Sentieri profumati
di Antonella Ossorio
Racconto della domenica
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Sentieri profumati: ogni scrittore lo sa, quando trovi il titolo giusto per il tuo bestseller (quello che certamente verrà tradotto in ottantasei lingue, che sicuramente farà fior di quattrini quando diventerà un filmone hollywoodiano) sei già a metà dell’opera. Ora, non ti resta che scriverlo. E quindi ti serve una storia (e anche un incipit) che spacchi. E qui casca l’asino: cosa vuole leggere, il tuo pubblico? Be’, ma dell’incontro fatale tra una fulva eroina irlandese e il tenebroso conte di… conte di… Ci si penserà poi. O forse no, niente Irlanda, niente vento tra chiome di fiamma: meglio un’eroina dei nostri tempi, nevrotica e sempre a dieta, e del fascinoso sconosciuto che… In ogni caso, con un titolo così, sarà un successo!
Con semplicità e ironia, Antonella Ossorio ci conduce in certi (dubbi) angoli del mondo della scrittura al giorno d’oggi.
Sentieri profumati: trooooooppo bello! Sì, ma profumati di che? Profumati di… di… di… di zagare! Mmmh… in Irlanda? Ma quando mai, le zagare al massimo me le potrei giocare con qualcosa del tipo Passione sotto il vulcano; che in realtà non è affatto malaccio. Ecco, mo me l’appunto, può sempre tornare buono per la prossima volta. Vediamo, vediamo… sentieri profumati di… di… di erica! Sìsìsì, da quelle parti l’erica ci cresce a quintalate, questo è poco ma sicuro… mmmh… però, all’animaccia sua, mi sa che non profuma. E allora diciamo che questi benedetti sentieri sono profumati di, di… ginestra! Yesssss! In Irlanda le ginestre te le tirano appresso e, quanto a questo, profumano da fare schifo. Benissimo, è deciso. Così ora le certezze sono due e, considerato che una è il titolo, direi che non è poco: si sa, quando hai trovato un titolo a effetto tutto il resto viene da sé. Dopotutto, a scrivere un libro di successo che ce vo’? Uhhhhhhhhh, sento già arrivare l’ispirazione! Non ancora… ci siamo quasi… ecco, la sento, mi pervade per ogni dove! Il mio bestseller da un milione di copie potrebbe incominciare così:
Seguita da Winter, il suo fedele bracco, Katleen aveva vagato a lungo nella brughiera, poi s’era spinta fino alle rocce che sovrastavano il mare in burrasca. Anche il suo cuore era in tempesta, agitato da un turbinio di sensazioni. Un’inquietudine mista a struggimento certe mattine la tirava di peso fuori dal letto, via dai suoi sogni, costringendola a uscire in cerca di un qualcosa a cui non riusciva a dare nome né sostanza. Qualcosa che lei attendeva da sempre.
In piedi sull’orlo del precipizio, i lunghi capelli fulvi mossi dal vento, si strinse nello scialle e rimase a guardare le onde che si frangevano sulla scogliera. Winter, accucciato ai suoi piedi, pareva dormire. Ma a un tratto si tirò su: le orecchie dritte e un’espressione vigile nello sguardo, prese ad abbaiare furiosamente.
«Ma cos’hai?» gli chiese Katleen. Dopodiché si voltò e lo vide: alto, spalle larghe, capelli neri. E due occhi di ghiaccio che andarono a trafiggere i suoi, facendola sentire fragile come mai prima di allora. Un brivido le attraversò la schiena.
Dopo un istante che parve durare un’eternità, finalmente l’uomo parlò: «Spero di non averla spaventata, milady. Il mio nome è Damian O’ Condor, conte di…».
Eh, sì, il condor pasa! Il tale che si è preso la briga di inventare il correttore automatico deve passare un guaio nero. Anzi, uno solo è poco: quello si merita sfortuna e disgrazie che manco le piaghe d’Egitto, fino alla settima generazione! Mmmh… per quanto, a ben pensarci, Damian O’Connor fa schifo, dà l’idea di una marca di whisky: barman, servimi un bicchiere di Damian O’Connor. Doppio e con ghiaccio… basta così, la rogna del nome magari la risolviamo dopo, ora andiamo avanti… mmmh… comunque quest’avvio non mi convince. Si sa, quando hai trovato un incipit a effetto tutto il resto viene da sé: alla fine, che ce vo’? Direi che è molto, molto meglio incominciare così:
Damian O’Connor, quindicesimo conte di Tralee, montò a cavallo e si lanciò al galoppo verso la brughiera. Via via che si lasciava alle spalle la mole maestosa del castello avito, sentiva farsi più leggero il peso del tormento che da tempo gli gravava sul cuore. Una cupa malinconia, certi giorni, lo tirava di peso fuori dal letto, via dai suoi sogni, costringendolo a uscire in cerca di un qualcosa a cui non riusciva a dare nome né sostanza. Qualcosa che lui attendeva da sempre.
Oltrepassata la brughiera, si spinse fino al costone roccioso che sovrastava il mare in burrasca. Fu allora che la vide. Era voltata di spalle, ma…
Cacchio, gli zoccoli del cavallo! Ma è sorda, ’sta Katleen, che manco si volta? Di quel fesso del bracco, poi, non ne parliamo proprio. Ah, santa pazienza! Allora, diciamo piuttosto che…
Oltrepassata la brughiera, scese da cavallo. Legata la bestia a un tronco d’albero, raggiunse a piedi il costone roccioso che sovrastava il mare in burrasca. Fu allora che la vide. Era voltata di spalle e lui non poteva scorgerne il volto, ma quelle chiome fulve agitate dal vento gli si impressero nel cuore come un marchio a fuoco. Poi lei si voltò e per Damian nulla fu più come prima. Senza conoscerne nemmeno il nome comprese che, da sempre e per sempre, quella donna era sua. Pertanto, con voce apparentemente tranquilla, le disse: «Buongiorno…».
Eh, buonanotte! Ma si può essere più idioti? Hai appena incontrato il grande amore della tua vita, e che fai, le dici buongiorno come se ti fossi presentato per fare la lettura del gas? Bleah, che grandissima ciofeca! In ogni caso, buongiorno o buonanotte, nemmeno quest’incipit mi convince. Mi sa che è preferibile incominciare così:
Quel giorno, nel vento di maestrale che spazzava la scogliera, Winter fiutò l’odore di qualcosa di diverso. Le sue narici sensibili di bracco si dilatarono per coglierne pienamente la natura: era un profumo di eventi ineluttabili, di quelli che stravolgono una vita. Tuttavia, poco dopo, accucciato ai piedi della sua amata padrona Katleen, di quella sensazione non conservava che un vago ricordo. Pensava, invece, all’osso succulento che lo attendeva, al suo ritorno nella casa ai margini della brughiera, alla scodella di latte tiepido…
Sì, e ai bocconcini Gnam-gnam in offerta speciale tre per due! Deficiente di un cane, intanto che fiuti gli eventi ineluttabili in pizzo alla scogliera, già che ti trovi fammi la cortesia di buttarti a mare! Ah, così non va, non va e non va! E me so’ pure scurdata d’ ’e ginestre, mannaggia ’a morte! Sapete che vi dico? Affanculo l’Irlanda del Nord e del Sud isolotti compresi, e affanculo pure Katleen e il quindicesimo conte di Tralee con tutti gli stramorti suoi! Ma il titolo, quello no: Sentieri profumati è troppo d’effetto per rinunciarci. Ci vuole un’altra idea… un’idea… un’idea… uhhhhhhh, sento di nuovo arrivare l’ispirazione! Ecco, ce l’ho: ogni fibra del mio essere ne è impregnata, sono tutta un palpito. Il mio romanzo tradotto in ottantasei lingue, compreso il mandarino, il kazako e lo swahili, incomincerà così:
I grandi magazzini, in quella gelida serata che precedeva di poco il Natale, erano gremiti di gente. Di donne, soprattutto, che con sguardo acceso di bramosia percorrevano i sentieri profumati del reparto cosmetici. Sentendosi estranea a quanto la circondava, Pamela confezionò l’ennesimo pacchetto. Il suo cuore custodiva un fosco segreto…
Geniale! Già me la vedo, Pameluccia nostra: eternamente a dieta, depressa e gattamorta quanto basta. Ma tutto cambia quando incontra lui: alto, capelli neri, occhi di ghiaccio. Capitano d’industria e ovviamente sfondato di soldi. Ma — siccome nella vita non si può avere tutto — è un mammone senza speranza, completamente succube della genitrice bastarda e infamona che ostacola il nascente amore. Chi se ne frega, tanto alla fine la faccio morire tra atroci tormenti, quella vecchia zoccola. Yesssssss, wooooooonderful! Me lo sento, le major di Hollywood si contenderanno i diritti del mio romanzo a suon di dollaroni. Tutto sta a scriverlo, ma questo è solo un trascurabile dettaglio: alla fine, che ce vo’?
Antonella Ossorio è autrice di testi per ragazzi pubblicati, tra gli altri, da Einaudi, Rizzoli, Giunti, Electa. Ha realizzato testi di campagne pubblicitarie e gli enigmi in versi nel n. 197 della serie a fumetti Dylan Dog. Il romanzo Se entri nel cerchio sei libero (Rizzoli), scritto con Adama Zoungrana, nel 2010 è stato inserito nel White Ravens, la lista tra i migliori libri per ragazzi pubblicati nel mondo. Ha scritto anche per gli adulti e ha pubblicato racconti in antologie e quotidiani. Il suo ultimo romanzo La cura dell’acqua salata è uscito nel 2018 per Neri Pozza.