La lotta alla caccia alle balene discrimina altre culture?

di Peter Singer

Mario Mancini
4 min readNov 25, 2019

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Joseph Mallord William Turner, Whalers, (circa 1845), Metropolitan Museum of Art, New York.

Australia docet

Trenta anni fa, le baleniere australiane, con la benedizione del governo, facevano strage di capodogli al largo delle coste dell’Australia occidentale. Oggi, l’Australia è il paese in testa alle proteste internazionali contro il piano del Giappone di uccidere 50 megattere. Il Giappone, sotto la pressione internazionale, ha annunciato che avrebbe sospeso il piano per un anno o due. Il cambiamento nell’opinione pubblica sulla caccia alle balene è stato drammatico e non solo in Australia.

È stata Greenpeace a dare il via alle proteste contro la caccia alle balene in Australia. Il governo ha chiamato Sydney Frost, un giudice in pensione, a dirigere un’inchiesta sulla caccia alle balene. Essendo anch’io australiano e anche professore di filosofia morale, ho presentato la proposta.

Non dico che la caccia alle balene deve finire perché le balene sono in pericolo. So che ci sono molti bravi ecologisti e biologi marini che hanno già avanzato questa tesi. Invece, sostengo che le balene sono mammiferi sociali con menti sviluppate; esseri capaci di godersi la vita e di provare dolore e non solo dolore fisico, ma molto probabilmente anche angoscia per la perdita di qualcuno del loro gruppo. Le balene non possono essere uccise in modo umano: sono troppo grandi e, anche con un arpione esplosivo, è difficile colpire la balena nel punto giusto. Inoltre, i cacciatori di balene non vogliono usare una quantità adeguata di esplosivo, perché ciò, danneggiando il corpo, metterebbe a rischio il prezioso olio e la agognata carne del cetaceo. Quindi le balene arpionate in genere muoiono lentamente e con dolore.

È davvero necessario uccidere le balene

Ciò solleva un grande interrogativo etico sulla caccia alle balene. Se nell’uccidere le balene ci fosse una necessità esistenziale, di vita o di morte per gli umani, forse il caso etico contro la caccia alle balene potrebbe essere messo in discussione. Ma non c’è alcun bisogno umano essenziale che richieda l’uccisione delle balene. Tutto ciò che si prende dalle balene può essere ottenuto senza crudeltà da altre fonti. Causare sofferenza a esseri innocenti senza una ragione estremamente seria è profondamente sbagliato, e quindi la caccia alle balene non è etica.

Frost è d’accordo. Ha riconosciuto che non possono esserci dubbi sul fatto che i metodi usati per uccidere le balene siano inumani, li ha definiti come «i più orribili». Ha anche menzionato «la reale possibilità che abbiamo a che fare con una creatura che ha un cervello notevolmente sviluppato e un alto grado di intelligenza. Ha raccomandato di fermare la caccia alle balene e il governo conservatore, guidato dal primo ministro Malcolm Fraser, ha accettato la raccomandazione. L’Australia è presto divenuta una nazione anti-caccia alla balena.

Nonostante la sospensione del piano per uccidere le balene megattere, la flotta baleniera giapponese ucciderà ancora circa mille esemplari, per lo più balenottere rostrate.

La caccia non è ricerca

Giustifica la sua caccia come “ricerca” perché una disposizione presente nelle regole della Commissione internazionale per la caccia alle balene consente ai paesi membri di uccidere le balene a scopi di ricerca. Ma la ricerca sembra essere un pretesto per costruire un caso scientifico sulla caccia commerciale alla balena, quindi se la caccia alle balene non è etica, allora la ricerca di per sé non è etica.

Il Giappone dice di voler portare avanti la discussione sulla caccia alle balene con tranquillità, sulla base di prove scientifiche, senza “emotività”. Pensano di avere le prove per dimostrare che il numero delle balene megattere è aumentato a sufficienza per eliminare 50 esemplari senza costituire un pericolo per la specie. Su questo punto potrebbero avere ragione. Ma nessuna ricerca scientifica può dirci se uccidere o no le balene. L’“emotività” è quello che c’è dietro al desiderio giapponese di continuare ad uccidere le balene così come dietro l’opposizione degli ambientalisti occidentali a quest’omicidio. Mangiare balene non è necessario per la salute o per migliorare la nutrizione dei giapponesi. È una tradizione che desiderano continuare, presumibilmente perché alcuni giapponesi sono emotivamente legati ad essa.

L’argomento dei giapponesi

I giapponesi hanno però un argomento che non è così facile da liquidare. Sostengono che i paesi occidentali si oppongono alla caccia delle balene perché per loro le balene sono un tipo speciale di animali, come lo le mucche sacre per gli indù. Le nazioni occidentali non dovrebbero, dicono i giapponesi, cercare di imporre la loro cultura.

La migliore risposta a questo argomento è che infliggere sofferenze inutili agli esseri senzienti non è un valore che denota una cultura. È, per esempio, uno dei primi precetti di una delle principali tradizioni etiche del Giappone, il buddismo. Ma le nazioni occidentali sono in una posizione debole per dare questo tipo di risposta, perché loro stessi infliggono così tante inutili sofferenze agli animali. Il governo australiano, che si è schierato così decisamente contro la caccia alle balene, consente ogni anno lo sterminio di milioni di canguri. Lo stesso si può dire delle varie forme di caccia in altri paesi, per non parlare delle enormi quantità di sofferenza animale causate dagli allevamenti.

La caccia alle balene dovrebbe fermarsi perché porta sofferenze inutili ad animali sociali intelligenti capaci di avere una propria vita senziente. Ma contro l’accusa giapponese di pregiudizi culturali, le nazioni occidentali potranno mettere in campo poche difese finché non faranno qualcosa di molto di più sull’inutile sofferenza animale nei loro paesi.

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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