Kristen Stewart, la diva disconnessa

… ma non dal pubblico

Mario Mancini
6 min readNov 27, 2022

di Alessandro Amato
autore del libro La diva che non piace. Uno nessuna centomila Kristen Stewart, Bietti, 2022, 99 pagine

Estratto da: Sentieri Selvaggi, n. 12, pp.48–50

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Kirsten Stewart in “Spencer”, candidata all’Osca come miglior attrice

Un fascino oceanico

Inafferrabile, controversa, iconica per le giovani generazioni, la candidata agli Oscar Kristen Stewart non ha pagine Facebook, né profili Twitter e Instagram.

Eppure è costantemente pedinata dagli organi di informazione di tutto il mondo.

È mediaticamente onnipresente ma… disconnessa

Kristen Stewart non è (più) solo una star hollywoodiana. È anche icona di stile ed esponente della comunità queer. Ed è, allo stesso tempo, nessuna di queste cose, o per lo meno non del tutto. Il carattere mutevole e schivo di questa trentaduenne californiana ha spesso ostacolato la sua carriera. Tuttavia, ciò non ha impedito al suo percorso artistico di essere coerente, e nel libro La diva che non piace. Una nessuna centomila Kristen Stewart (Bietti Edizioni, 2022) si è cercato di sintetizzare i caratteri salienti del suo personaggio pubblico, di fotografarne l’inafferrabilità e accettare la sfida di rivelarne le complessità.

Su tutti il suo rapporto particolare coi social network, estremamente conflittuale e senza dubbio un punto di partenza prezioso per una riflessione più ampia sulle modalità mediatiche del mondo di oggi.

Via dai social

L’assenza di profili social ufficialmente gestiti da Kristen Stewart, operazione abbastanza radicale per una millenial, appare una scelta istintiva almeno quanto lo è stata firmare (o non firmare) determinati contratti prima, durante e dopo la saga di Twilight che la trasformò in una “diva per teenager”. All’interesse dei media di voler indagare la sua vita privata, lei rispose con un isolamento pressoché totale. Si ricordano le sue dichiarazioni durante il tour di presentazione di Personal Shopper (2016) di Olivier Assayas, storia di una medium che si convince di comunicare con il defunto gemello tramite lo smartphone.

Intervistata da CBS News sulla propensione della società a esporre sé stessa, Stewart riflette:

“Forse pensiamo ora di avere più controllo su questo di quanto non abbiamo mai avuto perché è nelle nostre mani? Ma non ne abbiamo”.

E nella stessa intervista definiva la preoccupazione collettiva per le altre persone “strana” e “così incredibilmente distraente”. Conclude così:

“So di sembrare ridicola e anziana ma utilizzare i social media è davvero dispendioso in termini di tempo”.

Maureen e i social

Il rapporto con i social e gli strumenti tecnologici può assumere contorni inquietanti, persino spaventosi.

È di fatto il tema del film di Assayas, dove la giovane protagonista Maureen appare indifesa come una vittima di stalking ed è al contempo dipendente dal gemello perduto, la parte di sé che sente smarrita, dispersa nell’etere.

È perciò sdoppiata, contemporaneamente in questo mondo e nell’altro. “Sei tu o sono io?”, chiede disorientata la protagonista a una stanza vuota.

Personal Shopper è una storia di spettri, ma anche il racconto di questa nostra epoca. Infatti, la Stewart nota come il fenomeno sia diventato pervasivo: “Io stessa perseguito le persone e vengo perseguitata, veniamo tutti perseguitati”.

Sta di fatto che, in forza della ritrosia di Stewart a rispondere direttamente ad accuse o insinuazioni, i giornali compensano pubblicando quasi un articolo al giorno in cui è citato il suo nome nel titolo.

L’insegnamento di Diana Spencer

È davvero impossibile sfuggire alle polemiche? Per una figura pubblica evidentemente sì. Insomma, si tratta di feticismo voyeuristico.

La stampa fornisce ciò che la gente non riesce a ottenere da sola, alimenta la curiosità morbosa del pubblico e di fatto, in casi come questo, si sostituisce alla voce diretta della celebrità che racconta.

Non a caso, spesso è proprio il desiderio di un controllo diretto della comunicazione relativa alla propria persona il motivo per cui le celebrità decidono di gestire i loro account.

Paradossalmente, per come è pensato il nostro sistema comunicativo, non sembra esserci niente di strano: ogni cosa dev’essere accessibile in ogni momento per tutti.

Una regola aurea alla quale Kristen ha cercato subito di sottrarsi, finendo per cadere vittima del mondo che ha tentato di sconfiggere.

Anche se forse non lo ha nemmeno vissuto come uno scontro. Ha semplicemente evitato il gioco un po’ malato della condivisione, il quale però ha, automaticamente, cambiato le carte in tavola per riuscire a trattenerla nella rete.

Non c’è settimana che passi in cui qualcuno non si senta in dovere di citarla o di ricordare certi spiacevoli avvenimenti del passato.

La trappola della comunicazione

Un fenomeno simile mostra clamorosamente l’assurdità della trappola in cui la “comunicazione” di oggi si è andata a infilare, e in fondo ci fa stimare ancora di più una persona come Stewart che le è aliena quasi del tutto.

Quasi! Di recente, infatti, l’attrice ha spontaneamente rievocato i tempi della nota saga vampiresca, rivelando dettagli su come lei e Robert Pattinson, a quei tempi partner sullo schermo e nella vita privata, fossero “giovani e stupidi”.

Certo, non è lo stesso che mostrarsi nella routine di ogni giorno, ma l’autonarrazione retrospettiva appartiene alla nostra epoca tanto quanto quella quotidiana, e l’accettare di buttarsi nell’arena comporta piena coscienza delle regole.

In “Spencer”

A tal proposito, in Spencer di Pablo Larraìn — il film dove Stewart veste i panni di Diana Spencer e che le ha regalato la prima nomination ai Golden Globe e agli Academy Award

– c’è una sequenza molto significativa: Diana e la famiglia reale sono appena stati alla messa natalizia e fuori c’è una folla di fotografi ad aspettarli.

Agli occhi della giovane donna, e di conseguenza dello spettatore, i paparazzi sono lì specialmente per lei. Con una elegante ma funerea veletta nera calata sul viso, Lady D. affronta l’orda barbarica con esplicito disagio. Quell’imbarazzo è un po’ lo stesso che Kristen vive in presenza dei cronisti, durante le interviste, alle premiazioni, sul tappeto rosso. Rispetto alla questione della celebrità, è evidente come si sia cercato in Kristen un corrispettivo attuale e, per così dire, didascalico della persona dietro il mito di Diana. “Bisogna provare a capire che è davvero strano per me parlare a persone che non conosco di cose a cui tengo”, ha spiegato altrove.

Durante la stessa puntata di Hot Ones — programma che ospita figure dello spettacolo e li costringe a mangiare salse piccanti mentre rispondono a domande e provocazioni — l’attrice ha approfondito il suo rapporto con la dimensione pubblica:

“Ci si aspetta che tu sia presente, sincera e generosa con persone che sono l’opposto di queste cose”.

Aggiungendo che se la sua onestà non viene ricambiata non sente di

“dover continuare a fingere disperatamente di sembrare reale quando non c’è un ambiente in cui farlo”.

Inoltre, grazie all’intervista rilasciata alla rivista “Elle” nell’estate del 2016, sappiamo che l’attrice soffre di ansia da molti anni — una debilitazione dovuta a mania di controllo verso un mestiere cominciato a soli 8 anni — e che ha deciso di venire allo scoperto e di raccontare la sua esperienza nella speranza di aiutare chi soffre dello stesso disturbo.

In sostanza, si tratta una forma di condivisione che ancora una volta non ha nulla a che vedere con la meccanicità dei vari Facebook, Instagram e Twitter.

Come se l’attrice cercasse spasmodicamente un rapporto sano con la collettività, pur rimanendo lontana dagli spazi comunemente adibiti a tale scopo.

Un atteggiamento di apertura

Ogni azione o dichiarazione da lei pervenuta pare mirata a un’apertura verso l’altro. Si potrebbe quasi dire che non c’è narcisismo in Kristen Stewart.

Soprattutto per quanto riguarda l’orientamento sessuale e la sua vita sentimentale. Al settimanale “F.” nel 2020 ha parlato del suo coming out avvenuto solamente a ventisette anni, dopo un periodo in cui ha dovuto affrontare i genitori e la “vera Kristen”.

Anche riguardo questo tema non si sta rivelando particolarmente loquace, limitandosi a dire ciò che eventualmente può avvantaggiare qualcuno nella medesima situazione. In generale, il riserbo di KStew non dovrebbe stupire.

La bisessualità

Ma è pur vero che quando si tratta di argomenti delicati, come la bisessualità, è l’attrice stessa a guidare i canali d’informazione verso la verità che lei ritiene sufficiente.

In particolare l’inizio del 2022 è stato caratterizzato dalle esternazioni sull’imminente matrimonio con la sceneggiatrice Dylan Meyer che — l’attrice era già stata chiara durante l’Awards Circuit Podcast di “Variety” nel novembre 2021 — è decisamente prioritario rispetto ai premi.

Potrebbe trattarsi di una manifestazione della mania di controllo, in ogni caso, in questo momento storico un vip disconnesso e parsimonioso è di certo sorprendente.

Da: Sentieri Selvaggi, n. 12, pp. 48–50

Alessandro Amato (casse 1990) è milanese ma si è laureato a Torino. Al momento scrive principalmente per “Sentieri Selvaggi”. Ha collaborato con Fondazione Cineteca Italiana e Aiace Torino come assistente programmazione. A seguito dell’esperienza con Dong Film Fest, cura eventi e testi sul cinema cinese contemporaneo. Co-fondatore della casa di produzione Ordinary Frames, soggettista e sceneggiatore. Tiene corsi di linguaggio cinematografico per varie realtà. È nel comitato di selezione del Torino Underground Cinefest.
Ha pubblicato il libro La diva che non piace. Uno nessuna centomila Kristen Stewart, Bietti, 2022, 99 pagine

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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