Programma del partito nazionalsocialistadei lavoratori tedeschi

(24 febbraio 1920))

Mario Mancini
8 min readMar 30, 2020

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Hitler al centro tra Himmler, alla nosstra sinistra e Röhm a destra

Al ritorno dal fronte, Adolf Hitler, ancora in servizio militare fino al 1° aprile 1920, venne inviato a Monaco di Baviera. Nella città si era avuto, nell’inverno 1919, un tentativo di rivoluzione comunista, con la proclamazione di una repubblica sovietica presto abbattuta dalle forze regolari e dai volontari di destra (1° maggio 1919).

Fattosi notare per certe sue doti oratorie e per la passione politica, Hitler venne incaricato dal dipartimento politico del comando di Monaco dì svolgere lavoro politico nell’esercito contro la propaganda socialista e comunista; e in questo quadro nel settembre 1919 venne inviato ad assistere a una riunione del partito dei lavoratori tedeschi (Deutsche Arbeiterpartei).

Era una delle mille piccole organizzazioni politiche che pullulavano a Monaco in quel periodo, e sulle prime Hitler non le attribuì particolare importanza: ma in quella riunione ebbe occasione di prendere la parola contro un fautore della separazione della Baviera dal Reich, attirando su di sé l’attenzione dei pochi uditori.

Gli venne consegnato un opuscolo di propaganda, e poco dopo, attraverso tormentose esitazioni e perplessità, decise di aderire al partito, di cui divenne membro con la tessera n. 7. Dopo di allora le sue doti di oratore e di propagandista dovevano assicurargli un predominio crescente e poi assoluto nelle file dell’organizzazione.

L’autore dell’opuscolo consegnato a Hitler (Il mio risveglio politico) età Anton Drexler, un fabbro che il 7 marzo 1918, durando ancora la guerra, aveva organizzato un comitato di lavoratori a carattere antimarxista, e fautore di una giusta pace per la Germania: nel gennaio 1919 questo gruppo si era fuso con una formazione analoga, il Circolo politico dei lavoratori, capeggiato da un giornalista, Karl Harrer, che divenne presidente del partito politico dei lavoratori tedeschi nato dalla fusione dei due gruppi, mentre Drexler prendeva la direzione dell’organizzazione locale di Monaco, l’unica esistente fino a quel momento.

Ma già all’atto dell’ingresso di Hitler altre personalità tendevano a predominare sui due fondatori: l’ingegnere Gottfried Feder, autore di una teoria economica fondata sulla distinzione del capitale “speculativo”, eretto sulla “schiavitù dell’interesse” dal capitale “produttivo”; il giornalista, poeta e scrittore teatrale Dietrich Eckart, che, disponendo di una discreta fortuna, finanziò ai suoi inizi il movimento; il capitano dell’esercito Ernst Rbhm, di umile origine e persuaso che la Germania dovesse riconquistare un avvenire nazionale mediante un partito fondato sulle classi inferiori: grande organizzatore, il Rohm diede vita più tardi alla milizia armata del nazismo, le S.A. [Sturmarbteilungen, sezioni d’assalto), gli assicurò appoggi nell’esercito, e fu più tardi eliminato da Hitler, come è noto, nel 1934.

Appunto come responsabile della propaganda del partito, Hitler organizzò per il 24 febbraio 1920 una grande manifestazione per la pubblica presentazione del programma del partito, e nonostante lo scetticismo degli altri dirigenti decise di tenerla nella sala delle feste della Hofbrauhaus Keller, che poteva contenere duemila persone.

I 23 punti del programma erano stati elaborati insieme da Drexler, da Feder e da Hitler, e riflettono la mescolanza di motivi socialisti e nazionalisti che doveva caratterizzare il movimento (il quale il 1° aprile 1920 assunse appunto la denominazione di Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi, Nationalsozialistiche Deutsche Arbeiter Partei).

È da notare tuttavia che i motivi nazionalistici, più avvertiti da Hitler, vennero prendendo gradatamente un netto sopravvento; e che in genere il programma ebbe un valore di simbolo più che di concreta direttiva politica. Hitler nel 1926 lo dichiarò “immutabile”, ritenendo che tale caratteristica meglio conferisse al prestigio che esso doveva avere agli occhi di tutti i seguaci del movimento.

Ciò non toglie, comunque, che non pochi punti del programma rispecchiassero gli obbiettivi che Hitler effettivamente perseguì più tardi nella sua azione. La presentazione del programma il 24 febbraio 1920, con un grande discorso di Hitler, avvenne tra zuffe violente nell’uditorio e manifestazioni di dissenso represse con la forza dagli aderenti al partito: il quale allora per la prima volta uscì dall’oscurità e si affacciò come movimento di una certa importanza sulla scena politica tedesca.

Il testo tedesco si può vedere in Nationalsozialistiches Jahrbuch, [Annuario nazionalsocialista], 1938, pp. 142-145: se ne dà qui la traduzione italiana in Anchieri, Antologia storico-diplomatica. Raccolta ordinata di documenti diplomatici, politici, memorialistici, di trattati e convenzioni dal 1815 al 1940, pp. 384-387. Cfr., nella, immensa letteratura, T. L. Jarman, Ascesa e crollo della Germania nazista, trad. ital., Milano, Rizzoli, 1962, p. 83 sgg.; E. Collotti, La Germania nazista, Torino, Einaudi, 2° ed., 1962, p. 33 sgg.

Il programma

1. — Noi chiediamo la riunione di tutti i tedeschi in una Grande Germania, in base al diritto di autodecisione dei popoli.

2. — — Noi chiediamo la parità di diritto del popolo tedesco di fronte alle altre nazioni, nonché l’abolizione dei trattati di pace di Versailles e S. Germano.

3. — Noi chiediamo terrà e suolo (colonie) per nutrire il nostro popolo e per insediarvi la nostra eccedenza di popolazione.

4. — Può esser cittadino dello Stato solo chi sia connazionale (Volksgenosse). Può essere connazionale solo chi sia di sangue tedesco, senza riguardo alla sua religione. Nessun ebreo può quindi essere connazionale.

5. — Chi non è cittadino dello Stato deve poter vivere in Germania solo in veste di ospite e deve sottostare alla legislazione che regola il soggiorno degli stranieri.

6. — Il diritto di influire sulla condotta e sulle leggi dello Stato può spettare solo al cittadino dello Stato. Per questo noi chiediamo che tutte le cariche pubbliche di qualsiasi genere, cioè del Reich, dei Lander o dei comuni, possano venir occupate solo da cittadini dello Stato. Noi lottiamo contro il parlamentarismo corruttore, contro la attribuzione di cariche in base a considerazioni di partito, senza tener conto del carattere e delle capacità.

7. — Noi chiediamo che lo Stato si impegni ad avere cura in primo luogo di assicurare lavoro e possibilità di esistenza ai cittadini dello Stato. Qualora non sia possibile nutrire la popolazione dello Stato, gli appartenenti ad altre nazionalità (cioè coloro che non sono cittadini dello Stato) dovranno venir espulsi dal Reich.

8. — Si dovrà impedire ogni nuova immigrazione di non-tedeschi. Noi chiediamo che tutti i non-tedeschi che sono immigrati in Germania dopo il 2 agosto 1914 vengano costretti a lasciare immediatamente il Reich.

9. — Tutti i cittadini dello Stato devono possedere eguali diritti ed eguali doveri.

10. — Primo dovere di ogni cittadino dello Stato deve essere quello di produrre, spiritualmente è materialmente. L’attività del singolo non deve urtare contro gli interessi della comunità, ma deve applicarsi nel quadro della collettività e per il bene di tutti.

Per questo noi chiediamo:

11. — Abolizione del reddito ottenuto senza lavoro e senza fatica. Abolizione della schiavitù dei prestiti ad interesse.

12. — Considerando l’immane sacrificio di beni e di sangue che ogni guerra chiede al popolo, l’arricchimento personale per mezzo della guerra deve venir dichiarato delitto contro il popolo. Noi chiediamo quindi la confisca integrale di tutti i profitti di guerra.

13. — Noi chiediamo la statizzazione di tutte le imprese associate (trust) esistenti.

14. — Noi chiediamo la partecipazione agli utili nelle grandi imprese.

15- — Noi chiediamo una completa riforma delle previdenze per la vecchiaia.

16. — Noi chiediamo che venga creata e conservata una sana classe media; che i grandi magazzini vengano subito comunizzati ed affittati a basso prezzo a piccoli commercianti; che si aiutino tutti i piccoli commercianti mediante le forniture allo Stato, ai Lander e ai comuni.

17. — Noi chiediamo una riforma fondiaria adatta ai nostri bisogni nazionali, l’emanazione di una legge per l’espropriazione senza indennizzo del suolo per fini di pubblica utilità, l’abolizione dell’interesse fondiario e il divieto di ogni speculazione sui terreni.

18. — Noi chiediamo la lotta a fondo contro coloro che esplicano attività dannose per l’interesse della comunità. Coloro che commettono delitti contro il popolo, gli usurai, i profittatori ecc. devono essere condannati a morte, senza distinzione di confessione o di casta.

19. — Noi chiediamo che il diritto romano, che serve il mondo materialistico, venga sostituito da un diritto comune germanico.

20 — Lo Stato deve provvedere a una radicale riforma di tutto il nostro sistema di istruzione popolare, al fine di permettere ad ogni tedesco capace ed attivo di raggiungere un’istruzione superiore e quindi di salire a posti direttivi. I programmi di studio di tutti gli istituti scolastici devono conformarsi ai bisogni della vita pratica. La comprensione del concetto di Stato deve venir diffusa dalla scuola (istruzione civica) non appena incomincia ad aprirsi l’intelligenza del fanciullo. Noi chiediamo che i figli di genitori poveri, dotati di particolare intelligenza, vengano educati a spese dello Stato, senza aver riguardo alla posizione sociale o alla professione dei genitori.

21. — Lo Stato deve provvedere a migliorare là salute pubblica, proteggendo la madre e il fanciullo, vietando il lavoro giovanile, rafforzando la prestanza fisica mediante l’istituzione di ginnastica e sport obbligatori, dando il massimo appoggio a tutte le associazioni che si occupano della educazione fisica della gioventù.

22. — Noi chiediamo che venga abolito l’esercito di mestiere e che venga formato un esercito di popolo.

23. — Noi chiediamo la lotta legale contro le menzogne politiche consapevoli e contro la loro diffusione a mezzo della stampa. Per rendere possibile la creazione di una stampa tedesca, noi chiediamo:
a) che tutti i redattori e collaboratori di giornali pubblicati in lingua tedesca debbano essere connazionali (Volksgenossen);
b) che i giornali non tedeschi debbano ottenere, per esser pubblicati, una espressa autorizzazione dello Stato; e che non possano venir stampati in lingua tedesca;
c) che ogni partecipazione o influenza finanziaria su giornali tedeschi da parte di non tedeschi venga vietata legalmente, e che la violazione di questa norma venga punita con la chiusura del giornale e con l’immediata espulsione dal Reich delle persone non tedesche implicate. I giornali che contrastano con l’interesse della comunità devono essere vietati. Noi chiediamo la lotta legale contro una organizzazione artistica e letteraria che esercita un influsso disgregatore sulla nostra vita nazionale, e chiediamo la chiusura delle istituzioni che violano i principii sopra esposti.

24. — Noi chiediamo la libertà di tutte le confessioni religiose entro lo Stato, in quanto esse non minaccino la sua esistenza o non urtino contro la coscienza morale della razza germanica. Il Partito, come tale, difende la concezione di un cristianesimo positivo, senza legarsi confessionalmente ad una determinata fede. Esso lotta contro lo spirito ebraico-materialista entro noi e fuori di noi, ed è convinto che un durevole risanamento del nostro popolo può avvenire soltanto dall’interno, sulla base del principio: l’interesse comune deve prevalere sull’interesse privato (Gemeinnütz geht vor Eigennütz).

25. — Per attuare tutto questo noi chiediamo che venga creato un forte potere centrale del Reich. Incondizionata autorità del Parlamento politico centrale su tutto il Reich e sui suoi uffici in genere. Creazione di camere sindacali e professionali per l’esecuzione nei singoli Lander delle leggi generali emanate dal Reich.

I Capi del Partito promettono di lottare a fondo, se necessario esponendo la propria vita, per l’attuazione di questi punti.

Fonte: Rosario Romeo e Giuseppe Talamo (a cura di), Documenti storici. Antologia, vol. II L’età conteporanea, Loescher, Torino, 1966.

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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