Lenin: le tesi di aprile

(4-7 aprile 1917)

Mario Mancini
6 min readMar 28, 2020

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Aprile 1917. Lenin sul treno blindato diretto a Pietroburgo di ritorno dall’esilio.

Nelle discussioni pluridecennali fra i marxisti russi prima della rivoluzione un tema centrale era stato quello dei compiti spettanti al proletariato nel quadro di una situazione storica caratterizzata, come quella russa, da un alto grado di arretratezza.

Pur nell’intreccio delle varie correnti, l’opinione più diffusa era sempre stata che le condizioni del paese vietassero un passaggio immediato alla costruzione di uno Stato socialista, e che perciò il compito del proletariato nella rivoluzione doveva essere quello di spingere avanti e accelerare la rivoluzione borghese contro l’assetto feudale della Russia zarista fino al suo completamento, che costituiva la premessa indispensabile per il successivo passaggio al socialismo.

Queste posizioni tenevano conto soprattutto delle condizioni della società russa, nella quale dominavano con la loro presenza cento milioni di contadini estremamente arretrati, di fronte a meno di cinque milioni di operai industriali; ed esse (qualunque fosse stata la storia di queste discussioni, molto dibattuta tra i sostenitori delle tesi ufficiali sovietiche e i loro oppositori) erano certo condivise dalla maggioranza dei bolscevichi nella fase iniziale della rivoluzione, fino all’arrivo di Lenin a Pietrogrado (3 aprile 1917).

Fu appunto Lenin a rovesciare queste posizioni, sostenendo, nelle sue tesi Sui compiti del proletariato nella rivoluzione attuale, la opportunità e la necessità della immediata conquista del potere da parte del proletariato e dei contadini poveri per la realizzazione dello Stato socialista.

Le tesi furono lette per la prima volta da Lenin nel pomeriggio del 4 aprile, in una riunione di socialdemocratici (cioè di bolscevichi, menscevichi e indipendenti) tenuta al Palazzo di Tauride, dove si radunava ih Soviet di Pietrogrado: ed esse incontrarono la più viva opposizione fra gli ascoltatori, dei quali solo Aleksandra Kollontaj parlò in suo favore, sì che egli lasciò la sala senza replicare.

Vennero pubblicate per la prima volta nella “Pravda” del 7 aprile, con un nota redazionale, firmata da Lev Kamenev, che esprimeva rispetto ad esse il più reciso dissenso. Tuttavia, proprio l’impostazione di Lenin doveva trionfare nel corso della rivoluzione, ed essa doveva caratterizzare la presa del potere dei bolscevichi nell’ottobre.

Le sue conseguenze sono così riassunte da uno dei maggiori storici della rivoluzione russa: «quello a cui questa politica impegnava i suoi patrocinatori era nientemeno che la transizione diretta dalle forme più arretrate di organizzazione politica ed economica a quelle più avanzate.

In sede politica, il programma comportava il tentativo di superare l’abisso esistente tra l’autocrazia e la democrazia socialista facendo a meno della lunga esperienza e del lungo esercizio dei diritti civili e politici che la democrazia borghese, con tutti i suoi difetti, aveva reso possibile in Occidente.

In sede economica, esso significava la creazione di un’economia socialista in un paese che non aveva mai avuto le risorse di attrezzature tecniche e di operai specializzati caratteristiche di un sistema capitalista sviluppato.

Questi pesanti handicap la vittoriosa rivoluzione d’ottobre doveva ancora superarli. La sua storia è il resoconto dei successi e degli insuccessi incontrati nella realizzazione di questo compito»: cfr. E. G. Carr, La rivoluzione bolscevica 1917–1923, trad. ital., Torino, Einaudi, 1964, p. 102. Un’altra accessibile esposizione delle vicende della rivoluzione russa è quella di W. H. Chamberlin, Storia della rivoluzione russa, trad. it., Milano, Mondadori, 1955, voll. 3. Il testo russo delle “Tesi” nelle Opere complete a cura dell’Istituto Marx-Engels-Lenin, cit., vol. XX, pp. 87-90. Se ne dà qui la traduzione italiana in Lenin, Opere scelte cit., pp. 713-716.

Tesi

1. — Nel nostro atteggiamento verso la guerra, la quale — sotto il nuovo governo Lvov e consorti, e grazie al carattere capitalistico di questo governo — rimane incondizionatamente, da parte della Russia, una guerra imperialistica di brigantaggio, non è ammissibile nessuna benché minima concessione al “difensismo” rivoluzionario.
A una guerra rivoluzionaria che realmente giustifichi il difensismo rivoluzionario, il proletariato cosciente può dare il suo consenso soltanto alle seguenti condizioni:
a) passaggio del potere nelle mani del proletariato e degli strati più poveri della popolazione contadina che si mettono dalla sua parte;
b) rinuncia effettiva, e non a parole, a qualsiasi annessione;
c) rottura completa, effettiva, con tutti gli interessi del capitale.
Data l’innegabile buona fede di vasti strati delle masse, che sono per il difensismo rivoluzionario e accettano la guerra come una necessità e non per spirito di conquista, dato che essi sono ingannati dalla borghesia, bisogna innanzi tutto mettere in luce i loro errori minutamente, ostinatamente, pazientemente, mostrando il legame indissolubile fra il capitale e la guerra imperialistica, dimostrando che non è possibile metter fine alla guerra con una pace puramente democratica, e non imposta colla forza, senza abbattere il capitale.
Organizzazione della più vasta propaganda di questi concetti nell’esercito combattente.
Fraternizzazione.

2. — La peculiarità dell’attuale momento in Russia consiste nel passaggio dalla prima tappa della rivoluzione, che, a causa dell’insufficiente coscienza ed organizzazione del proletariato, ha dato il potere alla borghesia — alla seconda tappa, che deve dare il potere al proletariato e agli strati poveri dei contadini.
Da una parte, questo passaggio è caratterizzato dal massimo di legalità (fra tutti i paesi belligeranti, la Russia è, oggi, il paese più libero del mondo) e, d’altra parte, dall’assenza di violenza contro le masse e, infine, dall’atteggiamento inconsapevolmente fiducioso delle masse verso il governo dei capitalisti, dei peggiori nemici della pace e del socialismo.
Questa peculiarità c’impone di saperci adattare alle condizioni particolari del lavoro del partito fra le immense masse proletarie appena destate alla vita politica.

3. — Non appoggiare in alcun modo il governo provvisorio; dimostrare la completa falsità di tutte le sue promesse, soprattutto di quelle concernenti la rinuncia alle annessioni. Smascherare questo governo invece di “esigere” (ciò che è inammissibile e semina illusioni) che esso, governo di capitalisti, cessi di essere imperialista.

4. — Riconoscimento del fatto che il nostro partito è una minoranza e, finora, una piccola minoranza, nella maggior parte dei Soviet deputati degli operai, di fronte al blocco di tutti gli elementi opportunisti piccolo-borghesi, sottomessi all’influenza della borghesia e veicoli dell’influenza borghese sul proletariato: dai socialisti populisti e dai socialisti-rivoluzionari al Comitato d’organizzazione (Ckheide, Tsereteli, ecc) a Steklov, ecc.
Spiegare alle masse che i Soviet dei deputati operai sono la sola forma possibile di governo rivoluzionario e che, per conseguenza, il nostro compito, finché questo governo sarà sottomesso all’influenza della borghesia, può consistere soltanto nella spiegazione paziente sistematica, perseverante — particolarmente adattata ai bisogni pratici delle masse — degli errori della loro tattica.
Finché saremo in minoranza, faremo un lavoro di critica e di spiegazione degli errori, sostenendo in pari tempo la necessità del passaggio di tutto il potere statale ai Soviet dei deputati operai, affinché le masse, sulla base dell’esperienza, possano liberarsi dei loro errori.

5. — Niente repubblica parlamentare — ritornare ad essa dopo i Soviet dei deputati operai, sarebbe un passo indietro — ma repubblica dei Soviet dei deputati operai, dei braccianti e dei contadini, in tutto il paese, dal basso in alto.
Soppressione della polizia, dell’esercito e del corpo dei funzionari.
Salario ai funzionari — tutti eleggibili e revocabili in qualunque momento — non superiore al salario medio d’un buon operaio.

6. — Nel programma agrario trasferire il centro di gravità nel Soviet dei deputati dei salariati agricoli.
Confiscare tutte le terre dei grandi proprietari fondiari.
Nazionalizzare tutte le terre del paese e metterle a disposizione dei Soviet locali dei deputati dei salariati agricoli e dei contadini poveri. Fare di ogni grande tenuta (da 100 a 300 desiatine circa, secondo le condizioni locali e secondo le decisioni delle istituzioni locali) una azienda modello coltivata per conto della comunità e sottoposta al controllo dei Soviet dei deputati dei salariati agricoli.

7. — Fusione immediata di tutte le banche del paese in una unica banca nazionale, posta sotto il controllo dei Soviet dei deputati operai.

8. — Come nostro compito immediato, non 1’“instaurazione” del socialismo, ma, per ora, soltanto il passaggio al controllo della produzione sociale e della ripartizione dei prodotti da parte dei Soviet dei deputati operai.

9. — Compiti del partito:
a) congresso immediato del partito;
b) modificare il programma del partito e principalmente:
Cioè, sostituire l’armamento generale del popolo all’esercito permanente.
1) sull’imperialismo e sulla guerra imperialistica;
2) sull’atteggiamento verso lo Stato e sulla nostra rivendicazione dello “Stato-Comune”;
3) correggere il programma minimo invecchiato.
c) Cambiare il nome del partito.

10. Rinascita dell’Internazionale.
Prendere l’iniziativa della creazione di un’Internazionale rivoluzionaria contro i socialsciovinisti e contro il “centro”.

Fonte: Rosario Romeo e Giuseppe Talamo (a cura di), Documenti storici. Antologia, vol. II L’età conteporanea, Loescher, Torino, 1966.

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Mario Mancini
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Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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