventa un luogo in cui i computer sono un prodotto come un altro, dove non c’è più alcuna storia d’amore e dove la gente dimentica che i computer sono l’invenzione più incredibile che l’uomo abbia mai realizzato, allora sentirò di aver perso Apple. Ma se mi trovo a un milione di miglia di distanza e tutte le persone sentono ancora quelle cose e stanno ancora lavorando al prossimo grande personal computer, allora sentirò che i miei geni sono ancora lì.

La Apple ha ancora quello spirito?
Beh, penso che tu abbia ottenuto un buon … Non è a me che devi chiederlo. Mi stai mettendo in una situazione difficile.

Quando andavi in Apple in estate, stavi già pensando a qualche alternativa?
No.

Pensavi che allora ci fosse ancora la volontà della Apple di creare un gruppo di ricerca e sviluppo da affidare a Steve Jobs?
Il giorno più difficile, uno dei cinque giorni più difficili di questa vicenda, è stato quando John ha detto agli analisti che non ci sarebbe stato un ruolo per me nel futuro della Apple e lo ha ripetuto a un altro analista una settimana dopo. Non me lo ha detto direttamente, lo ha detto alla stampa. È come ricevere un pugno nello stomaco e ti fa esplodere e non riesci più a respirare. Se, però, ti rilassi, ricominci a respirare. È così che mi sono sentito per tutta l’estate. La cosa che dovevo fare era cercare di rilassarmi. Era difficile. Ho fatto delle lunghe passeggiate nei boschi e non ho parlato con molta gente.
E a poco a poco i miei spiriti hanno iniziato a tornare. E sai, solo poche settimane fa, è venuta fuori questa faccenda dell’istruzione. Avevo letto un po’ di biochimica, un po’ di cose sul dna ricombinante. Poco prima avevo incontrato Paul Berg, l’inventore di alcune delle tecniche del dna ricombinante. L’ho chiamato e gli ho detto: “Ti ricordi di me? Sono una capra in questa roba, ma ho un sacco di domande da farti. Mi piacerebbe mangiare qualcosa insieme.” Abbiamo quindi pranzato a Stanford. Mi ha mostrato come stavano riparando i geni. In realtà, è semplice, è abbastanza pulito. Somiglia molto ad alcuni processi che vigono nell’informatica. Mi illustrò come erano realizzati gli esperimenti in un laboratorio umido e impiegano alcune settimane a completarsi. Gli ho chiesto: “Perché non usi un computer per simulare gli esperimenti? Non solo ti permetterà di eseguirli più velocemente, ma un giorno una qualsiasi matricola di microbiologia del paese potrà giocare con il software ricombinante progettato da Paul Berg”. I suoi occhi si illuminarono.
E quello è stato una specie di incontro seminale. Perché è allora che ho iniziato a meditare davvero su queste cose e a mettere di nuovo in moto la macchina del pensiero. Ho 30 anni e posso guardare agli ultimi 10 anni della mia vita con piacere e soddisfazione. Vorrei provare lo stesso a 40 anni. Mi guarderò indietro e dirò: “Ok, ho trascorso bene i miei primi 30 anni”.

Perché non ci dici qualcosa di più sul gruppo che stai costruendo?
La cosa interessante del gruppo è che tutti ci conosciamo da quattro anni. E abbiamo grande fiducia nelle reciproche capacità, siamo molto simili. Tutti desiderano lavorare in una piccola organizzazione alla cui decisioni possono partecipare e stare in un posto di lavoro davvero divertente. Abbiamo parlato di questa impresa meno di due settimane prima di comunicare al consiglio che volevo avviare questa società. Non abbiamo un piano aziendale. Non abbiamo ancora fatto niente. Ora, potresti pensare che siamo tutti pazzi. Ma vogliamo andare in una direzione. Vogliamo scoprire di che cosa ha bisogno l’istruzione superiore. In ottobre visiteremo molti college e ascolteremo le loro esigenze. Quindi faremo qualcosa per loro, qualsiasi cosa sia. Software didattico o altro.

Hai detto di essere un soggetto difficile con cui andare d’accordo, di avere una personalità spigolosa. Queste particolarità della tua persona hanno contribuito in qualche modo alla tua caduta?
Sai, non sono uno diplomatico di 62 anni che ha girato il mondo per tutta la vita. Sono sicuro che se questa situazione si fosse presentata a 25 anni o se potessi tornare indietro, con la consapevolezza che ho adesso, avrei gestito molto meglio la cosa. E sono sicuro di poter dire la stessa cosa sulla situazione nel 1985 quando avrò 35 anni. Posso essere molto determinato nelle mie convinzioni. Non lo so; tutto sommato, va bene così non sono così desideroso di cambiare.

Ma questa esperienza ti ha cambiato?
Oh, questo ha … Sì. Mi ha fatto crescere. Sto imparando molto da essa. Non sono ancora sicuro di come o di cosa. Ma sì, penso sia così. Non sono amareggiato. Non sono amareggiato.

Puoi parlarci un po’ di come è cambiato il tuo rapporto con John Sculley?
Beh, gli ho parlato solo tre volte (da maggio) — il che dice qualcosa sul grado di comunicazione che abbiamo avuto — non so cosa accadrà alla mia relazione con John.

Cosa ti ha insegnato fino ad adesso?
Se John Sculley mi chiama al telefono, risponderò.

Vorrei parlare della persona Steve Jobs.
E di cosa abbiamo parlato?

Intendo, a parte Apple.
Oh.

C’è stato molto sulla stampa riguardo al tuo interesse per il buddismo, il vegetarismo.
Adesso scendiamo negli ismi.

Appunto gli ismi. Sei ancora interessato a questo tipo di cose?
Beh, non so cosa dire. Posso dire, non mangio carne e non vado in chiesa ogni domenica.

Hanno detto che a un certo punto hai pensato di ritirarti in un monastero in Giappone.
Sì, sì. Sono contento di non averlo fatto. So che sembrerà piuttosto banale. Ma io mi sento americano, sono nato qui. E il destino del mondo è nelle mani dell’America in questo momento. Lo sento davvero. Vivrò la mia vita qui e farò il possibile per dare una mano.

Molte persone, visto il tuo status iconico, pensano alla politica.
Bene, ci ho pensato un po’. I rappresentanti di entrambe i partiti hanno telefonato e ho scambiato quattro chiacchiere con loro. Ma ora penso che il miglior contributo che possa dare alla società sia fare quello che so fare. Mi sento troppo giovane per la politica.

Ora che hai 30 anni e sei un ricco proprietario, vedi una vita stabile per te, una famiglia, grandi feste nella Silicon Valley, arredi?
Ho comprato alcune sedie Eames, e ho un posto dove sedermi e leggere un libro, oltre al pavimento. No, sinceramente, adesso la cosa che voglio fare più di ogni altra è mettermi al lavoro. Dobbiamo prendere in affitto in un edificio, dobbiamo decidere un nome, dobbiamo preparare i documenti di costituzione. Sembra una gran fatica, ma è quello che voglio fare. Quindi sì, mi piacerebbe avere dei bambini un giorno. Ma…

Hai visto cambiare la Silicon Valley, oltre al valore delle sue proprietà?
Sicuro che è cambiata. Prima di tutto, la Valle è diventata un luogo molto più grande, ora sta contribuendo parecchio al prodotto nazionale lordo. E l’imprenditorialità è diventata molto più sofisticata. Voglio dire, se vuoi fondare un’impresa adesso, ci sono altre aziende che ti aiutano a fondarla. Ciò che spero è che non si rimanga attaccati all’idea che Apple sia il metro del successo. La Silicon Valley è ancora una mecca che attrae un incredibile numero di talenti tecnologici e sono davvero entusiasta dei prossimi 10 anni. Il software è ciò che distinguerà i prodotti nei prossimi 10 anni. E penso che la tecnologia per il software stia iniziando a diventare una realtà.

Alcune delle cose belle della Valle sono sparite per sempre?
Hewlett e Packard, la prima generazione di tecnologi, consegnarono la leadership alla seconda in modo graduale. Ma non si tratta qui di Bill Hewlett e Dave Packard. Intel è parzialmente proprietà di ibm. Rolm si è unita a ibm. Quindi adesso ci sono persone con una cultura molto diversa a gestire alcune delle aziende della Valle. Penso sia giusto dire che, in questo momento, le persone che gestiscono Apple non provengono dalla Valle. In qualche modo è un processo inevitabile. Onestamente, non so cosa significhi. Se la cultura della Valle e alcuni dei principi e delle pratiche della Valle vengono recisi, penso che l’innovazione potrebbe arrestarsi.
La mia speranza è che in questo momento ci siano molti Hewletts e Packards nella Valle a preparare business plan per avviare nuove imprese. Sono stato molto influenzato da Bill Hewlett e Dave Packard. Andavo alla Hewlett-Packard ogni martedì sera quando ero uno studente al secondo anno di liceo. Avrebbero ospitato 20 di noi, studenti veramente interessati all’elettronica, e avrebbero messo a disposizione un esperto per una lezione su qualcosa che avevano appena inventato. Penso sia giusto dire che non ci sarebbe stata una Apple se non ci fosse stata una Hewlett-Packard.

I dirigenti di Apple potrebbero trovarsi in imbarazzo un anno dopo la tua uscita? Potresti aver inventato una nuova incredibile macchina che sarà così eccezionale e così economica che gli azionisti diranno: “Cosa? Chi gli ha permesso di farla?” Potrebbe già essere un pensiero riposto?
Non sapevo di essere di proprietà della Apple. Non penso che succederà. Penso invece di poter disporre della mia persona come voglio. Non poter più esercitare la mia arte nella mia vita mi sembra qualcosa di impossibile. Non prenderemo nessuna tecnologia dalla Apple, nessuna idea proprietaria di Apple. Siamo disposti a metterlo per iscritto. C’è, comunque, la legge. Non c’è niente che vieta alla Apple di competere con noi se pensano che ciò che stiamo facendo sia un’ottima cosa. È difficile pensare che un’azienda da 2 miliardi di dollari con oltre 4.300 persone non possa competere con sei persone in maglietta e blue jeans.

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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