Scuola: intelligenza artificiale? Sì!
Il punto di vista di Conrad Wolfram e Sal Khan
Vai agli articoli della serie “L’Intelligenza artificiale”
Vai agli altri articoli della serie “La rivoluzione tecnologica e le sue conseguenze”
Qualcosa di inatteso
L’inaspettato arrivo e la sorprendente efficienza delle applicazioni di intelligenza artificiale generativa basate sull’algoritmo di apprendimento LLM (Large Language Model), delle quali fino a questo momento ChatGPT appare la meglio attrezzata, ha fatto nascere un intenso dibattito sull’opportunità o meno di aprire le porte del mondo dell’istruzione e della scuola all’intelligenza artificiale generativa.
Qualunque sia il punto di vista c’è unanimità nel dire che, se proprio deve accadere, deve avvenire senza compromettere la qualità dell’apprendimento o snaturare la didattica e l’insegnamento. Anzi deve rafforzarle. Può davvero accadere?
È questo un dilemma al quale è difficilissimo rispondere a questo punto dello sviluppo dell’AI. Lo è anche per gli addetti ai lavori e per i tecnologi che da tempo lavorano alla congiunzione tra tecnologia e apprendimento.
Per esempio Conrad Wolfram, cofondatore di Wolfram Research una piattaforma di ricerca sull’intelligenza artificiale, che da tempo spinge per una profonda revisione del modo di insegnare la matematica, ha dichiarato al “Financial Times”:
“Non riusciamo ancora a capire che cosa l’AI generativa farà al nostro mondo. Figuriamoci se possiamo immaginare come impatterà l’universo della formazione e della scuola”.
Uno tsunami
Nel novembre 2022 il team di 300 tecnologi di OpenAI, una società tecnologica di San Francisco sostenuta da Microsoft, sulla rete ha reso disponibile ChatGPT con l’intento di avviare un esperimento su piccola scala per vedere come buttava. Quello che è successo li ha lasciati di stucco.
In poche settimane, ChatGPT è divenuto l’applicazione prediletta da 100 milioni di persone in tutto il mondo. Dopo appena sei mesi è già usato da studi legali, società di consulenza manageriale, gruppi media, istituzioni finanziarie, case di software, governi e scuole per scrivere codice, articoli, saggi e contratti, riassumere documenti complessi e gestire attività online.
Riferisce il “Financial Times” che un’indagine condotta nel mese di aprile 2023 dal giornale studentesco di Cambridge “Varsity” ha rilevato che quasi la metà degli studenti sta utilizzando ChatGPT per completare i propri studi. Uno studente su cinque lo usa per la preparazione della laurea e il 7% ha l’intenzione di usarlo per affrontare gli esami. E siamo appena agli inizi.
Un altro uso molto comune tra gli studenti consiste nell’incollare documenti accademici estesi per averne un riassunto. Un altro è rivolgersi a questo strumento per avere degli spunti e delle idee su argomenti di studio sui quali sono chiamati a preparare degli elaborati.
Non c’è via di ritorno
Alla luce di quello che sta accadendo in ambito scolastico sono in molti a interrogarsi se alcune delle attuali attività curriculari abbiano ancora un senso. Secondo un’opinione diffusa l’avvento dell’AI generativa ha reso evidente che determinati tipi di test sono superati e devono cambiare.
Viene da chiedersi: se una macchina può rispondere a una domanda in modo accurato ed esauriente, quale senso abbia chiedere a un essere umano di rispondere a quella stessa domanda e su quella risposta valutare le sue capacità.
No, non ha senso secondo Conrad Wolfram un pioniere dell’intelligenza artificiale nel campo della didattica.
Wolfram ha collegato al motore di ChatGPT un plug-in, WolframAlpha, e gli ha chiesto di sostenere un esame di matematica di livello A che costituisce la qualifica standard per i ragazzi alla fine del ciclo di studio delle superiori nel Regno Unito. Il motore ha dato il 96% di risposte esatte.
Il punto di vista di Wolfram
Per Wolfram, questo test è stata una ulteriore prova del fatto che l’istruzione matematica è irrimediabilmente attardata rispetto ai progressi della tecnologia e soprattutto costringe i ragazzi a passare anni a imparare operazioni che possono essere agevolmente eseguite dai computer.
Piuttosto che puntare su obiettivi di questo tipo, le scuole, secondo Wolfram, dovrebbero insegnare una sorta di “alfabetizzazione computazionale” tesa alla risoluzione di problemi difficili, di livello superiore. Tale scopo potrebbe essere raggiunto con lo sviluppo della capacità di sottoporre, tramite appropriate query, alle applicazioni di intelligenza artificiale problemi strutturati e complessi e nel lasciare loro eseguire i calcoli noiosi e ripetitivi.
In questo modo gli studenti potrebbero passare a un livello superiore e dedicare tempo allo sviluppo di capacità più alte e prettamente umane come la creatività o il pensiero strategico.
Insegnare ai giovani a produrre conoscenza, anziché subirla, li preparerà meglio al futuro, secondo Wolfram, in una prospettiva nella quale i lavori più umili saranno automatizzati, mentre gli esseri umani assumeranno un ruolo di supervisione e direzione concettualmente significativo.
Il punto di vista di Salman Khan
Nel settembre del 2022, l’imprenditore Sal Khan, fondatore della Khan Academy, un’organizzazione no-profit i cui tutorial online gratuiti sono visti da milioni di ragazzi in tutto il mondo, è stato contattato da OpenAI per testare GPT-4.
Dopo aver trascorso un fine settimana a giocare con GPT-4, Khan si è reso conto che il motore non si limitava soltanto a fornire delle risposte ben strutturate a domande di varia natura. GPT-4 era anche e soprattutto in grado di sviluppare un ragionamento logico, di stimolare l’interlocutore in modo socratico e persino di scrivere le proprie domande. Khan vi ha visto le basi per sviluppare, in un tempo ragionevole, un tutor-on demand per gli studenti. Un obiettivo, che prima dell’arrivo di questa tecnologia, avrebbe richiesto 10–20 anni per poterlo offrire nella formazione.
A marzo 2023, il team di Khan ha reso disponibile un modello di tutor-on-demand, chiamato Khanmigo, che utilizza il motore di GPT-4. L’applicazione conversa con gli studenti, li istruisce su materie che vanno dalla fisica all’inglese, risponde alle domande e aiuta gli studenti a completare le esercitazioni.
Il prodotto è stato distribuito a centinaia di ragazzi nelle scuole fisiche e virtuali gestite dall’organizzazione messa in piedi da Khan. Entro la fine del 2023 sarà accessibile a 100.000 alunni di 500 distretti scolastici partner di Khan Academy.
Khan ritiene che ChatGPT sia la porta d’accesso a una “tecnologia molto potente” che, ahimè!, può essere usata anche in modo improprio e perfino distopico. Tuttavia, se adattati in modo da essere pedagogicamente validi, con una efficace supervisione e con filtri di moderazione adeguati i modelli linguistici possono essere qualcosa di rivoluzionario. La conclusione di Kahn, riportata dal “Financial Times” è inequivocabile:
“Non lo dico con leggerezza, penso che probabilmente siamo di fronte alla più grande trasformazione della nostra vita… soprattutto nel campo dell’istruzione. È fondamentale non vietare l’uso dell’AI nella scuola, ma anzi… imparare a usarlo attraverso un pensiero critico e scettico, perché sarà lo strumento del nostro futuro”.
Sono in molti nel mondo della scuola a condividere questo punto di vista.
Fonte: Bethan Staton e Madhumita Murgia, Education’s AI revolution, The Financial Times, 22 maggio 2023