In viaggio dentro di noi con Dante

di Ada Ascari

Mario Mancini
7 min readAug 24, 2021

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2021 anno di Dante e Dantedì

Per chi se lo fosse perso, ricordo che in quest’anno 2021 ricorrono i 700 anni della morte di Dante Alighieri, universalmente conosciuto come Dante e basta!. Non credo che a qualcuno sia sfuggito visti i numerosissimi eventi che sono stati fatti in giro per l’Italia, anche in posti in cui Dante non c’è mai stato, magari nominati in qualche anfratto della Divina Commedia.

È stato anche istituito il Dantedì il 25 marzo 1321 giorno della sua morte, ma non solo, sembra che sia stato stabilito che il 25 marzo sia stato anche il giorno dell’inizio del suo viaggio immaginario nell’aldilà, ben 21 anni prima, nel 1300 il che è una bella coincidenza!

Firenze Ravenna e poi Roma, Arezzo, Pisa, Bologna, Forlì. sono state sedi di commemorazioni ed eventi che hanno ricordato il sommo poeta e altri ne arriveranno in questo scorcio di 2021.

Dante ospite di lusso al Quirinale

La tv di stato lo ha celebrato con una programmazione imponente culminata con la diretta dal Salone dei Corazzieri al Quirinale dove, nonostante tutte le restrizioni, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del Ministro della Cultura, Dario Franceschini si è dato inizio alla Celebrazione dell’Anno Dantesco, in quella occasione Roberto Benigni ha letto un Canto della Divina Commedia. Visibile e ascoltabile su RaiNews.

L’attore e regista premio Oscar per la Vita è bella (Su Disney +, solo su abbonamento), da un po’ di tempo è diventato il maggior divulgatore del Sommo Poeta, specialmente dopo le letture del 2012 fatte in Piazza santa Croce a Firenze.

Per chi fosse interessato esiste la collezione un cofanetto con 14 registrazioni, edito dall’Espresso, ora purtroppo non disponibile; per gli appassionati si può trovare solo su eBay.

Il ritorno a Firenze

Dicevo 2021 anno di Dante, a Firenze, città che lo ha esiliato, ora lo ricorda con una mostra ed una scultura (scultura?) in piazza della signoria di Giuseppe Pennone, molto criticata dai fiorentini che non sono riusciti a vedere nulla di poetico negli aridi stecchi che spuntano da un tronco spoglio.

Non è mancata nemmeno una caccia al tesoro virtuale attraverso 18 luoghi danteschi organizzata da Play The city.

Per chi ancora non ha una idea precisa di cosa andare a vedere, sentire, ammirare basta googolare Dante 700 per trovare molti eventi interessanti adatti a tutti.

Accademia della Crusca e la lingua di Dante

Per rimanere in ambito linguistico, che poi è quello che mi interessa, va menzionata l’iniziativa dell’Accademia della Crusca che mette in scena una mostra che testimonierà i rapporti tra la Crusca e Dante, attraverso libri antichi e documenti, oltre che con le pale accademiche di soggetto dantesco e con motti danteschi. Andrò a vederla anche perché alla Villa di Castello, sede della Accademia della Crusca, ci vado a piedi da casa mia.

Dal primo gennaio, inoltre, sul sito dell’Accademia è spiegata una parola di Dante al giorno, per tutto il 2021. La rubrica si chiama “La parola di Dante fresca di giornata”, 365 schede dedicate alla sua opera: affacci essenziali sul lessico e sullo stile del poeta, con brevi note di accompagnamento, per scoprire quale grande eredità linguistica ci ha lasciato Dante.

Non dimentichiamo inoltre il Vocabolario Dantesco redatto in collaborazione tra l’Accademia della Crusca e l’Istituto del CNR Opera del Vocabolario Italiano. Una risorsa informatica, accessibile liberamente e gratuitamente dalla rete, e in continuo aggiornamento.

Marco Santagata, un ricordo

Io non sono una che conosce molto bene Dante, l’ho letto, a scuola, l’ho approfondito all’università guidata da un grande insegnante — purtroppo ora scomparso — che si chiamava Marco Santagata, modenese di Zocca, si proprio lo stesso paese di Vasco, professore emerito all’Università di Pisa. Ma anche scrittore, vincitore del Premio Campiello con Il maestro dei santi pallidi, ambientato nell’Appennino modenese.(libro purtroppo attualmente non disponibilealla vendita). In biblioteca.

Dante l’ho ascoltato rapita dalla bravura di Roberto Benigni, la collezione dei dvd, come ho detto, io ce l’ho e me la tengo molto cara.

Una scoperta

Dante fa parte di quel substrato linguistico e filologico che è il corredo di chiunque voglia scrivere con un po’ di correttezza e sopratutto di piacevolezza.

Poi tempo fa, ma non molto, mi è capitato fra le mani un libro curato da tre autori che hanno fatto delle parole la loro ragione di vita.

Ci casco sempre, per scrivere di autobiografia vado a trovarle tutte e cercarle dovunque.

Il volume si intitola Dante libera tutti e snocciola in quattordici capitoli tutte le libertà che Dante si è concesso e che ha — diciamo sdoganato anche per noi.

I tre autori sono Giorgio Moretti, scrittore, Salvatore Congiu, docente di lettere e Lucia Masetti, dottoranda in studi umanistici alla Cattolica di Milano. Non eminenti e famosi professori in ermellino, ma semplici, si fa per dire, studiosi che hanno visto in Dante un lato sconosciuto da analizzare.

Incuriosita, è il mio difetto più grande, sono andata a scavare tra le pagine e mi sono accorta che le libertà che si prende Dante sono le stesse che ciascuno di noi potrebbe prendersi se solo ci facesse caso.

Parentesi

Interessante il libro Facci caso Come non farti distrarre dalle sciocchezze e dare attenzione a ciò che conta davvero nella vita (Edizione Kindle) di Gennaro Romagnoli, uno psicoterapeuta specializzato in ipnosi e meditazione.

Prendiamoci delle libertà

Mi sono accorta leggendo il libro — quello su Dante — che le libertà che vengono attribuite al poeta nazionale possono essere prese e portate pari pari in un laboratorio di scrittura autobiografica.

Ne dico solo una per non svelare alle eventuali interessate a partecipare al laboratorio — sempre e solo donne sono — quale sarà il percorso che mi prefiggo di compiere. La prima libertà è quella “di dire e non dire”, Dante lo fa egregiamente, sorvola, accenna, nasconde, proprio come quando si scrive in autobiografia. Nessuno è mai estremamente sincero quando scrive di sé, a meno che quello che scrive lo metta in un cassetto chiuso a chiave dove nessuno possa leggerlo.

Quando si partecipa a un laboratorio il patto di sincerità è solo con se stessi, chi scrive è libero di condividere o tenere per se il proprio scritto, nessuno può obbligare a leggere, o far leggere. alle altre ciò che è stato scritto.

È una delle pietre miliari dell’autobiografia, su cui si fonda il principio che mi è stato insegnato alla Libera Università dell’autobiografia. Il massimo che si può fare è condividere gli stati d’animo, ciò che si è provato scrivendo, quello che è uscito di sorprendente dalla scrittura.

Perché qualcosa di sorprendente esce sempre

Ecco che allora in un laboratorio le scritture dicono, sì, ma anche non dicono, alludono, si fanno giri di parole o si tira via, proprio come Dante quando dice:”Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”, frase proverbiale che descrive un silenzio più pesante di mille parole.

Allora quando scriviamo di noi, quante volte sorvoliamo, quante volte nascondiamo, anche a noi stesse, fatti, pensieri, che poi arrivano all’improvviso con la scrittura ma che non vogliamo rivelare?

Per me è una cosa intrigante, capire quando si è sinceri e quando si vuole nascondere, ma non farlo capire perché a volte ci si vergogna da soli di certe azioni e allora si vogliono tenere per sé, non rivelarle esplicitamente.

Quante volte anche io sono stata reticente nella scrittura, desiderosa di dire, ma nello stesso tempo di non dire, farsi scoprire e nascondersi dietro a parafrasi, allusioni, puntini di sospensione.

E questo è solo nel primo capitolo…

Similitudini autobiografiche

Andando avanti le similitudini con la scrittura autobiografica toccano altri nodi.

Poter insultare qualcuno che ci sta proprio sulle scatole, avete presente le famose invettive dantesche? “Ahi serva Italia, di dolore ostello…” e i fiorentini “ingrato popolo maligno”.

Poter amare liberamente chi si desidera “Amor che move il sole e l’altre stelle”, ma anche sentirsi imbarazzati e imbarazzare. “Fatti non foste a viver come bruti…”.

Prendersi la libertà di annoiarsi e annoiare, non far nulla, oziare ed essere incoerenti — che due scatole la beatitudine infinita del Paradiso! — e correre darsi da fare fino allo sfinimento, essere sfacciato aggressivo e certo della verità. “Le tue terzine sono cartastraccia / le mie cinquine sulla tua faccia / lasciano il segno” rivolgendosi ad Argenti.

Essere ottimisti e sperare sempre nel lieto fine ,– …e vissero tutti felici e contenti — anche quando tutto rema contro.

La Commedia si chiama commedia anche perché comincia male e finisce bene!

È bello invece farsi consolare se le cose vanno male. Dante tremebondo e pauroso che deve appoggiarsi prima a Virgilio e poi a Beatrice…

Dal punto di vista linguistico poter usare la lingua come ci pare, inventare parole, usare il dialetto, giocare con la nostra storia anche stravolgendola, perché no? Inventare! Perché a volte lasciar andare la fantasia fa bene. Anche oggi usiamo parole e frasi che sono state usate per la prima volta da Dante.

Come si vede ce ne sono tantissimi di spunti da poter utilizzare per aprire, con le chiavi che ci fornisce Dante, le porte del magazzino dei nostri ricordi.

Ogni capitolo è corroborato da citazioni, spunti, terzine pescate nel mare magnum della Commedia.

Un laboratorio da scoprire per scoprire

Sarà un lavoro impegnativo, una sfida per me e per chi mi seguirà nel viaggio, questa volta non nei tre regni dell’aldilà, ma nella propria vita. Si comincia a settembre. Dante facci da guida, sii per una volta il nostro Virgilio.

Chi vuole partecipare mi contatti… ada.ascari@gmail.it

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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