L’importanza di essere Mancini

di Paolo Marcucci

Mario Mancini
7 min readFeb 7, 2021

Vai al magazine “La Tavola dei pensieri”
Vai agli altri articoli della serie “Scampoli d’arte e di pensiero”

Hugo van der Goes, La caduta dell uomo e il lamento, 1470 (dettaglio), 1470–1475, Kunsthistorisches Museum, Vienna.

Alla nascita l’eredità dei mancini è già un fardello pesante, per questo sono i migliori di tutti noi, poveri destrimani, che siamo sì la maggioranza (90%), ma una maggioranza senza inventiva e fantasia e che, priva di queste caratteristiche e proprietà, non riesce a vedere la via maestra perché il genio, quello vero, sembra passare sempre da sinistra.

Ed è proprio su questa scelta alla biforcazione, che comincia la gravosa eredità per i mancini. Già Ercole, l’eroe greco, si ferma al bivio indeciso sul da farsi, sulla scelta tra la retta via di destra della virtù, e quella di sinistra del vizio.

Il bivio rimanda alla Y pitagorica e da qui alla forma biforcuta del ramo d’oro ricercato da Enea per la discesa nell’oltretomba, e poi successivamente all’albero della conoscenza del bene e del male, e quindi all’albero del peccato originale nell’immagine di apertura.

Domenico Beccafumi, Ercole al bivio, 1520, Museo Bardini, Firenze.

Destra, bene — Sinistra, male

Anche il figlio di Dio, Gesù Cristo, siede alla destra del Padre in tutte le raffigurazioni, come veniva annunciato nel vangelo di Marco (XVI,19): “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio”. E ancora Matteo (XXV, 32 e seguenti):

32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. […] 41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.

Il Diavolo, essendo il contrario di Dio, è il male ed è mancino perché Dio come gli uomini è destro, e il Diavolo, contrario per natura, si bacia non sul davanti della bocca o le guance, ma sulle terga e sull’ano.

Il Diavolo nelle rappresentazioni del Medioevo, che per i mancini sembra essere stato — al contrario di quello che ci si potesse aspettare — un periodo tollerante, viene dipinto con i due arti uguali, senza la specularità della destra e della sinistra delle mani dell’uomo.

Male anche nel comportamento

Anche l’etimologia della parola ha un carattere negativo, infatti deriva dal latino mancus che vuol dire monco, mutilato e di conseguenza imperfetto, debole, disadatto.

Teorie negative che trovavano un certo riscontro anche nei nascenti studi psicanalitici dell’Ottocento: Wilhelm Fliess[1], un associato e amico di Freud[2] (che sembra fosse sinistro), abbinava il mancinismo a maggiori caratteri omosessuali rispetto ai destrimani.

E non poteva mancare Lombroso[3] che, nella sua ricerca di associazione tra tratti facciali e attitudini criminali, studiando le mani, collegava il mancinismo a comportamenti deviati e di delinquenza.

Lombroso che si sarebbe trovato in difficoltà, un secolo dopo, a studiare la bonaria cattiveria degli spaghetti western, come in Lo chiamavano Trinità[4], dove Bud Spencer, il Bambino, fratello di Trinità, è un ladro di cavalli e un lesto pistolero e viene definito “la mano sinistra del diavolo”.

Lo chiamavano Trinità, e “la mano sinistra del diavolo”.

L’avversione al mancinismo

L’avversione al mancinismo è andata avanti e negli anni ’20 del secolo scorso, per esempio fu associato alla dislessia e alla demenza, e anche fino agli anni ’60 e ’70 gli insegnanti continuavano a correggere l’uso della mano sinistra per scrivere.

E proprio in questo periodo, nel 1976 viene istituita la giornata dei mancini (13 agosto) per celebrare la loro caratteristica.

“Viene dimostrata l’innocuità del mancinismo ed è caduto l’ostracismo verso i soggetti mancini: poiché l’emisfero destro[5] — oltre ad essere deputato a fondamentali funzioni neurologiche, tra cui la percezione dei parametri spaziali e la facoltà di sintesi — è sede delle emozioni, dell’immaginazione e della creatività.[6]

Ma quanti sono i mancini? Sembra che costituiscano all’incirca il 10% della popolazione mondiale, con una proporzione che rimane stabile nel tempo. Secondo una nota ricerca scientifica[7] la proporzione dei mancini ai tempi delle glaciazioni pare coincidere con quella dei giorni nostri e interessante appare la notizia che nelle frecce ritrovate nella faretra dell’uomo di Ötzi, vissuto cinquemila anni fa e ritrovato a seguito dello scioglimento dei ghiacci delle Alpi, una di queste era stata fatta da un mancino.

La percentuale di mancini

Intrigante è la ricostruzione che alcuni ricercatori[8], attraverso un modello matematico mostravano questo:

“Come la percentuale di mancini fosse il risultato dell’evoluzione umana — in particolare, un equilibrio tra cooperazione e competizione. Hanno cioè pensato che, anche se il fondamento del destrismo o del mancinismo può essere genetico, potrebbe esistere un fattore sociale che spiega come mai il rapporto è così sbilanciato. Più l’animale è sociale e ha una maggiore considerazione della cooperazione, più la popolazione generale tenderà verso un lato”.

Ha dichiarato a LiveScience Daniel Abrams, assistente alla McCormick School of Engineering and Applied Science che ha contribuito allo sviluppo del modello e ha aggiunto

“Il fattore più importante per una società efficiente è rappresentato da un elevato grado di cooperazione, negli esseri umani ciò ha portato a una maggioranza di destri. Per cui, per qualche motivo, potremmo esserci evoluti favorendo il destrismo e facendo sì che chiunque deviasse da questa tendenza fosse condizionato a usare principalmente quella mano nonostante la propria disposizione genetica[9].

Ma il mancinismo esiste anche nei destri? Quale lato del nostro corpo mostriamo prevalentemente in un selfie? Giorgio Vallortigara scrive[10]:

In un celebre studio del 1973 gli psicologi Chris McManus e Nicholas Humphrey osservarono che in un campione di quasi millecinquecento ritratti era raffigurata preferenzialmente la parte sinistra del volto piuttosto che quelle destra; ciò avveniva nel 68% dei casi nei ritratti femminili e nel 56% di quelli maschili.”

Scienziati a destra e umanisti a sinistra?

Sopra: John Aubrey, 1626–1697, fisico, naturalista, letterato, pittore e antiquario. Sotto: Thomas Browne, 1605–1682, filosofo e scrittore

La preferenza è emersa anche nell’analisi degli autoritratti, che ovviamente sono dipinti con l’aiuto dello specchio, e quindi tendono a esibire il lato destro del volto per il ribaltamento dell’immagine sinistra a destra nello specchio. E lo stesso fenomeno si ripete per i selfie, essendo la fotocamera frontale uno specchio che inverte destra e sinistra.

Interessante è la notizia che riporta Vallortigara di uno studio di Mike Nicholls, un neuropsicologo, sui ritratti storici (prevalentemente maschili) dei componenti della Royal Society di Londra[11], da cui risulta che la parte degli accademici appartenente alle sezione delle scienze dure, tende a mostrare il lato destro, quello meno emotivo.

Mentre gli accademici della parte humanities tendono a mostrare invece il lato sinistro[12]. Tendenze confermate anche dalle pose che si assumono per una foto di famiglia, dove mostriamo più frequentemente il lato sinistro, rispetto a una foto per il curriculum dove la preferenza è mostrare invece il lato destro.

La rivincita dei mancini

E però, nonostante questa gravità, questa zavorra, i mancini hanno sfornato e prodotto tra i più grandi geni della storia dell’uomo: Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Picasso, Napoleone, Beethoven, Einstein, Nicola Tesla, Marie Curie, Gandhi, Alessandro Magno, Giulio Cesare solo per citane alcuni, e poi Charlie Chaplin, Robert De Niro, Marylin Monroe, Bob Dylan, e ancora i geni dello sport come John McEnroe, Diego Armando Maradona, Messi, Gigi Riva e Mariolino Corso che, in barba alla tradizione fu definito, dopo una meravigliosa partita, dal tecnico ungherese Gyula Mandi, “il piede sinistro di Dio”, e così il diavolo non fu più associato al tiro mancino.

Mario Corso, 1941–2020. alla sinistra del grande Inter di Helenio Herrera,

Per tutto questo, con celia, con divertissement, ti ringrazio caro Mario, editore illuminato, ma destrimane purtroppo come me.

Note

[1] Wilhelm Fliess (1858–1928) chirurgo tedesco.

[2] Sigmund Freud, (1856–1939) psicoanalista e filosofo austriaco.

[3] Cesare Lombroso (1835–1909), medico, antropologo, filosofo, giurista, criminologo.

[4] Del 1970 con la regia di E.B. Clucher, con Terence Hill e Bud Spencer.

[5] Per la nota corrispondenza incrociata tra la parte del corpo e l’emisfero cerebrale che lo dirige.

[6] Alberto Catalano in Gorgonia.it

[7] Left-handedness common in Ice Age, pubblicata sul magazine scientifico Biology Letters nel 2004 (fonte Business Insider).

[8] 2012, Northwestern University.

[9] Lindsay Dodgson, 20/12/2019, Business Insider.

[10] Professore all’ Università degli Studi di Trento in Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche, nell’articolo del Sole24Ore del 17 gennaio 2021.

[11] Del 1660, superata solo dall’Accademia dei Lincei che è del 1603. Le accademie nascono per promuovere il sapere scientifico per il bene della società.

[12] Il cuore e la fede nuziale sono collocati a sinistra.

Paolo Marcucci ha svolto tutta la sua esperienza lavorativa nel mondo bancario. È stato relatore a convegni/incontri a carattere economico, docenze a master universitari sul risk management. È stato assessore alla cultura e all’industria del Comune di Montelupo Fiorentino. Da sempre interessato alla storia e all’economia locale, la sua ultima pubblicazione è Storia della Banca Cooperativa di Capraia, Montelupo e Vitolini. Una banca territoriale toscana e l’economia locale al tempo della globalizzazione.

--

--

Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

No responses yet