La verità della bugia

Profilo della fotografa-tecnologa Nancy Burson

Mario Mancini
6 min readJan 23, 2024

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Fascia in alto : Androgyny (6 Men + 6 Women), 1982; Warhead I (Regan 55%, Brezhnev 45%, Thatcher less than 1%, Mitterrand less than 1%, Deng less than 1%), 1982; Untitled (Mr. Buggs), 1994; Trump/Putin, 2018. Fascia centrale: Aging at 18, 30, 45, 60, and 70, 1976. Fascia in basso: What If Trump Were: Black-Asian-Hispanic-Middle Eastern-Indian

Intelligenza artificiale: qualcosa di sconvolgente

Da un anno a queste parte alcune start-up come Open Ai, Stable Diffusion e altre hanno presentato generatori di immagini (come DALL-E, Midjourney) a partire descrizioni testuali che potrebbero essere considerati dei veri e propri briefing impartiti a professionisti della grafica, della illustrazione e della fotografia.

I risultati sono sorprendenti e assolutamente non distinguibili da creazioni realizzate da persone. Nel 2023, realizzata con Midjourney, fu diffusa una foto di Papa Francesco con un giaccone alla moda di Balenciaga. È occorsa una precisazione del suo creatore per fugare ogni dubbio sulla non autenticità della foto. Il caso si è ripetuto non si sa più quante altre volte e adesso si sta discutendo come informare il pubblico sulla natura di foto e creazioni visuali pubblicate sulla rete e sui social.

No deve quindi stupire che le applicazioni generative di questo tipo di output siano diventate subito mainstream.

Per esempio, nel 2023 un gigante dell’industria del software come Adobe ha rilasciato sul mercato la sua app Firefly come risposta ad altri nuovi generatori per la produzione di immagini che usano l’intelligenza artificiale per esplorare “altre possibilità, in pochissimo tempo”.

La perdita della certezza

Oggi, nel pieno avanzamento dell’AI, la fotografia registra la perdita di quella certezza data da sempre per scontata: la rappresentazione della realtà. Sempre meno tattile, eppure, sempre più importante per la creazione di identità in una società dell’immagine e dell’apparenza, la fotografia invece di rassicurare genera spesso confusione dedicandosi intensamente all’evocazione e al ritocco invece di documentare, dando vita ad un campo fertile per artisti intenti a indagare le convenzioni sulla percezione.

Susanne John autrice insieme a Giovanna Sparapani del libro Messe a fuoco. Storie e battaglie di 40 donne fotografe, goWare, 2022 (tutti i formati) ci presenta il profilo della fotografa e artista visuale Nancy Burton attentissima, nelle sue opere, alle nuove tecnologie e alle possibilità dell’intelligenza artificiale nell’ambito delle esperienze visuali.

Buona lettura!

la percezione del volto umano nell’opera d Nancy Burson

di Susanne John

La sfida di Nancy Burson

È molto interessante in questo contesto ricordare proprio oggi il lavoro unico dell’artista visiva americana Nancy Burson, pioniera della ritrattistica composita nell’era elettronica e inventrice delle Age Machine, Human Race Machine e Anomaly Machine.

Accanto al lavoro concettuale spiccano i suoi toccanti ritratti di bambini affetti da dissinostosi craniofacciale che mettono in evidenza la sensibilità fuori dal comune dell’artista.

Per molti anni Burson si è concentrata sul volto umano e sulla nostra abitudine di giudicare gli altri e noi stessi in base all’aspetto del nostro viso, stravolgendo concetti come bellezza e bruttezza, normalità e abnormità per ricomporli in intriganti visioni nuove.

Nata nel 1948 a St. Louis in Missouri, terminati gli studi di pittura al Colorado Women’s College nel 1968, Nancy si trasferì a soli vent’anni a New York per dare sfogo alle sue ambizioni artistiche.

La prima mostra da lei visitata in città fu La macchina vista alla fine dell’era meccanica al MoMA. Il coinvolgente allestimento interattivo la portò ad immaginarsi per la prima volta come sarebbe se si potesse realizzare una macchina che permettesse alle persone di osservare l loro aspetto nelle varie fasi di graduale invecchiamento nel tempo.

Il morphing dei volti

Per facilitare lo sviluppo di un software, nel 1976 creò Cinque autoritratti all’età di 18, 30, 45, 60 e 70 anni che con l’aiuto del lavoro di una truccatrice simulano il progressivo invecchiamento del volto di Burson. Fin dai secondi anni Settanta e per tutti gli anni Ottanta sviluppò, in collaborazione con i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, ritratti compositi generati al computer; nel 1981 brevettò insieme a Tom Schneider il suo primo programma di morphing che negli anni divenne la base per tutte le altre applicazioni del genere nell’intero settore della computer grafica.

L’innovativa tecnologia permise di combinare dei volti al computer per realizzare così le prime credibili immagini di visi umani ibridi, molti anni prima dell’avvento di Photoshop. Benché virtuali questi volti creati su concetti astratti riescono a incarnare qualcosa di intangibile svelando che siamo tutti fusioni di altre vite e di più persone.

Quando nel 1984 espose alcune immagini invecchiate del principe Carlo e Diana con il loro figlio adolescente “composito” William, una donna le chiese di realizzare un’immagine del volto invecchiato di suo figlio scomparso.

Fu allora che Nancy si rese conto della potenzialità del suo lavoro nell’ambito delle indagini di persone scomparse e insieme a David Kremlich mise a punto un programma specifico per i volti di bambini. Quando il software — da decenni ormai utilizzato dalle forze dell’ordine americane — fu usato per la prima volta in due casi di scomparsa e i bambini furono ritrovati entro poche ore, Burson rimase sbalordita quando vide la somiglianza dei volti reali con quelli creati al computer.

Un uso benigno e ironico della tecnologia

I suoi progetti visionari e spesso ironici non sono un gioco di prestigio, dal momento che essi tendono a renderci consapevoli del fatto che possiamo usare le conquiste tecnologiche anche per diventare più tolleranti verso noi stessi e gli altri, oltre a sfruttarle per indagare temi universali come identità, potere e celebrità.

Tantissime le serie di volti compositi prodotte fra il 1982 e il 1996, tra cui il suo primo Warhead I, un’ironica sintesi shakerata dei volti di Reagan 55%, Brezhnev 45%, Thatcher meno di 1%, Mitterand meno di 1%, Deng meno di 1%. Fra i lavori a seguire colpisce particolarmente Evolution II che mostra l’emozionante risultato della fusione fra una scimmia e un uomo.

Nel 1990 presentò in una mostra la sua Age Machine interattiva che permise ai visitatori di farsi catapultare nel futuro, visualizzando il proprio volto come sarebbe potuto apparire fra venticinque anni: bastava scannerizzare un’immagine video del proprio viso, delineare dei punti chiave dei lineamenti e indicare l’età attuale; dopo pochi secondi, The Age Machine produceva un’immagine speculativa sulla base dei caratteristici effetti dell’invecchiamento memorizzati in un software creato su misura per la macchina. Nel 2023 l’artista divertì il pubblico regalando al mondo anche la prima Aged Barbie, invecchiata con l’aiuto di algoritmi.

I volti speciali

Dopo un lungo periodo dedicato alla visione virtuale del volto umano fra il 1991–1995 Burson realizzò le serie fotografiche in bianco e nero dei “volti speciali”, commoventi ritratti di bambini e adulti con aspetti alterati da malattie genetiche, eventi naturali o incidenti: scattando con una fotocamera con messa a fuoco soft focusdipinse immagini impressionistiche in stile pittorialista che avvolgono i volti con una poetica luce di amore incondizionato.

Per il debutto della sua Human Race Machine il 1° gennaio 2001, l’artista scelse lo spazio futurista della Zona mentale di Zaha del Millennium Dome di Londra: grazie ad un nuovissimo software di morphing sviluppato da Nancy nel 1999, le quattro “macchine della razza umana” installate permisero durante un anno intero a milioni di persone di sentirsi fisicamente parte di una razza umana diversa dalla propria.

Nel luglio 2018 Burson poté registrare un ulteriore successo quando la rivista Time pubblicò in copertina il suo impressionante ritratto composito interattivo Trump/Putin.

Connessioni tra viventi

Gli ultimi decenni vedono l’artista impegnata in un’ampia gamma di progetti sofisticati che abbracciano universi fantastici, scientifici e tecnologici e esplorarono il tema della consapevolezza della connessione spirituale tra tutte le cose viventi, oltre a illuminazioni proiettate, sculture pubbliche e libri interattivi per bambini.

Fra le sue tante esposizioni vogliamo ricordare qui la mostra itinerante Seeing and Being del 2002, The Other Portrait al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto del 2013, Composite del 2018 presso Paci contemporary gallery di Brescia, la personale del settembre 2019 presso il Museo Marino Marini di Firenze e la sua partecipazione nell’ottobre 2023 all’Art Salon di Parigi.

https://www.nancyburson.com/index sul sito dell’artista potrai trovare molti esempi di morphing.

Susanne John nasce nel 1956 in Germania. A Monaco di Baviera frequenta studi teatrali e lavora presso un teatro stabile come aiuto regista. Nel 1980 si trasferisce a Firenze dove vive e lavora ancora oggi. Si dedica alla fotografia creativa e a progetti fotografici monotematici che espone in mostre personali e collettive su scala nazionale. Fa parte di diverse organizzazioni culturali ed essendo appassionata di storia della fotografia, si dedica all’organizzazione di serate di cultura fotografica. Con la fotografa e artista visuale Giovanni Sparapani, Susanne John ha scritto Messe a fuoco. Storie e battaglie di 40 donne fotografe, goWare, 2022 (tutti i formati).

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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