Il «Sesamo apriti» psicanalitico

di Rudolf e Margot Wittkover

Mario Mancini
3 min readOct 11, 2020

Vai all’indice le libro mosaico “Nati sotto Saturno” di Rudolf e Margot Wittkower

Leonardo da Vinci, The hemisection of a man and woman in the act of coition, c.1490–92, Royal Collection, Windsor, 19097, verso (Anatomia della procreazione umana)

Questi due esempi (Leonardo di Freud e Andrea del sarto di Jones) di studi psicanalitici in materia d’arte — opera classica il primo del maestro medesimo, l’altro dovuto a un illustre discepolo — rivelano alcuni punti deboli fondamentali di quel metodo: lettura e interpretazione chimerica dei dati biografici e artistici, e negligenza dell’informazione storica a disposizione degli studiosi.

Ma come tutti i grandi scienziati Freud per conto proprio era cauto nei suoi enunciati e ben consapevole dei limiti della psicanalisi nei confronti dell’arte e degli artisti.

Non sempre coloro che hanno adottato e sviluppato le sue teorie sono stati altrettanto prudenti. Le ipotesi circoscritte di Freud son state propalate come verità irrefutabili, e han finito per diventare dogmi convenzionali non meno rigidi di quelli che egli intese demolire.

Da quando le sue idee e la sua terminologia hanno conquistato l’immaginazione del pubblico letterario, è diventato fuori moda mettere in dubbio l’adeguatezza dei metodi psicanalitici alle ricerche storiche.

Le magiche parole nevrosi, repressione, sublimazione — inter alia — sono state accolte come l’apriti Sesamo delle segrete sorgenti del potere creativo dell’artista, sebbene Freud avesse per conto proprio pretese infinitamente più modeste.

Ernest Jones parla dell’«immenso rispetto» che il maestro «ebbe sempre per gli artisti… Sembrava che egli li concepisse al modo romantico, come esseri misteriosi dotati d’un afflato sovrumano e quasi divino».

Anche al livello più alto, e con studiosi seri come Ernst Kris, gli schemi tendono a uccidere l’individualità. Gli psicanalisti di minore discernimento riducono le vittime delle loro attenzioni a mere tavole illustrative di tutti i complessi conosciuti.

Prendiamo i disegni anatomici di Leonardo. Si è sempre saputo che alcuni di essi sono inesatti; e finora la cosa era spiegata con la generale mancanza di cognizioni anatomiche precise, e con la difficoltà di ottenere cadaveri da sezionare.

Ma Sigrid Esche ha dimostrato che i disegni imprecisi erano preceduti da altri anatomicamente esatti: il che indica che la precisione dei particolari era per Leonardo un punto di partenza verso una semplificazione intesa a mostrare e a interpretare la struttura e il funzionamento del corpo umano.

I suoi disegni anatomici inoltre servivano a più d’uno scopo. Alcuni miravano evidentemente a chiarire le descrizioni verbali di antichi testi, altri erano destinati al progettato atlante anatomico.

L’autore di uno studio psicanalitico sul disegno leonardesco dell’anatomia della procreazione (Windsor 19097) dà prova di una ignoranza e di una ingenuità quasi incredibili in chi si accosta a una materia del genere.

Costui non si cura né del modo in cui Leonardo procedeva nel suo lavoro, né degli intenti metodici del disegno in questione; e in verità le sue «constatazioni» ed osservazioni sono talmente risibili che non è il caso di discuterle.

Ma il peggio si è che il «lapsus» (Fehlleistung) anatomico di Leonardo che fornisce la premessa all’autore è in realtà un’aggiunta dell’«artista» che ritoccò il disegno in vista della pubblicazione. Come punto di partenza per penetrare nella psiche leonardesca non c’è davvero male.

Convinti d’avere in mano il grimaldello che schiude tutti i segreti dell’anima, questi manipolatori faciloni del materiale storico sanno giungere a vertici di cecità e di stortura che hanno pochi confronti nel campo della storiografia. Per fare un altro esempio citeremo un passo sulla Cappella Sistina, da cui impariamo che

«Michelangelo, spiccatamente privo di una immagine paterna, non poté rendere giustizia a Dio nella Cappella Sistina; riuscì soltanto a dipingere un vecchio con la barba. Di questa debolezza della figura divina era egli stesso cosciente, come appare dai suoi tentativi di glorificarla con lo sfondo circostante».

Simili fraintendimenti gettano il discredito sulla nuova mitologia della personalità e dell’opera artistica inaugurata da Freud, e mandano a catafascio la realtà storica e l’intero significato dell’arte occidentale.

Fonte: Rudolf e Margot Wittkover, Nati sotto Saturno. La figura dell’artista dall’antichità alla Rivoluzione francese, Einaudi, 1963

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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