Paterson, ovvero la poesia

I testi delle poesie del film di Jarmusch

Mario Mancini
5 min readMar 5, 2023

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Se non l’avete ancora visto, guardatelo questo delizioso film del 2016 di Jim Jarmusch che è un discorso sulla poesia e sulla vita. Un discorso condotto con quel minimalismo circolare e rarefatto di cui il 70enne regista è maestro. In questo film raggiunge una grazia e una raffinatezza che lascia veramente a bocca aperta.

I personaggi

Nel film ci sono appena tre personaggi con altri minori, ma altrettanto ben caratterizzati.

C’è l’introverso Paterson (Adam Driver) che fa l’autista di autobus a Paterson (New Jersey) e scrive versi che annota su un libriccino del quale non ha copia.

C’è la estroversa moglie Laura (Golshifteh Farahani) che è una fucina di creatività e cucina i migliori pancake della città con i quali sbanca il mercato degli agricoltori.

C’è il bulldog inglese Marvin, brontolone, guardingo e soprattutto geloso di Paterson, che sembra portare in giro quest’ultimo piuttosto che il contrario.

Non dimenticherei però il taccuino segreto nel quale Paterson annota i versi quando gli vengono, in genere al mattino nel deposito degli autobus e al pomeriggio sulla panchina di fronte alla cascata.

Su tutto aleggia un’altra figura che ha reso la città di Paterson meta di un pellegrinaggio letterario: il poeta William Carlos Williams.

L’Italia

Nel film ci sono anche molti riferimenti all’Italia che Jarmusch conosce e ama fino dall’incontro con Benigni. Un sodalizio ha prodotto il gioiello Daunbailò con altri due strepitosi artisti come Tom Waits e John Lurie.

Nel film si parla dell’anarchico Arnaldo Bresci, tanto per rinfocolare un ideale che Jarmusch vagheggia, e di Francesco Petrarca. È la moglie Laura (pr. ing. Loh-ruh] che ricorda a Paterson quale fosse il nome la musa delle più belle poesie d’amore scritte dal rimatore di Arezzo.

La poesie

Di seguito vorrei proporvi le poesie che Paterson annota sul proprio taccuino le quali hanno uno spazio piuttosto rilevante nel film.

Sono chiaramente ispirate a William Carlos Williams e a scriverle è stato il poeta Ron Padgett, premio Pulitzer e esponente di spicco della scuola poetica di New York. Una sua raccolta di poesie è stata tradotta anche in Italiano.

Ecco le poesie, rigorosamente non in rima.

Buona lettura, ma soprattutto buona visione. La traduzione è quella presente nel film uscito nelle sale italiane.

Poesia d’amore

Abbiamo molti fiammiferi in casa nostra
Li teniamo a portata di mano, sempre
Attualmente la nostra marca preferita
È Ohio Blue Tip
Anche se una volta preferivamo la marca Diamond
Questo era prima che scoprissimo
I fiammiferi Ohio Blue Tip
Sono confezionati benissimo
Piccole scatole resistenti
Con lettere blu scuro e blu chiaro bordate di bianco
Con le parole scritte
A forma di megafono
Come per dire ancora più forte al mondo
Ecco il più bel fiammifero del mondo
Il suo stelo di tre centimetri e mezzo in legno morbido di pino
Sormontato da una testa granulosa viola scuro
Così sobrio e furioso e caparbiamente pronto
A esplodere in fiamme
Per accendere, magari, la sigaretta della donna che ami
Per la prima volta
E che dopo non sarà mai più davvero lo stesso

Tutto questo noi vi daremo
Questo è ciò che tu hai dato a me
Io divento la sigaretta e tu il fiammifero,
O io il fiammifero e tu la sigaretta,
Risplendente di baci che si stemperano nel cielo

Un’altra

Quando sei un bambino impari che ci sono tre dimensioni
Altezza, larghezza e profondità
Come una scatola da scarpe
Più tardi capisci che c’è una quarta dimensione
Il tempo
Hmm
Poi alcuni dicono che forse ce ne sono cinque, sei, sette…
Stacco dal lavoro
Mi faccio una birra al bar
Guardo nel bicchiere e sono contento.

La corsa

Passo attraverso
trilioni di molecole
che si fanno da parte
per lasciarmi passare
mentre su entrambi i lati
altri trilioni restano dove sono.
Le spazzole del tergicristallo
cominciano a scricchiolare
la pioggia si è fermata
io mi fermo.
All’angolo un bambino
con un impermeabile giallo
stringe la mano di sua madre

Poesia

Sono a casa
È gradevoli Fuori
Fa caldo
Sole su neve ghiaccia
Primo giorno di primavera
O ultimo dell’inverno

Le mie gambe corrono su per le scale
E fuori dalla porta
La parte superiore del mio corpo
È qui a scrivere

Bagliori

Quando mi sveglio prima di te
E tu ti giri verso di me
La faccia sul cuscino e i capelli tutti sparsi
Io corro il rischio e ti guardo,
Stupito, innamorato e timoroso
Che tu possa aprire gli occhi e la luce del giorno
Possa spaventarti a morte
Ma forse quando la luce del giorno se ne va
Tu vedrai quanto il mio petto e la mia testa
Implodano per te, le loro voci intrappolate
Dentro come bambini mai nati
Temendo di non vedere mai la luce del giorno.
L’apertura nel muro forma fiochi bagliori
Di piovosi blu e grigi.
Mi allaccio le scarpe e vado di sotto
A mettere il caffè.

L’acqua cade

[poesia della bambina]

L’acqua cade nella luminosa aria
Fili sottili cadono come capelli
Sulle spalle di una ragazza
L’acqua cade
Formando pozze sull’asfalto
Specchi sporchi con dentro nuvole e palazzi
Cade sul tetto della mia casa
Cade su mia madre e sulla mia testa
Molta gente la chiama pioggia

Zucca

Mia piccola zucca
Mi piace pensare ad altre ragazze qualche volta
Ma la verità è che se tu mi lasciassi
Io mi strapperei il cuore
E mai più lo rimetterei al suo posto
Non ci sarà mia nessuna come te.
Quanto imbarazzante

La riga

C’è una vecchia canzone
Che mio nonno era solito cantare
Che finisce con la domanda
“Preferiresti forse essere un pesce?”
Nella stessa canzone
C’è la stessa domanda
Ma con un mulo e un maiale
Ma quella che io sento a volte
Nella testa è quella con il pesce
Solo quella unica riga
O preferiresti forse essere un pesce?
Come se il resto della canzone
Non fosse necessario

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Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.