Il mitico Altair 8800
Alle origin del personal computer
di Carlo Gubitosa
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1 gennaio 1975: scoppia la febbre dell’Altair 8800
Ci potrebbe essere una data per la nascita del personal computer. Questa data è il 1 gennaio 1975 quando esce il numero del magazine “Popular Electronics” che raggiunge un mezzo milione di appassionati di elettronica. Su quel numero viene presentato l’Altair 8800, una macchina ormai entrata di diritto a far parte della storia, un computer che raccoglie intorno a sé la seconda generazione degli hacker: gli “hacker dell’hardware”, che penetrano all’interno dei segreti di Altair per carpire il funzionamento di ogni singolo circuito.
Gli hobbisti fanno propria l’eredità lasciata dagli studenti del MIT, la prima generazione di “hacker dei mainframes”, che negli anni ’60 avevano domato a colpi di saldatore e tastiera i primi calcolatori universitari, i grandi “bestioni” a valvole monopolizzati da “sacerdoti” in camice bianco, tecnici investiti di un’autorità puntualmente messa in discussione dalla prima generazione di hacker.
A tutt’oggi non è raro incontrare dei prodotti elettronici pubblicizzati ancora prima che ne sia ultimata la realizzazione, e il primo di questi prodotti, definiti in gergo “vaporware”, è stato proprio Altair 8800.
La fotografia riprodotta su “Popular Electronics”, infatti, è quella di un apparecchio realizzato ad hoc per la presentazione del prodotto e assolutamente non funzionante.
Passa molto tempo prima che le migliaia di pezzi ordinati vengano consegnati, e alcuni hacker tra i più tenaci, per venire in possesso del loro Altair, si accampano davanti alla sede della Model Instrumentation Telemetry Systems (MITS), la società produttrice di Altair guidata da Edward Roberts. La MITS ha sede ad Albuquerque nel Nuovo Messico (dove è ambientata anche la serie Breaking Bad).
Il computer è venduto in kit di montaggio, il cui risultato finale è una scatola metallica con pannello frontale composto da una fila di interruttori che costituiscono l’unico dispositivo di input, e da due file di piccole lucine rosse come dispositivo di output.
È basato sul processore Intel 8080, costa 397 dollari e ha 256 bytes di memoria.
La stella di Star Trek
Le istruzioni non possono essere memorizzate all’interno del computer, ma devono essere inserite a mano attraverso gli interruttori del pannello frontale ogni volta che il calcolatore viene acceso.
Da qui le tipiche piaghe e vesciche sulle dita che caratterizzano gli appassionati di informatica dell’epoca.
Il primo personal computer americano è battezzato da Lauren Solomon, la figlia dodicenne di Leslie Solomon, direttore di “Popular Electronics” e amico di Ed Roberts.
La bimba indica il nome “Altair” ispirandosi alla stella su cui era diretta l’“Enterprise” (l’astronave della serie televisiva Star Trek) nella puntata trasmessa il giorno del battesimo dell’8800.
Prima ancora dell’apparizione di Micral e Altair, nel 1964 John Kemeny e Thomas Kurtz, presso il Dartmouth College (New Hampshire, Usa), sviluppano il Basic (Beginners’ All-purpose Symbolic Instruction Code), il più famoso linguaggio di programmazione della storia.
Attraverso questo “Codice simbolico multifunzione di istruzioni per principianti”, le istruzioni vengono impartite al calcolatore usando delle parole in inglese corrente, come “Print” (stampa) oppure “Input” (immetti), al posto della lingua misteriosa composta da sequenze interminabili di “1” e di “0” con cui i primi programmatori sono costretti a “parlare” con i loro computer.
Si fanno avanti Bill Gates e Paul Allen
Con l’avvento del Basic la programmazione dei calcolatori esce dal mondo degli addetti ai lavori e diventa accessibile a tutti.
Kemeny, immigrato nel 1940 a New York assieme alla sua famiglia proveniente da Budapest, prima di dedicarsi all’informatica trascorre parecchi anni accanto ad Albert Einstein, in qualità di assistente matematico. Il primo programma scritto in Basic viene eseguito a Dartmouth da Kemeny e Kurtz alle due del mattino del 4 maggio 1964.
Il 5 marzo 1975 a Menlo Park, nella Silicon Valley, nel garage di Gordon French si svolge il primo incontro dell’Homebrew Computer Club, il club degli hacker dell’hardware, di cui fanno parte, tra gli altri, Bill Gates, Steve Wozniak, Gary Kildall e molti altri pionieri dei personal computer.
Quelle riunioni divengono un appuntamento fisso per scambiare pezzi di hardware, idee, programmi, informazioni e progetti.
L’Altair 8800 è ovviamente al centro dell’attenzione. Dopo aver letto l’annuncio su “Popular Electronics”, Bill Gates e Paul Allen, che avevano studiato insieme ad Harvard, telefonano immediatamente a Ed Roberts per proporgli di acquistare il loro interprete Basic per l’Altair, scritto assieme a Marty Davidoff. È la prima vendita di software della Micro-Soft.
A quei tempi l’azienda aveva ancora il trattino nel nome, che sarebbe caduto nel 1976. L’accordo per la vendita del Basic viene concluso. L’affare si rivela davvero fortunato, e apre le porte del successo a quella che sarebbe diventata la maggiore azienda informatica del mondo.
Il grande pubblico dimentica ben presto i nomi di Kemeny e Kurtz, e negli anni a venire quello di Bill Gates verrà associato sempre più frequentemente alla creazione del Basic.
Le copie pirata del Basic
In seguito all’accordo con Ed Roberts, Gates e Allen si trasferiscono ad Albuquerque, New Mexico, sede della Mits, per scrivere un programma in grado di connettere l’Altair con una unità a disco.
Una sera del giugno 1975 gli hobbisti dell’Homebrew Computer Club riescono a impossessarsi di una cartuccia contenente il codice completo del Basic, lasciata incustodita durante una delle numerose dimostrazioni intineranti organizzate da Ed Roberts per pubblicizzare il suo prodotto.
A causa del prezzo ritenuto eccessivo, gli “homebrewers” iniziano a fare delle copie su nastro del Basic per l’Altair da distribuire gratuitamente.
In seguito al dilagare di queste copie “pirata”, il 3 febbraio 1976 Bill Gates scrive una lettera aperta agli hobbisti, pubblicata sulla newsletter Computer Notes, un documento in cui attacca apertamente la copia non autorizzata.
La lettera viene riportata anche sul bollettino di febbraio dell’Homebrew Computer Club. Più sotto ne riproduciamo il contenuto integrale
L’argomentazione principale di Gates contro la diffusione incontrollata dei programmi è che questa pratica finiva per scoraggiare i programmatori, rendendo meno remunerativa la realizzazione del software
Inizia l’era dell’home computer
Il 22 maggio 1977 Ed Roberts decide di abbandonare il mercato dell’informatica, anche in virtù delle crescenti pretese da parte dell’azienda di Gates.
A trentacinque anni compiuti, dopo aver venduto la sua azienda alla Pertec, Roberts si trasferisce in Georgia con un assegno di alcuni milioni di dollari in tasca, e inizia una nuova vita come studente di medicina alla Mercer University, per finire la sua carriera a Cochran, una cittadina a sud di Atlanta dove si stabilisce per esercitare la professione di pediatra.
Dopo l’acquisizione della Pertec, si scatena una battaglia giudiziaria sul copyright del Basic per l’Altair: la Pertec ne rivendica i diritti, mentre Gates ed Allen sostengono che il Basic era stato dato all’azienda solamente in concessione. La questione arriva in tribunale, dove i giudici danno ragione a Microsoft.
Nel 1980 l’inglese Sir Clive Sinclair progetta e commercializza lo ZX80, un calcolatore che segna il passaggio dall’era dei “personal” a quella degli “home computer”.
Centinaia di copie dello ZX80 iniziano ad invadere l’Europa. L’era degli “home” continua nel 1982 con la Commodore Computers, che produce due esemplari destinati a passare alla storia: VIC 20 e Commodore 64.
Nel giro di pochi mesi il VIC 20 raggiunge il milione di copie vendute.
Nel frattempo Sinclair si affretta ad affiancare al modello ZX81, nato nel marzo ’81, lo ZX Spectrum.
Nello stesso anno il “Time Magazine” assegna al computer il titolo di “uomo” dell’anno, a testimonianza del fatto che l’informatica è ormai diventata parte della vita quotidiana del mondo, rompendo le barriere che la tenevano rinchiusa all’interno degli ambienti accademici e industriali.
Carlo Gubitosa è un giornalista e saggista italiano. È tra i fondatori del portale satirico Mamma!, la prima rivista italiana di giornalismo a fumetti. Ha pubblicato, tra gli altri, Elogio della Pirateria (Terre di Mezzo, 2005), Hacker, scienziati e pionieri (Stampa Alternativa, 2007), Hacking miracles (Jaico Publishing, 2011), con il disegnatore Giuliano Cangiano il fumetto Ilva. Comizi d’acciaio (Becco Giallo, 2013), Heil Beppe!1! Manuale libertario contro un partito autoritario (Altrinformazione, 2014). Il suo ultimo lavoro è Il giornalismo a fumetti. Raccontare il mondo col linguaggio della nona arte (NPE 2018).