Luchino e i suoi film

L’omaggio di Londra all’arte dimenticata di Visconti

Mario Mancini
9 min readJan 3, 2025

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Una illustrazione tratta da “Rocco e i suoi fratelli”, 1960, di Luchino Visconti

Dal 1° al 30 gennaio 2025, il British Film Institute ha organizzato una rassegna dedicata al cinema di Luchino Visconti dal titolo un po’ difficile da rendere in italiano: “Decadence & Decay”.

A Londra nelle sale del BFI Southbank, all’estremità meridionale del Waterloo Bridge, saranno proiettati tutti i lungometraggi del regista italiano (che sono 13) ad eccezione, ahimè!, di “Vaghe stelle dell’Orsa” e “Lo straniero”.

Fortunatamente i film saranno visibili anche in streaming sulla piattaforma BFI Player, gratis per i primi 14 giorni e poi in abbonamento a £6,99 al mese o £65 annue. Il periodo di prova gratis è sufficiente per l’intero cartellone.

Frutto della collaborazione tra BFI e Cinecittà, l’evento includerà numerose proiezioni di film di Visconti restaurati in 4k. La retrospettiva è curata da Christina Newland, apprezzata critica cinematografica.

Parallelamente, dal 3 gennaio 2025, sempre grazie al BFI, il film “Rocco e i suoi fratelli”, anch’esso restaurato in 4K, sarà distribuito in alcune sale cinematografiche selezionate del Regno Unito e dell’Irlanda.

La complessità di Visconti

La figura e l’opera di Luchino Visconti sono molto complesse e sfaccettate e la sua produzione di sviluppa in un arco di tre decenni attraverso varie stagioni del cinema e della società italiana.

Come scrive la Newland, Visconti era un intellettuale inquieto, un marxista convinto, iscritto al partito comunista e un queer dichiarato in un’epoca di poca tolleranza e diffusa omofobia.

La complessità della sua figura si rivela anche nella sua adesione alla fede cattolica. “Sono cattolico. Sono nato cattolico, sono stato battezzato cattolico. Non posso cambiare ciò che sono”, dichiarò in una intervista del 1971.

Discendente dell’illustre casata aristocratica dei Visconti di Modrone il regista si trovò spesso in aperto contrasto con le convenzioni sociali e i valori della sua classe d’origine, sia per la sua ideologia che per la sua sessualità.

Tuttavia, Visconti nutriva una profonda nostalgia per quel mondo aristocratico in declino, che percepiva come elemento fondamentale della propria identità personale e artistica.

“Con la sua straordinaria combinazione di influenza ed esperienza, è difficile immaginare che vedremo mai più un artista di cinema come Luchino Visconti”, conclude la Newland.

Forse ci potrebbe stare Kubrick che però proveniva da una famiglia di media borghesia. Il padre era uno psichiatra colto e appassionato di fotografia, una passione che trasmise al figlio Stanley.

Da dove cominciare?

Alla luce di questa complesso lascito, la domanda che si è posta la curatrice della rassegna è quanto mai sensata, “Da dove cominciare e da dove NON cominciare” con l’arte cinematografica di Visconti.

Si poteva optare per un approccio storicistico, presentando le opere nel loro ordine cronologico e collegandole al contesto dell’epoca in cui furono concepite e realizzate.

Si sarebbe potuto optare anche per raggruppamenti tematici o per un’analisi del suo rapporto con gli attori, che Visconti era solito scegliere ricorrentemente, come altri grandi maestri del cinema.

Oppure si potevano raccogliere le opere intorno alle loro fonti letterarie dirette e indirette: Giovanni Verga, James M. Cain, William Shakespeare, Camillo Boito, Fyodor Dostoyevsky, Giacomo Leopardi, Giovanni Testori, Albert Camus.

E poi ancora Thomas Mann, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Gabriele d’Annunzio. Lo stesso si potrebbe fare con le fonti musicali, Gustav Mahler, Richard Wagner, Mozart.

Sebbene le proiezioni della rassegna seguano l’ordine cronologico di uscita dei film, la Newland ha proposto un criterio di visione innovativo che supera gli approcci accademici e critici tradizionali.

La curatrice, nel programmare gli eventi collaterali, ha voluto avvicinare nuovo pubblico e riconquistare quello passato al lavoro di un maestro inspiegabilmente dimenticato, persino nel suo Paese natale.

E allora, davvero, da dove si può cominciare per raggiungere questo nobile obiettivo di riportare le persone a vedere i film di Visconti? Seguiamo il ragionamento della curatrice della rassegna londinese.

Rocco e i suoi fratelli

Proprio da “Rocco e i suoi fratelli”, un film in bianco e nero che risulta estremamente attuale nel suo tema centrale: lo spaesamento esistenziale, e le sue conseguenze, di una famiglia di immigrati poveri in una metropoli.

Ambientato nella Milano moderna, questa proposta di iniziazione può apparire eccentrica per avvicinare un regista noto per le sue fastose scenografie e per il suo ossessivo amore per la ricostruzione di ambienti e di costumi.

Per “Le notti bianche” (1957), tratto da un racconto di Dostoevskij, Visconti fece ricostruire negli studi di Cinecittà il quartiere Venezia di Livorno, per poter girare il finale sotto la neve.

“Rocco e i suoi fratelli” segna anche un momento di transizione nella poetica di Visconti: l’iniziale impronta verista e neorealista si fonde con la tendenza, infine prevalente, al melodramma ed all’estetizzazione.

A rendere l’opera ancor più adatta come iniziazione è il contributo di altre due grandi figure del cinema italiano: Giuseppe Rotunno, alla direzione della fotografia e Nino Rota, autore della colonna sonora.

E dopo Rocco?

Dopo non può venire che “Il Gattopardo”. Quindi potremmo passare ai film cupi e ossessivi della trilogia tedesca: “La caduta degli dèi”, “Morte a Venezia” e “Ludwig”, quasi opere di teatro totale nell’accezione wagneriana.

Visto che c’è una ideologia di ritorno, il film più adatto potrebbe essere proprio “La caduta degli dei”, uno sguardo scioccante sulla deriva morale di una grande famiglia europea che si annichilisce in un patto faustiano col nazismo.

Virando all’indietro, si approda felicemente al film d’esordio di Visconti che non va assolutamente perso: un esempio quasi unico di noir italiano tratto dalla narrativa hard-boiled americana in stile Dashiel Hammeth e Raymond Chandler.

Si sta parlando di “Ossessione”, un’opera di desiderio e di impulsi omicidi, con interpretazioni sensuali e intense di Clara Calamai e Massimo Girotti. È tratto dal noto romanzo di James M. Cain Il postino suona sempre due volte.

Da dove invece non cominciare

Un punto di arrivo, ma non di partenza, potrebbe essere “La terra trema” (1948), il secondo film di Visconti e la sua unica incursione nel puro neorealismo. Ma il film è forse più verista.

Nonostante la lentezza narrativa, “La terra trema” offre immagini di straordinaria bellezza, come le donne in scialli neri che si stagliano contro la costa battuta dalle onde.

Anche “Gruppo di famiglia in un interno” (1974) potrebbe risultare complesso come punto di avvio di una maratona sul cinema di Visconti. È un capolavoro malinconico e denso con Burt Lancaster, 10 anni dopo “Il Gattopardo”.

Questo film sembra quasi autobiografico; vi ritorna un tema ricorrente di Visconti: l’uomo che anela al passato e vive la malinconia nel ricordo di quello che è stato ed è irrimediabilmente perduto. Uno spasmo verso il tempo perduto.

La copertina scelta dal British Film Institute per la rassegna su Luchino Visconti è accompagnata da una sua citazione: “To put your eyes on beauty is to put your eyes on death” (Posare gli occhi sulla bellezza è posare gli occhi sulla morte). Questa citazione potrebbe dare ragione del titolo della rassegna “Decadence and Decay”.

5 film per iniziare

Rocco e i suoi fratelli

Italia, Francia / 1970 / 170 min. / bianco e nero
ispirato ai racconti de
Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori
soggetto di Suso Cecchi D’Amico, Vasco Pratolini, Luchino Visconti, Giovanni Testori
regia di Luchino Visconti
fotografia di Giuseppe Rotunno
musiche di Nino Rota
con Alain Delon, Renato Salvatori, Annie Girardot, Roger Hanin, Claudia Cardinale, Katina Paxinou, Spiros Focas, Corrado Pani, Paolo Stoppa
RaiPlay, BFI Player

“Rocco e i suoi fratelli” è un dramma familiare, girato in bianco e nero, che narra la storia di una famiglia lucana che, spinta dalla miseria, si trasferisce nella Milano del boom economico in cerca di lavoro e riscatto sociale. Al centro della narrazione, una madre vedova e autoritaria e i suoi cinque figli, che si trovano ad affrontare le aspre sfide della nuova realtà urbana e industriale, dividendo il loro tempo tra il lavoro in fabbrica, la vita notturna, la palestra di pugilato e le tentazioni del del crimine. La tensione drammatica raggiunge il suo apice quando due fratelli, il candido Rocco (Alain Delon) e il tormentato Simone (Renato Salvatori), si innamorano della stessa donna, la prostituta Nadia (Annie Girardot). Il film, affresco del grande esodo meridionale, indaga con lucidità il prezzo umano della modernizzazione, mostrando come la famiglia gradualmente si disgreghi sotto il peso dei conflitti interni e dello sradicamento culturale.

Il Gattopardo

Italia, Francia / 1963 / 205 min.
tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
regia di Luchino Visconti
fotografia di Giuseppe Rotunno
musiche di Nino Rota
con Burt Lancaster, Alain Delon, Claudia Cardinale, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Lucilla Morlacchi, Romolo Valli, Mario Girotti, Pierre Clémenti, Serge Reggiani
Palma d’oro al Festival di Cannes
RaiPlay, BFI Player

“Il Gattopardo”, capolavoro di Visconti tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, narra il declino dell’aristocrazia siciliana durante il Risorgimento. Il protagonista, il principe Don Fabrizio Salina (Burt Lancaster), osserva con raffinata malinconia i profondi cambiamenti sociali che travolgono la sua classe sociale. In contrasto, il nipote Tancredi (Alain Delon), figura più pragmatica e spregiudicata, si adatta ai nuovi tempi sposando la seducente Angelica (Claudia Cardinale), figlia di una famiglia di nuovi ricchi. L’epica sequenza finale del ballo, che si protrae per mezz’ora, cattura l’ultimo bagliore di un’epoca al tramonto: Don Fabrizio attraversa le sontuose sale come un fantasma, testimone malinconico della fine di un mondo aristocratico che sta inesorabilmente dissolvendosi nel nuovo ordine sociale.

La caduta degli dèi

Italia, Germania / 1969 / 155 min.
soggetto di Nicola Badalucco, Enrico Medioli, Luchino Visconti
regia di Luchino Visconti
fotografia di Pasqualino De Santis, Armando Nannuzzi
musiche di Maurice Jarre,
con Dirk Bogarde, Ingrid Thulin, Helmut Griem, Helmut Berger, Renaud Verley, Umberto Orsini, Reinhard Kolldehoff, Albrecht Schönhals, Florinda Bolkan, Nora Ricci, Charlotte Rampling
Una candidatura all’Oscar
RaiPlay, BFI Player

“La caduta degli dèi” rappresenta una discesa vertiginosa negli abissi dell’anima tedesca sedotta dal nazismo. Liberamente ispirato alla storia dei Krupp, potente dinastia industriale, il film intreccia le vicende di una famiglia dell’alta borghesia con l’inesorabile ascesa del nazismo, facendo luce sul legame indissolubile tra potere, perversione e ideologia totalitaria. Helmut Berger, nei panni del giovane rampollo Martin von Essenbeck, incarna l’essenza dell’ariano corrotto, disposto a qualsiasi nefandezza pur di preservare il proprio potere. Le orge, gli abusi e la violenza che si consumano nella villa familiare diventano lo specchio di una società tedesca pronta a seguire ciecamente uno spietato Führer che proclama: “La morale personale è morta. Siamo una società di dèi ai quali tutto è permesso”.

Ossessione

Italia/ 1943 / 135 min.
tratto dal romanzo
Il postino suona sempre due volte di James M. Cain
regia di Luchino Visconti
con Clara Calamai, Massimo Girotti, Juan de Landa
DailyMotion, Prime Video, BFI Player

“Ossessione” segna l’esordio alla regia di Luchino Visconti ed è la prima trasposizione cinematografica del romanzo di Cain, anticipando sia la versione hollywoodiana di Tay Garnett (1946) con Lana Turner e John Garfield, sia quella più carnale di Bob Rafelson (1981) con Jessica Lange e Jack Nicholson. Il film di Visconti trasforma il racconto in una storia italiana di passione proibita, omicidio e impossibile redenzione. Massimo Girotti interpreta un giovane vagabondo che si innamora di Giovanna (Clara Calamai), la sensuale e insoddisfatta moglie di un albergatore. I due amanti, consumati dal desiderio e dalla disperazione, complottano per eliminare il marito. Le loro vite vengono travolte da un vortice di amore e violenza, mentre il paesaggio della bassa padana osserva silente ed estraneo.

Gruppo di famiglia in un interno

Italia, Francia / 1974 / 125 min.
sceneggiatura di Suso Cecchi D’Amico, Enrico Medioli, Luchino Visconti
fotografia di Pasqualino De Santis
regia di Luchino Visconti
con Burt Lancaster, Helmut Berger, Silvana Mangano, Claudia Marsani, Stefano Patrizi, Elvira Cortese, Claudia Cardinale, Dominique Sanda
RaiPlay, BFI Player

Un palazzo romano, un professore americano solitario e un gruppo di giovani inquilini: un microcosmo di tensioni e contraddizioni che prende vita in “Gruppo di famiglia in un interno”. L’anziano docente, maliconicamente nostalgico, si ritrova a confrontarsi con l’energia vitale e le istanze di rinnovamento dei giovani. Il palazzo, con le sue stanze ampie e silenziose, diventa il teatro di questo confronto generazionale. Il film, con lentezza e profondità, affronta temi come la solitudine, il peso del passato e la ricerca di un’identità. Visconti costruisce un’atmosfera densa e suggestiva mentre la fotografia di De Santis, con i suoi chiaroscuri e i suoi dettagli, esalta la bellezza decadente degli ambienti e cattura l’intensità degli sguardi dei personaggi.

Buona visione! Dal 1 gennaio 2025 su BFIPlayer 12 film di Luchino Visconti, maestro dimenticato dell’arte cinematografica.

Cartellone

Di seguito per comodità vi elenchiamo il programma delle proiezioni, utile anche per assistervi nell’eventuale visione sulla piattaforma di streaming BFI Play. I film saranno in lingua originale (italiano) con i sottotitoli in inglese.

Rocco e i suoi fratelli (Rocco and His Brothers)
Venerdì 3 Gennaio 2025 14:00; 19:40
Sabato 4 Gennaio 2025 12:15; 14:20; 2025 19:40

Ossessione
Mercoledì 1 Gennaio 2025 12:00
Giovedì 9 Gennaio 2025 20:15

La terra trema
Sabato 4 Gennaio 2025 16:20
Giovedì 16 Gennaio 2025 17:50

Bellissima
Mercoledì 1 Gennaio 2025 18:30
Lunedì 27 Gennaio 2025 20:45

Senso
Martedì 7 Gennaio 2025 18:00

Le notti bianche (White Nights)
Martedì 7 Gennaio 2025 20:40
Sabato 25 Gennaio 2025 12:00

Il Gattopardo (The Leopard)
Sabato 4 Gennaio 2025 12:30
Domenica 26 Gennaio 2025 17:30

La caduta degli dèi (The Damned)
Domenica 12 Gennaio 2025 12:45
Sabato 25 Gennaio 2025 20:05

Ludwig
Domenica 12 Gennaio 2025 16:10
Martedì 21 Gennaio 2025 18:10

Gruppo di famiglia in un interno (Conversation Piece)
Lunedì 13 Gennaio 2025 18:00

L’innocente (The Innocent)
Martedì 14 Gennaio 2025 20:35
Domenica 26 Gennaio 2025 12:00

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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