Keynes, la ricchezza e i pirati
di Paolo Marcucci
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Corsari e pirati
Il peccato originale dei capitali è un tema sempre interessante, perché ci mette in relazione con le incerte origini del denaro e del tempo necessario affinché si mondi dalla sua eventuale colpa.
Una storia appassionante in questo senso la racconta Keynes[1], in un piccolo e geniale saggio del 1930, Possibilità economiche per i nostri nipoti, dove immagina un futuro radioso e una società a misura d’uomo, partendo proprio da un brutale capitale iniziale di qualche secolo precedente (il denaro, si sa, non ha odore[2]). Prima di arrivare a Keynes, dobbiamo fare qualche passo indietro, verso gli albori del periodo che sarebbe poi sfociato nell’era industriale. Vediamo, prima di tutto, di capire la differenza tra corsaro e pirata.
Chi era il corsaro? Era un capitano di bastimento che conduceva guerra «di corsa», ovvero autorizzato da uno Stato in guerra ad assaltare e depredare le navi del nemico, per ostacolarne il commercio. L’autorizzazione era concessa mediante lettere di corsa (da cui il nome). Questa pratica ebbe inizio nel 12° secolo e durò fino a metà del 19°, e di cui si ricordano in particolare i corsari al servizio di Elisabetta I d’Inghilterra.[3]
Il pirata invece, la cui parola deriva dal greco tentare, assaltare, era colui che percorreva il mare per assalire e depredare, a proprio esclusivo beneficio, navi di qualunque nazionalità, il loro carico, le persone imbarcate, o anche le popolazioni costiere, contro ogni norma di diritto nazionale e internazionale, diverso perciò, sotto l’aspetto giuridico, dal corsaro, operante, come abbiamo visto, su autorizzazione e a beneficio di uno stato, anche se di fatto, e non a torto, i due termini sono stati usati spesso come sinonimi[4].
Periodi critici
Quando Keynes pubblica il saggio siamo in piena decadenza e pessimismo, e d’altra parte erano passati pochi anni dalla fine della prima guerra mondiale e pochissimo dalla crisi del 1929, con la caduta delle borse e la depressione economica. È anche il periodo dove gli intellettuali scrivono della caduta degli dei occidentale[5]: La montagna incantata, di Thomas Mann con le slitte di Davos che trasportano i cadaveri e, soprattutto, Il tramonto dell’Occidente, di Oswald Spengler dove si racconta che “una cultura perisce quando quest’anima ha realizzato l’intera somma delle sue possibilità sotto forma di popoli, di lingue, di dottrine religiose, di arti, di stati e di scienze, ritornando quindi nel grembo della spiritualità originaria”.
Un po’ come succede anche oggi nel sentimento europeo, principalmente per i movimenti geopolitici e macroeconomici dove l’Europa non sembra tenere il passo con i continenti più forti.
… ma futuri radiosi
Keynes ribalta questo sentimento e, in questa atmosfera, dice che avremo un futuro radioso. Nella miseria ci fa vedere che il mondo nel prossimo futuro sarà più bello e avremo possibilità inimmaginabili. Keynes lesse queste pagine prima agli studenti del Winchester college e poi a Cambridge. Le pubblicò nel 1930, nel mezzo della seconda rivoluzione industriale:
Negli ultimi tempi ci ritroviamo a soffrire di una forma particolarmente virulenta di pessimismo economico. È opinione comune, o quasi, che l’enorme progresso economico che ha segnato l’Ottocento sia finito per sempre. A mio avviso si tratta di un fraintendimento molto vistoso di ciò che ci accade intorno.
Keynes non parla solo dell’economia del momento, ma vuole provare a fare una previsione per i nipoti e contesta l’opinione prevalente che il periodo di rapido sviluppo economico sia terminato. Sostiene, anzi, che la crisi sia solo un incidente di percorso favorito anche dalle scelte sbagliate di banchieri e economisti che non hanno abbassato abbastanza i tassi di interesse.
Negli ultimi 2000 anni il tenore di vita non è cambiato molto fino al Settecento, a causa soprattutto della mancanza di invenzioni e della mancata accumulazione del capitale.
Il tema principale è quindi l’interesse composto, il cui etimo deriva dal latino, e cioè essere in mezzo, composto da inter che significa tra, e esse che significa essere tra due tempi, ad esempio il tempo del prestare e del restituire. Concetto che ci rimanda al XII secolo quando, nella grande disputa usuraria sul tempo economico, fa la comparsa il Purgatorio che ha una sola uscita, quella verso il Paradiso: è la salvezza. Un passo fondamentale che significa che la Chiesa dona per sempre all’uomo il tempo, togliendolo a Dio.
L’età moderna si apre con l’accumulazione del capitale, che ha inizio nel Cinquecento. Ritengo che in una prima fase l’accumulazione sia stata originata dall’aumento dei prezzi, e dai profitti che ne sono derivati — due fenomeni a loro volta innescati da un terzo, l’arrivo nel vecchio continente dell’oro e dell’argento scoperti dagli spagnoli nel Nuovo Mondo. In quel preciso momento il potere di accumulazione degli interessi composti, assopito da generazioni, si è risvegliato molto più forte di prima. E questo potere, in un arco di tempo di duecento anni, è semplicemente inimmaginabile.
Drake
Racconta Keynes che nel 1580 Sir Francis Drake sottrae alla Spagna un favoloso bottino. Si tratta della spedizione fatta con la Golden Hind (la cerva d’oro), un galeone famoso anche per la circumnavigazione del pianeta tra il 1577 e il 1580. Nel 1577 Sir Francis Drake fu prescelto come comandante di una spedizione che si proponeva di navigare intorno al Sud America attraverso lo stretto di Magellano e di esplorare le coste di quel continente.
La spedizione era personalmente sostenuta da Elisabetta I d’Inghilterra, visto che era anche azionista di spicco della società finanziatrice, che si proponeva anche — e Drake ebbe per questo l’approvazione ufficiale che egli avrebbe potuto conseguire per sé e la corona benefici e vantaggi personali — di arrecare il massimo nocumento possibile agli spagnoli.
Tutto ciò in vista di una guerra con la Spagna che in effetti scoppiò poco dopo. Prima di far vela, Drake ebbe un incontro confidenziale con la regina per la prima volta ed ella gli disse: «Saremmo lieti di vendicarci del Re di Spagna per varie offese che abbiamo ricevuto». L’obiettivo esplicito era quello di «scoprire posti idonei per aver commerci». Drake, tuttavia, dedicò il suo viaggio alla pirateria, senza ricevere richiami ufficiali dall’Inghilterra.
Fece quindi vela in dicembre con cinque piccoli navigli, equipaggiati da meno di 200 uomini, e raggiunse la costa brasiliana nella primavera del 1578. La sua ammiraglia, il Pelican, che Drake chiamò più tardi Golden Hind, stazzava solo 100 tonnellate. Il 1º marzo 1579, la Golden Hind catturò il galeone spagnolo Nuestra Señora de la Concepción, che aveva a bordo il più cospicuo tesoro fino ad allora depredato: più di 360.000 pesos.
Per trasferire a bordo le sei tonnellate di tesoro ci vollero sei giorni. Come conseguenza Drake fece vela verso nord, probabilmente verso la baia di San Francisco, chiamando questi territori ‘Nova Albion’ e riprendendo la navigazione il 23 luglio. Lasciò quindi nuovamente l’Oceano Pacifico passando per il Capo di Buona Speranza il 18 giugno 1580 ed era al largo della Sierra Leone il 22 luglio.
Come si estingue un debito
Il 26 settembre 1580, Francis Drake entrò nel porto di Plymouth con solo 56 uomini d’equipaggio degli originari 100. Malgrado le proteste spagnole sulla sua conduzione piratesca della crociera, la regina Elisabetta I di persona salì a bordo della Golden Hind e lo creò cavaliere.
La regina Elisabetta estingue il debito pubblico e investe le restanti 40.000 sterline nella Compagnia del Levante. Applicando un interesse composto del 3,25% a tale cifra si ottiene un ammontare di 4 miliardi di sterline, pari al totale degli investimenti esteri dell’Inghilterra negli anni ’20.
«Ogni sterlina portata a casa da Drake nel 1580 si è trasformata in 100.000 sterline di oggi. Questo per dire il potere degli interessi composti».
Dal ’700 al ’900 il tenore medio di vita, in Europa e Stati Uniti, è aumentato di circa 4 volte, ma
Il capitale è cresciuto in misura molto maggiore, una misura ben più di cento volte superiore a quella di qualsiasi altro periodo storico. Se il capitale aumenta del 2% l’anno il suo ammontare globale crescerà della metà in 20 anni, e fra un secolo sarà 7,5 volte quello odierno.
Il progresso tecnologico produce la disoccupazione (Keynes parla di disoccupazione tecnologica), ma è un problema temporaneo. Entro 100 anni (salvo guerre e catastrofi varie) il tenore di vita crescerà dalle 4 alle 8 volte.
I corsari di oggi
Ipotizzando in 100 anni un miglioramento del tenore di vita di 8 volte, il problema economico sarà risolto. Sarà un problema? Keynes distingue tra bisogni assoluti, sempre uguali in ogni epoca, e bisogni relativi che emergono solo se la loro soddisfazione ci fa sentire superiori agli altri. Questi ultimi sono insaziabili. Tra 100 anni i bisogni assoluti saranno soddisfatti per tutti. L’uomo non dovrà più lottare per la sopravvivenza e il problema economico sarà risolto.
Come riusciranno gli uomini ad adattarsi abbandonando istinti ed abitudini accumulati in migliaia di anni? Keynes recita l’epitaffio che una vecchia cameriera si è scritta da sola: non piangetemi amici, non versate lacrime inutilmente, là dove vado non farò niente.
Per la prima volta l’uomo si troverà a dovere affrontare il problema di come occupare il tempo che la tecnica e gli interessi composti gli avranno regalato, “ma di questa abbondanza godrà solo chi riuscirà a coltivare l’arte della vita, perfezionandola senza vendersi”.
Le classi agiate attuali hanno fallito non riuscendo a risolvere questo problema. Con un po’ di esperienza in più potremo riuscirci. Saremo finalmente in grado di liberarci di molti pseudo principi che ci affliggono da duecento anni. L’amore per il denaro sarà agli occhi di tutti un’attitudine morbosa e repellente da affidare agli specialisti di malattie mentali.
E adesso? Nei mari finanziari globalizzati ci sono, come allora, molti corsari che con semplici lettere d’incarico, predano prima le risorse e dopo scappano con le tecniche dell’apolide fiscale. Forse con la proposta della tassa internazionale al 21% annunciata da Biden e la Yellen, riusciremo, almeno in parte, a iniziare a redistribuire il continuo capitale composto accumulato negli ultimi quarant’anni dai pirati (pardon, corsari!) di oggi?
Paolo Marcucci ha svolto tutta la sua esperienza lavorativa nel mondo bancario. È stato relatore a convegni/incontri a carattere economico, docenze a master universitari sul risk management. È stato assessore alla cultura e all’industria del Comune di Montelupo Fiorentino. Da sempre interessato alla storia e all’economia locale, la sua ultima pubblicazione è Storia della Banca Cooperativa di Capraia, Montelupo e Vitolini. Una banca territoriale toscana e l’economia locale al tempo della globalizzazione.