L’intelligenza artificiale: una risorsa per il mondo dell’istruzione
Saranno gli specialisti dell’istruzione a vincere
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Vi proponiamo di seguito un nostro adattamento di un articolo apparso sul magazine “The Economist” l’11 gennaio 2024.
Il boom in pandemia
Con il ritorno degli studenti nelle aule per il nuovo anno, è sorprendente notare quanto poco l’istruzione sia cambiata negli ultimi decenni. Laptop e lavagne interattive difficilmente rappresentano una reale innovazione. Molti genitori, confusi dal modo in cui i loro figli fanno acquisti o socializzino, sono abbastanza apatici sulle modalità della loro istruzione.
Il settore rimane un “ritardatario” digitale: le scuole e le università americane spendono circa il 2% e il 5% dei loro budget, rispettivamente, sulla tecnologia. Un’azienda media americana attiva arriva all’8%. Gli appassionati di tecnologia da tempo hanno l’ambizione di ottenere una fetta più grande dei 6 trilioni di dollari che il mondo spende ogni anno per l’istruzione.
Quando la pandemia ha costretto scuole e università a chiudere, sembrava che fosse arrivato il momento di un’offensiva digitale. Gli studenti si sono riversati sulle piattaforme di apprendimento online per colmare le lacune lasciate dalle noiose lezioni su Zoom.
La valutazione di mercato di Chegg, un fornitore di tutoraggio online, è passata da 5 miliardi di dollari all’inizio del 2020 a 12 miliardi di dollari un anno dopo. Byju’s, un omologo indiano, è schizzato a una valutazione sul mercato non borsistico di 22 miliardi di dollari nel marzo 2022, acquisendo altri provider in tutto il mondo.
Lo sboom del dopo pandemia
Gli investimenti globali delle startup legate all’istruzione sono passati da 7 miliardi di dollari nel 2019 a 20 miliardi di dollari nel 2021, secondo Crunchbase, un fornitore di dati.
Poi, una volta passato il Covid, le lezioni sono riprese più o meno come prima. Alla fine del 2022, la valutazione di mercato di Chegg era scesa a 3 miliardi di dollari.
All’inizio dello scorso anno, le società di investimento, tra cui BlackRock e Prosus, hanno iniziato a svalutare la loro partecipazione in Byju’s mano mano che le perdite della società aumentavano. “Con il senno di poi, siamo cresciuti un po’ troppo in fretta”, ammette Divya Gokulnath, co-fondatore dell’azienda.
L’arrivo di ChatGPT
Se la pandemia non è riuscita a portare un superamento della resistenza del settore dell’istruzione al cambiamento digitale, può farcela l’intelligenza artificiale?
ChatGPT, un generatore di AI sembra farcela a tal punto che gli educatori hanno iniziato a preoccuparsi che gli studenti lo usassero per imbrogliare su compiti ed esami.
Nel gennaio 2023, la città di New York ha bandito ChatGPT dalle scuole pubbliche. Tuttavia succede, sempre più spesso, che l’AI susciti entusiasmo come mezzo per fornire tutoraggio personalizzato agli studenti e velocizzare compiti noiosi per gli insegnanti come la correzione. così in maggio New York ha permesso al bot di tornare nelle aule.
L’atteggiamento degli studenti
Gli studenti, d’altra parte, stanno abbracciando la tecnologia. Due quinti degli universitari intervistati lo scorso anno da Chegg hanno riferito di utilizzare un chatbot AI per aiutarsi nei loro studi, con la metà di essi che lo utilizza quotidianamente.
Infatti, la popolarità della tecnologia ha sollevato domande imbarazzanti per aziende come Chegg, la cui quotazione è crollata lo scorso maggio dopo che Dan Rosensweig, il suo amministratore delegato, ha detto agli investitori che stava perdendo clienti a favore di ChatGPT.
Non sarà ChatGPT a prevalere nella scuola
Tuttavia, ci sono buone ragioni per credere che gli specialisti dell’istruzione, che sfruttano l’AI, alla fine prevarranno sui nuovi arrivati come OpenAI, l’azienda produttrice di ChatGPT, e altre società tech che puntano al business dell’istruzione.
Per un verso, i chatbot basati su AI hanno la brutta abitudine di dire sciocchezze, un tratto poco utile in un contesto formativo.
Contenuti da provider affidabili
“Gli studenti vogliono contenuti da provider affidabili”, sostiene Kate Edwards, pedagoga alla guida di di Pearson, un editore di libri di testo.
L’azienda non ha consentito a ChatGPT e ad altre AI di assimilare il suo materiale, ma ha invece utilizzato il contenuto per addestrare i propri modelli che vengono incorporati nella sua suite di apprendimento.
Anche concorrenti come McGraw Hill stanno adottando un approccio simile. Chegg ha sviluppato un proprio chatbot AI che è stato addestrato sul suo vasto set di dati di domande e risposte su svariati argomenti.
Inoltre, come afferma Rosensweig di Chegg, insegnare non consiste solo nel dare agli studenti una risposta, ma nel presentarla in modo che li aiuti a imparare. Comprendere la pedagogia dà agli specialisti dell’educazione un vantaggio.
Pearson
Pearson ha progettato i suoi strumenti di AI per coinvolgere gli studenti scomponendo argomenti complessi, testando la loro comprensione e fornendo feedback rapido, afferma Edwards.
Byju’s sta incorporando le “forgetting curves (curve dell’oblio” degli studenti nel design dei propri strumenti di tutoraggio basati su AI: aggiorna la loro memorizzazione a intervalli personalizzati.
I chatbot devono anche essere adattati a diverse fasce d’età, per poter offrire il livello corretto di infromazioni per il curriculum di studi del fruitore.
Il vantaggio degli specialisti dell’istruzione
Gli specialisti dell’istruzione che hanno già instaurato relazioni con le istituzioni formative avranno il vantaggio aggiuntivo di poter incorporare l’AI in prodotti che sono già familiari.
Anthology, produttore di software educativo, ha integrato funzionalità di AI generativa nel suo programma Blackboard Learn per aiutare gli insegnanti a creare rapidamente progetti, rubriche e test.
I fornitori consolidati sono anche meglio posizionati per istruire gli insegnanti su come sfruttare le capacità dell’AI.
Un percorso difficile
Portare l’AI nell’educazione non sarà facile. Sebbene gli insegnanti abbiano subito un corso accelerato sulle tecnologie dell’istruzione per via del Covid, molti sono ancora indietro nella curva di apprendimento.
Meno di un quinto degli educatori britannici intervistati da Pearson lo scorso anno ha dichiarato di aver ricevuto formazione su strumenti di apprendimento digitale.
I bilanci limitati di molte scuole renderanno difficile far acquisire nuove tecnologie. Gli scettici sull’AI dovranno essere convinti e potrebbero essere necessari nuovi strumenti di AI per individuare le frodi rese possibili dalla stessa AI.
Il lavoro degli insegnanti
Domande spinose inevitabilmente sorgeranno su cosa ciò significhi per il lavoro degli insegnanti: la loro attenzione potrebbe dover essere rivolta verso la motivazione degli studenti e l’istruzione su come lavorare al meglio con gli strumenti basati sull’AI.
“Dobbiamo dare all’industria risposte su come sfruttare questa tecnologia”, dichiara Bruce Dahlgren, capo di Anthology.
Se queste risposte possono essere fornite, non saranno solo aziende come quella di Dahlgren a beneficiarne.
Tutor individuali
Un inflazionato studio del 1984 di Benjamin Bloom, uno psicologo dell’educazione, ha scoperto che il tutoraggio individuale migliorava le prestazioni accademiche medie degli studenti e riduceva le differenze tra di loro.
L’AI potrebbe finalmente rendere i tutor individuali praticabili per molti. Con l’apprendimento degli studenti, specialmente quelli provenienti da famiglie più povere che hanno visto un rallentamento nella turbolenza della pandemia, tale sviluppo sarebbe veramente una manna.
Fonte: AI can transform education for the better, “The Economist”, 11 gennaio 2024