L’indice analitico del libro
… e mettiamocelo!
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Indici se no cos’altro
L’indice analitico può veramente essere il cuore di un libro, specialmente se questo libro è un saggio o un manuale. Ma anche nella narrativa e nel romanzo in generale può essere, come ci dice Calvino, una leva per portare il lettore a scoprire una chiave di lettura che in un procedimento sequenziale potrebbe sfuggire o soccombere rispetto a un’altra. Se leggete il brano di Calvino riportato sotto capirete che cosa si intenda significare.
L’indice è una fotografia del contenuto presa dal satellite e non una istantanea da un qualsiasi punto di osservazione posto sullo stesso livello. Solo questo campo visivo totale può dare conto della complessità del contenuto e dei soggetti prevalenti che alle volte possono anche non apparire subito, per esempio, sfogliando l’indice generale che contiene la mera struttura del libro.
Libri che non hanno un indice analitico o uno delle concordanze o semplicemente una lista dei nomi e dei luoghi citati, e ce ne sono purtroppo ancora tanti, sono libri di valore limitato per chi voglia capirli o utilizzarli nelle loro infinite potenzialità. La lettura integrale è solo uno dei possibili approcci a un contenuto.
Una storia dell’indice analitico
“L’indice analitico distilla un’opera fino a una lista di parole chiave: nomi, luoghi, concetti. Astrazioni, quindi: ridurre il materiale, sintetizzarlo, per creare qualcosa di nuovo e di diverso.”
Queste parole sono contenute in un saggio che è uscito da poco in traduzione italiana. Si tratta di un libro che traccia la storia di questa “tecnologia” che ha le sue radici in là nel tempo.
È stato lo storico della cultura Denis Duncan, docente dell’University College di Londra, a scriverlo e già il suo titolo ne rivela il taglio: Indice, storia dell’. Dai manoscritti a Google, l’avventurosa storia di come abbiamo imparato a orientarci nel sapere, UTET, 2022. Si tratta di una ricostruzione accurata e anche ricca di humor che non ti aspetteresti da una storia di un arido elenco come l’indice analitico.
Indice-sommario e indice analitico
Visto che il libro nasce in lingua inglese è necessaria una precisazione che giustamente la traduttrice, Chiara Baffa, si premura di mettere subito di fronte al lettore. In un libro in lingua italiana “Indice”, cioè sommario, corrisponde alla “Table of contents” degli anglossassoni, mentre il termine inglese “index” indica i nostri indici di tipo analitico.
Due componenti del libro che non occorre confondere e che hanno ruoli diversi, pur nel loro comune scopo di offrire una bussola per esplorare il contenuto. Indice e index lavorano pure in modo analogo: sono etichette/tag con puntatori univoci ai numeri pagina nei libri cartacei o con collegamenti ipertestuali ad ancore-destinazioni nei libri digitali.
L’indice/sommario, che punta a un landmark del testo (in genere un titolo su più livelli) e che risulta visibilmente agganciabile anche nello sfoglio a soffietto, offre una mappa della struttura dell’opera: segue l’ordine sequenziale del contenuto, mettendone in luce l’architettura.
L’indice analitico non segue l’ordine sequenziale del contenuto e si potrebbe dire che non ha un legame intrinseco con il testo, è sostanzialmente decontestualizzato. Un indice analitico è disposto in ordine alfabetico per parola chiave che rimanda a un contesto inserite nella massa del corpo del testo non graficamente distinguibile nel paragrafo che lo avviluppa. Sono chiavi nascoste non altrimenti individuabili se non attraverso quel tipo di reperimento.
Scrive Duncan a proposito dell’indice analitico:
“È un elenco in ordine alfabetico che scompone un libro nei suoi vari elementi, personaggi, temi o perfino singole parole; uno strumento tecnologico — un accessorio — mirato a velocizzare una determinata modalità di fruizione che gli studiosi chiamano lettura a campione” [e che nelle versioni digitali si potrebbe chiamare, sempre con una parola inglese, “skimming”].
Più semplicemente trattasi di una estrazione di contesti che corrispondono a una strategia del lettore/utente volta al reperimento di specifiche informazioni per suoi molteplici fini.
Da Callimaco a Page/Brin
Il concetto di “index” inizia a muovere i primi passi quando il poeta Callimaco riuscì a trovare il modo di catalogare le casse contenenti i rotoli dei papiri della Biblioteca di Alessandria e si dispiega in tutte le sue potenzialità nell’algoritmo di ricerca, di classificazione e di indicizzazione di Google.
In realtà quando si imposta una ricerca nella barra di Google si lancia una interrogazione su una complessa indicizzazione della rete già effettuata dagli algoritmi del motore di ricerca. Non è una ricerca sull’intera massa testuale del web come verrebbe da pensare vista l’efficienza e anche, alle volte, l’accuratezza dei risultato di ricerca.
Con Callimaco non era ancora nato l’indice analitico, ma l’intuizione c’era già tutta, ed era proprio quella di classificare un contenuto con chiavi identificative del soggetto così da poterlo reperire con metodi che oggi definiremo ad accesso diretto molto più rapidi ed efficienti di quelloi ad accesso sequenziale.
A questo punto vi vorremmo presentare due lettura, una dal libro del quale stiamo parlando sull’evoluzione del concetto di lettura e la seconda tratta da Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino, nel quale lo scrittore parla, da par suo, della lettura elettronica.
Buona lettura!
Il concetto di lettura e l’indice
di Dennis Duncan
La storicità della lettura
Il modo in cui leggiamo (o forse dovremmo dire i modi in cui leggiamo, visto che ogni persona, ogni giorno, legge in molte maniere differenti: romanzi, quotidiani, menu, indicazioni stradali richiedono tutti un livello di attenzione diverso) magari non è lo stesso di vent’anni fa.
Ma anche allora il nostro modo di leggere non era lo stesso della generazione, per dirne una, di Virginia Woolf, o di una famiglia del XVIII secolo, o dell’epoca delle prime macchine da stampa.
Non esiste un ideale platonico di lettura (che tra l’altro, come vedremo, per Platone era qualcosa di tutt’altro che ideale).
Quella che consideriamo la norma è sempre stata la risposta a tutta una serie di circostanze storiche, e ogni cambiamento nello scenario sociale e tecnologico ha prodotto un’evoluzione nel significato del concetto di “lettura”.
Non evolvere come lettori — ovvero sperare che, come società, la nostra esperienza di lettura abbia ancora la stessa intensità, per esempio, di quella di un frate di un monastero dell’XI secolo, isolato da tutto insieme alla sua biblioteca di cinque o sei volumi — è assurdo quanto lamentarsi che una farfalla non sia abbastanza bella.
“Il modo in cui leggiamo, dipende da un processo di adattamento all’ambiente circostante.
L’evoluzione del concetto e delle tecniche di indicizzazione
Questa storia dell’indice analitico, quindi, non si limiterà a raccontare i progressivi miglioramenti di uno strumento di tecnologia testuale apparentemente innocuo.
Dimostrerà anche che l’indice si è modificato in base ad altri mutamenti nell’ecosistema della lettura — la nascita del romanzo, delle riviste da bar o delle pubblicazioni scientifiche — e a come i lettori, e il modo di leggere, siano cambiati con loro.
E mostrerà come l’indice ha spesso fatto da capro espiatorio per chi aveva investito nelle modalità di lettura precedenti.
Illustrerà inoltre le relative fortune dei due tipi di indicizzazione, quella per parola (nota anche come lista delle «concordanze») e quella per soggetto: la prima segue pedissequamente il testo di riferimento, mentre la seconda si divide tra la fedeltà all’opera e quella alla comunità di lettori che ne usufruiranno.
Pur essendo nate entrambe nel Medioevo, l’indicizzazione per soggetto è diventata sempre più diffusa, tanto che a metà del XIX secolo lord Campbell si vantava di aver tentato di renderla obbligatoria per ogni nuova uscita editoriale.
Le concordanze, al contrario, sono rimaste uno strumento per specialisti per tutto il millennio scorso, per poi salire alla ribalta dopo l’avvento dell’informatica moderna. Tuttavia, nonostante la nostra dipendenza dagli strumenti “strumenti di ricerca digitali, dalle barre di ricerca e dal CMD+F, spero che questo libro dimostri che c’è ancora vita — proprio così: vita — nel vecchio indice per soggetto, compilato da indicizzatori in carne e ossa. In tal senso, prima di iniziare, vorrei parlare di due esempi che serviranno a chiarire la distinzione che ho provato a descrivere.
Da: Dennis Duncan, Indice, storia dell’, UTET, Torino, 2022, pag. 18
La lettura elettronica
di Italo Calvino
Parole ricche di significato
Ho chiesto a Lotaria se ha già letto alcuni miei libri che le avevo prestato. M’ha detto di no, perché qui non ha a disposizione un elaboratore elettronico.
M’ha spiegato che un elaboratore debitamente programmato può leggere un romanzo in pochi minuti e registrare la lista di tutti i vocaboli contenuti nel testo, in ordine di frequenza. — Posso così disporre subito d’una lettura già portata a termine, — dice Lotaria, — con un’economia di tempo inestimabile. Cos’è infatti la lettura d’un testo se non la registrazione di certe ricorrenze tematiche, di certe insistenze di forme e di significati?
La lettura elettronica mi fornisce una lista delle frequenze, che mi basta scorrere per farmi un’idea dei problemi che il libro propone al mio studio critico. Naturalmente alle frequenze più alte sono registrate delle sfilze d’articoli, pronomi, particelle, ma non è là che soffermo la mia attenzione. Punto subito sulle parole più ricche di significato, che mi possono dare un’immagine del libro abbastanza precisa,
Lotaria m’ha portato alcuni romanzi trascritti elettronicamente sotto forma d’elenchi di vocaboli in ordine di frequenza.
Quante volte tornano?
In un romanzo tra le cinquantamila e le centomila parole, — m’ha detto, — le consiglio d’osservare subito i vocaboli che tornano una ventina di volte. Guardi qui. Parole che compaiono diciannove volte: cinturone, comandante, denti, fai, han, insieme, ragno, risponde, sangue, sentinella, spari, subito, t’, tua, visto, vita…
Parole che compaiono diciotto volte: basta, bello, berretto, finché, francese, mangiare, morto, nuovo, passa, patate, punto, quei, ragazzi, sera, vado, viene…
Non ha già un’idea chiara di cosa si tratta? — dice Lotaria. — Non c’è dubbio che è un romanzo dì guerra, tutto azione, dalla scrittura secca, con una certa carica di violenza. Una narrazione tutta in superficie, si direbbe; ma per sincerarcene è sempre bene fare qualche sondaggio nella lista delle parole che ricorrono una volta sola, e non per questo sono meno importanti. Questa sequenza, per esempio: sottana, sotterralo, sotterranei, sotterraneo, sotterrarla, sotterrato, sottili, sottobosco, sottomano, sottoproletari, sottoscala, sottoterra, sottovesti…
C’è qualcosa di nascosto
No, non è un libro tutto in superficie come sembrava. Ci dev’essere qualcosa di nascosto; su questa traccia potrò indirizzare le mie ricerche.
Lotaria mi mostra un’altra serie d’elenchi.
Questo è un romanzo tutto diverso. Si vede subito. Guardi le parole che ricorrono una cinquantina di volte: avuto, marito, poco, Riccardo, suo (51), cosa, davanti, ha, rispose, stata, stazione (48), appena, camera, Mario, qualche, tutti, volte (47), andò, cui, mattina, pareva (46), doveva (45), avesse, fino, mano, senti (43), anni, Cecina, chi, Delia, mani, ragazza, sei, sera (42), finestra, poteva, quasi, sola, tornò, uomo (41), me, voleva (40), vita (39)…
Cosa glie ne pare? Narrazione intimista, sentimenti sottili, appena accennati, un ambiente modesto, la vita di tutti i giorni in provincia… Per controprova, preleviamo un campione dì parole che ricorrono una sola volta: infreddolito, ingannata, ingegnato, ingegnere, ingelosire, ingenue, inghiottì, inghiottita, inghiottiva, inginocchiarsi, ingiù, ingiustizia, ingrandiva, ingrassare…
E così, già ci siamo resi conto dell’atmosfera, degli stati d’animo, dello sfondo sociale…
Un indizio prezioso
Possiamo passare a un terzo libro: andò, capelli, conto, corpo, Dio, secondo, soldi, soprattutto, volte (39), farina, pioggia, provviste, qualcuno, ragione, sera, stare, Vincenzo, vino (38), dolce, dunque, gambe, morte, sue, uova, verde (36), avremmo, bambini, beh, bianco, capo, fanno, giornata, macchina, neri, persino, petto, rimasi, sta, stoffe (35)…
Qui direi che siamo di fronte a una storia corposa, sanguigna, tutta sul sodo, un po’ brusca, con una sensualità diretta, senza raffinatezze, un erotismo popolaresco. Passiamo anche qui alla lista delle parole con frequenza uno. Ecco, per esempio: verdure, vergini, vergognai, vergognandosi, vergognare, vergognarti, vergognasse, vergognata, vergognava, vergogne, vergogneremmo, vergogni, vergogno, verificarsi, vermut...
Ha visto? Questo è un senso di colpa bello e buono! Un indizio prezioso: l’indagine critica può partire di lì, proporre le sue ipotesi di lavoro… Cosa le dicevo? Non è un sistema rapido ed efficace?
La responsabilità dello scrivere
L’idea che Lotaria legga i miei libri a questo modo mi crea dei problemi. Adesso ogni parola che scrivo la vedo già centrifugata dal cervello elettronico, disposta nella graduatoria delle frequenze, vicino ad altre parole che non so quali possano essere, e mi domando quante volte l’ho usata, sento la responsabilità dello scrivere che pesa tutta su quelle sillabe isolate, provo a immaginarmi quali conclusioni si possano trarre dal fatto che ho usato una volta o cinquanta volte quella parola.
Forse sarà meglio che la cancelli… Ma qualsiasi altra parola provi a sostituirle, mi sembra che non resista alla prova… Forse anziché un libro potrei scrivere degli elenchi di parole, in ordine alfabetico, una frana di parole isolate in cui si esprima quella verità che ancora non conosco, e dalle quali l’elaboratore, capovolgendo il proprio programma, ricavi il libro, il mio libro.
Le liste di parole sono tratte dai volumi di Spogli elettronici dell’italiano letterario contemporaneo, a cura di Mario Alinei, Il Mulino, Bologna 1973, dedicati a tre romanzi di scrittori italiani.
Da: Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, Einaudi, 1979
Dennis Duncan è scrittore, traduttore, docente di inglese presso la University College di Londra e membro della Royal Historical Society. Ha pubblicato numerosi libri accademici, oltre a traduzioni di Michel Foucault, Boris Vian e Alfred Jarry. I suoi scritti sono apparsi su “The Guardian”, “The Times Literary Supplement” e “London Review of Books”.”
Italo Calvino (Cuba 1923-Siena 1985) dopo gli studi e la Resistenza in Liguria si laureò in Lettere a Torino. Dal 1947 al 1983 lavorò a vario titolo per l’editore Einaudi. Visse a Sanremo, a Torino, a Parigi, e dal 1980 a Roma. Collaboratore di quotidiani e riviste, diresse insieme con Vittorini “il menabò di letteratura”. Tra le sue opere: Il sentiero dei nidi di ragno (1947), Ultimo viene il corvo (1949), Il visconte dimezzato (1952), Fiabe italiane (1956), Il barone rampante (1957), I racconti (1958), Il cavaliere inesistente (1959), Marcovaldo (1963), Le Cosmicomiche (1965), Ti con zero (1967), Le città invisibili (1972), Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979), Palomar (1983), Lezioni americane (1988).