Serie. Google: AI-First

Verso la supremazia quantum

Mario Mancini
3 min readSep 26, 2019

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L’Intelligenza artificiale ci salverà, non ci distruggerà.

Sandur Pichai, CEO Google

Articoli pubblicati:

La lunga marcia dell’intelligenza artificiale, 12 ottobre 2019, 14 minuti

Il computer quantistico e il paradosso del gatto di Schrödinger, 11 ottobre 2019, 6 minuti

Google: in hoc signo vinces, 26 settembre 2019, 11 minuti

Presentazione della serie

Google Translate: da qui si parte

Google Translate, ormai da un po’, non è più argomento che surriscalda. È divenuto una delle tante componenti, neanche la più seducente, all’interno dell’offerta dell’azienda di Mountain View. A distanza di qualche anno dal suo rinnovamento possiamo dire che le promesse fatte allora, almeno in parte, sono state disattese, i proclami a dir poco ottimistici, figli anche del marketing, non sono stati pienamente corroborati dai fatti.

I traduttori non sono scomparsi, anche se non se la passano poi tanto bene. La traduzione automatica non ha raggiunto quegli standard auspicati di elevata qualità. Per alcune lingue (inglese in testa) i risulti sono notevoli. Dovremmo dunque considerare Google Translate una sorta di piccola bolla della traduzione automatica?

Niente affatto. La vicenda di Translate, nel suo piccolo, rappresenta un ottimo esempio di quello che è oggi il fenomeno dell’IA: innovazione, profonda trasformazione, stravolgimento di paradigmi. Ma anche fortunata convergenza tra possibilità tecniche ed idee visionarie, bistrattate utopie sino al giorno prima. Un fenomeno che al contempo presenta anche un lato oscuro, l’altra faccia della medaglia che brilla assai di meno.

L’altra faccia della medaglia

Quella della propaganda pervasiva, concorrenza feroce, guerra spietata per accaparrarsi i migliori cervelli, parossistica ricerca dell’efficienza, sfrenata ed incondizionata rincorsa del profitto. C’è anche indifferenza e disinteresse verso ciò che è altro da sé, con una pericolosa predilezione per l’imposizione di un pensiero unico. Del resto in questo mondo non esistono mezze misure, sul campo rimangono solo vincitori e vinti. Per gli sconfitti, poi, non è prevista alcuna clemenza: “Winners take all!”

La serie di articoli che vi proponiamo parla proprio di Google Translate. Sono ricavati da un lungo servizio effettuato dallo staff giornalistico del “New York Time Magazine”. L’argomento del servizio è la metamorfosi profonda di Google che l’ha portata a cavalcare l’onda impetuosa dell’intelligenza artificiale ed ottenere, in pochi mesi, risultati sorprendenti.

Sono state avanzate critiche sia al suo autore, tacciato di nutrire «… ottimistiche fantasie fantascientifiche», nonché allo stile giornalistico del quotidiano di New York, definito “sgargiante” ed accusato di «… creare una suspense artificiale ex-nihilo». Critiche almeno in parte fondate, vuoi per la presenza talvolta di un’eccessiva enfasi, vuoi per una narrazione talora un po’ trionfalistica e genericamente acritica.

Un bell’esempio di giornalismo investigativo

Dunque perché riproporlo in traduzione al lettore italiano? Perché è un resoconto pregevole che descrive, in maniera minuziosa ed accessibile a tutti, il percorso che ha portato alla creazione, questa si quasi ex-nihilo, di una infrastruttura all’avanguardia. Perché fornisce preziosi insights, dall’interno, dei processi, le associazioni di menti ed idee, il convergere di visioni anche distanti, gli esperimenti riusciti ed infruttuosi. Sono le alchimie improbabili tra persone provenienti da luoghi disparati, persino remoti, che hanno portato al successo finale.

Perché, nondimeno, restituisce un volto ed una connotazione umana, addirittura dei difetti, a quegli attori. Tecnologi spesso distanti, confinati nel chiuso dei laboratori e circondati da un’aura mitica, idolatrati dagli addetti ai lavori e sconosciuti ai più.

E tutto questo lo fa, a mio avviso, in maniera mirabile. In ultimo, vuoi anche per quegli elementi biasimati di giornalismo “sgargiante”, per altri magari solamente “evocativo”, la lettura risulterà senz’altro piacevole e non mancherà, ne sono certo, di appassionare il lettore.

Buona lettura e prendetevi il tempo per farlo!

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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