Il mio nome è Bond, James Bond

5 film/serieTV con contenuto geopolitico

Mario Mancini
10 min readNov 6, 2024

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007 — LICENZA DI UCCIDERE (DR. NO)

Tratto dall’omonimo romanzo di Jan Fleming
Film; 1962; regia di Terence Young; con Sean Connery (James Bond), Ursula Andress (Honey Ryder), Joseph Wiseman (Julius No), Jack Lord (Felix Leiter), Bernard Lee (M), Anthony Dawson (R. J. Dent); 1h 49min
Prime Video, Apple Tv a noleggio

007 — Licenza di uccidere è il primo film della fortunata serie di James Bond, che conta attualmente 25 titoli e continua a espandersi. La pellicola è ambientata nel contesto geopolitico della Guerra Fredda e nel clima di tensione tra l’Occidente e forze esterne, alcune delle quali entità non statali o nazionali, ma “private” che operano per raggiungere obiettivi globali di dominio e potere.

La più potente di queste è l’organizzazione criminale e terroristica SPECTRE (Special Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion), la quale cerca di destabilizzare il mondo sfruttando le rivalità tra le superpotenze. Alla guida della SPECTRE c’è il Dr. No, il cui nome dà anche titolo alla versione originale del film.

Il Dr. No è un ex scienziato geniale della NASA dotato di una mano meccanica. Le sue capacità organizzative e di leadership si combinano con una padronanza della tecnologia avanzata, creando un cocktail micidiale che alimenta la sua natura ambiziosa, cinica e avida.

La trama ruota attorno al sabotaggio del programma spaziale americano, un chiaro riferimento alla corsa allo spazio tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Tuttavia, la SPECTRE non è al servizio di nessuna delle due grandi potenze; anzi, le considera entrambe come ostacoli ai propri fini.

Il film è ambientato in Giamaica, un paese che aveva ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito proprio nel 1962. Tuttavia, il Regno Unito tendeva a mantenere i vantaggi geo-strategici che il declinante impero britannico poteva ancora offrire, anche in un contesto post-coloniale. Per questo motivo, i servizi segreti britannici inviano il loro miglior agente, 007, a indagare sulla scomparsa di una sonda spaziale americana, localizzata sull’isola di Crab Key, dove il Dr. No ha stabilito la sua base operativa.

La figura del Dr. No rappresenta una situazione tipica dell’epoca della decolonizzazione, in cui attori non statali cercavano di esercitare il potere e controllare le risorse in presenza di stati deboli e poco legittimati.

Un tema di notevole importanza nel film è la proliferazione di armi nucleari e il controllo delle tecnologie avanzate, che rischiano di finire nelle mani sbagliate. Tanti temi, oggi tornati al centro dell’attenzione pubblica, sono presenti in 007-Licenza di uccidere: la Guerra Fredda, l’azione di agenti non statali, la corsa agli armamenti, le nuove tecnologie e l’operato delle agenzie di intelligence.

Il film è anche l’emblema di come il cinema possa fungere da strumento di “soft power”. L’affascinante 007 promuove non solo l’immagine di un Occidente sofisticato e tecnologicamente avanzato, ma anche della sua superiorità morale e della sua capacità di mantenere l’ordine globale in un mondo minacciato dal caos. Oggi, resta da vedere se tale narrativa possa essere ancora sostenuta.

In generale tutti i film della saga di James Bond, pur concepiti come prodotti di puro divertimento rivolti al grande pubblico, se analizzati con attenzione hanno un sottotesto che coglie in modo efficace gli scenari geopolitici coevi.

Anche: A 007, DALLA RUSSIA CON AMORE; film; 1963; tratto dall’omonimo romanzo di Jan Fleming; regia di Terence Young; con Sean Connery (James Bond), Daniela Bianchi (Tatiana Romanova), Pedro Armendáriz (Ali Kerim Bey), Lotte Lenya (Rosa Klebb), Robert Shaw (Donald Grant);
Prime Video, Apple Tv a noleggio

INTRIGO INTERNAZIONALE (NORTH BY NORTHWEST)

Soggetto e sceneggiatura originale di Ernest Lehman
Film; 1959;regia di Alfred Hitchcock; con Cary Grant (Roger Thornhill), Eva Marie Saint (Eva Kendall), James Mason (Phillip Vandamm), Jessie Royce Landis (Clara Thornhill), Leo G. Carroll (“il professore”); 2h 16m
NowTV

Il film rappresenta in modo efficace uno degli aspetti più inquietanti del clima della Guerra Fredda, che Hitchcock, con la sua inconfondibile maestria, riesce a tradurre in uno dei più avvincenti thriller cinematografici, apparentemente non collegato alla Guerra Fredda.

I temi dello scambio di persona, della doppia identità e del sosia (doppelgänger) sono elementi cardine nelle attività di intelligence di qualsiasi epoca. È proprio attraverso queste attività che le informazioni possono diventare uno strumento di vantaggio competitivo nei contesti geopolitici, sia per scopi economici-finanziari che politici e militari.

Inoltre, il film spinge a riflettere sul modo nel quale, anche banalmente, le informazioni possano essere fraintese, manipolate o confuse e come la disinformazione possa avere conseguenze potenzialmente disastrose, anche per persone comuni. Un esempio lampante di ciò è il clima di caccia alle streghe instauratosi a Hollywood durante il maccartismo, che colpì non solo volti noti dello spettacolo, ma anche lavoratori ordinari dell’industria cinematografica.

Questi fenomeni distorsivi, che non risparmiano nessuna comunità, tendono a manifestarsi anche in tempi di pace o di distensione internazionale, ma possono assumere forme paranoiche e parossistiche in fasi di cambiamento e di alta conflittualità, sia all’interno del contesto nazionale che in quello mondiale.

Il protagonista di Intrigo internazionale è Roger Thornhill (interpretato da Cary Grant), un tranquillo pubblicitario di New York, che si ritrova intrappolato in un assurdo scambio di identità. Preso per George Kaplan, un agente segreto inesistente, Thornhill viene braccato da organizzazioni misteriose e si ritrova coinvolto in una rete di intrighi internazionali, del tutto inconsapevole del motivo.

A causa di questo errore che sorprende sia il protagonista che lo spettatore, Thornhill è costretto a fuggire in una rocambolesca avventura che lo porta da un capo all’altro degli Stati Uniti. Durante la fuga, incontra Eve Kendall, una donna affascinante ma ambigua, interpretata da Eva Marie Saint, di cui Thornhill non è sicuro se fidarsi. Nonostante i dubbi, Eve diventa la sua più preziosa alleata nel tentativo di sfuggire agli inseguitori.

Uno degli aspetti più affascinanti del film è il paesaggio americano, che con la sua vastità e varietà di scenari, assume un ruolo fondamentale nello sviluppo della trama tanto da conferire al film un respiro epico.

Due scene memorabili sono rimaste impresse nell’immaginario collettivo: la prima è quella dell’inseguimento aereo nelle desolate campagne, dove Thornhill viene attaccato da un biplano per la disinfestazione agricola, costringendolo a compiere acrobazie per salvarsi. La seconda è il climax del film, la scena finale notturna sul Monte Rushmore, dove Thornhill ed Eve, inseguiti dagli agenti di Vandamm, cercano disperatamente di salvarsi arrampicandosi sulle gigantesche sculture dei presidenti americani. Semplicmente geniale nella concezione, nello svolgimento e nella tecnica realizzativa.

Anche: IL SIPARIO STRAPPATO; film; 1962; regia di Alfred Hitchcock; con Paul Newman (Michael Armstrong), Julie Andrews (dottoressa Sarah Sherman), Lila Kedrova (contessa Kuchinska), Hansjörg Felmy (Heinrich Gerhard), Tamara Tumanova (prima ballerina); 2h 7min
DVD/BlueRay

LAWRENCE D’ARABIA

Sceneggiatura di Robert Bolt dall’autobiografia di Thomas Edward Lawrence, I sette pilastri della saggezza
Film; 1962; regia di David Lean; con Peter O’Toole (Thomas Edward Lawrence), Alec Guinness (Emiro Faysal (futuro Faysal I d’Iraq)), Anthony Quinn (Awda Abu Tayi), Jack Hawkins (Gen. Lord Edmund Allenby), Omar Sharif (Sharīf Alī ibn al-Kharīsh); 7 premi Oscar, 5 Golden Globe; 3h 40m
RaiPlay

Questo film, che ha ricevuto numerosi premi, rappresenta un documento significativo per comprendere la complessa situazione geopolitica del Medio Oriente, le cui radici affondano nei processi di dissoluzione dell’Impero Ottomano al termine della Prima Guerra Mondiale, che hanno portato all’emergere del nazionalismo arabo.

Thomas Edward Lawrence, interpretato da Peter O’Toole, è un archeologo britannico coinvolto nella rivolta araba contro gli Ottomani durante la Prima Guerra Mondiale. Conosciuto come Lawrence d’Arabia, grazie alla sua dedizione alla cultura e alla causa araba, il giovane archeologo diventa una figura carismatica, guidando le tribù arabe nella loro lotta per l’indipendenza.

Il film mette in luce come le potenze europee, in particolare Gran Bretagna e Francia, sfruttassero le tensioni nel Medio Oriente a proprio vantaggio. La rivolta araba riceve supporto dalle potenze occidentali, ma con l’obiettivo di indebolire gli Ottomani e conquistare nuovi territori e posizioni strategiche in un contesto cruciale tra l’Europa e il subcontinente indiano, che all’epoca faceva parte dell’Impero Britannico.

In questo scenario, l’aspirazione delle popolazioni arabe all’autodeterminazione diventa uno strumento per scardinare lo status quo. Tuttavia, gli arabi non combattono una guerra per procura, come desidererebbero le potenze occidentali; piuttosto, conducono una vera guerra per l’indipendenza.

La figura di Lawrence d’Arabia simboleggia questa ambiguità nell’intreccio tra interessi occidentali e aspirazioni nazionali arabe. Inoltre, grazie al carisma di un uomo che parlava correttamente l’arabo e si abbigliava come un beduino, rappresenta un possibile progetto di sintesi tra le tradizioni beduine e le idee moderne portate dagli occidentali, idee che spesso tendono a scontrarsi.

Purtroppo, questo progetto, di cui Lawrence d’Arabia sembra farsi portatore con le sue azioni, fallirà, poiché le promesse di indipendenza fatte agli arabi non verranno mantenute, con conseguenze durature sulla regione e sul suo equilibrio.

Anche per questo esito, la figura di Lawrence è oggetto di molte discussioni e interpretazioni discordanti. Alcuni lo vedono come un eroe e un paladino della causa araba, mentre altri lo considerano un manipolatore che ha sfruttato le aspirazioni delle tribù arabe per i propri scopi e per quelli della Corona britannica.

Lawrence d’Arabia è molto più di un semplice blockbuster d’avventura; è un’opera che invita a molte riflessioni a uno spettatore che vi si avvicini con uno spirito critico. Si tratta di riflessioni sulle complessità della politica internazionale, sulle conseguenze dell’imperialismo, sulla lotta per l’autodeterminazione dei popoli e sulle figure che hanno partecipato a questi eventi storici.

Anche: SYRIANA film 1962; regia di Stephen Gaghan; con Matt Damon (Bryan Woodman), Jeffrey Wright (Bennett Holiday), George Clooney (Robert Barnes), Chris Cooper (Jimmy Pope), William Hurt (Stan), Christopher Plummer (Dean Whiting); 2h 8m
NowTV

HOMELAND

Ideazione di Howard Gordon, Alex Gansa sulla base della serieTV israeliana Prisoners of War
SerieTV; 2011–2018; 8 stagioni, 96 episodi; con Claire Danes (Carrie Mathison), Damian Lewis (Nicholas Brody), Morena Baccarin (Jessica Brody), David Harewood (David Estes), Diego Klattenhoff (Mike Faber), Jackson Pace (Chris Brody), Morgan Saylor (Dana Brody), Mandy Patinkin (Saul Berenson); 46–84 min. a episodio
DisneyPlus

Homeland è una serie televisiva che esplora in modo profondo le complesse dinamiche della sicurezza nazionale e della geopolitica, portando alla luce le implicazioni morali e le conseguenze spesso inattese della lotta al terrorismo internazionale. Il focus principale è sul terrorismo islamico, le operazioni segrete della CIA e le ripercussioni internazionali delle politiche di sicurezza degli Stati Uniti dopo l’11 settembre.

La serie mette in evidenza come la linea di demarcazione tra patriota e terrorista sia spesso estremamente labile in un contesto di tensione continua.

Nella serie televisiva, Carrie Mathison, la brillante e tormentata agente della CIA interpretata da Claire Danes, è impegnata in missioni pericolose in Iraq, Afghanistan, Pakistan e Siria. Le sue indagini, volte a prevenire attentati e destabilizzazioni politiche, la pongono al centro di un complesso intreccio di intelligence, relazioni internazionali e dilemmi morali. La sua figura sottolinea il coinvolgimento degli Stati Uniti nel Medio Oriente e l’impatto delle loro politiche sugli equilibri della regione e del mondo intero.

Homeland approfondisce con grande efficacia anche il fenomeno della radicalizzazione, mostrando come persone comuni possano restare coinvolte in percorsi estremistici. La serie non si limita a rappresentare i jihadisti come semplici terroristi, ma cerca di analizzare le loro motivazioni, le vicende personali e le dinamiche psicologiche che li portano a compiere atti di violenza. Questo approccio fornisce una visione più realistica e stratificata del terrorismo internazionale, evidenziando le complesse interazioni tra fattori sociali, politici e religiosi che contribuiscono al formarsi della radicalizzazione.

Le operazioni di intelligence, gli interrogatori, i “black sites” (luoghi di detenzioni remoti gestiti dalle agenzie di intelligence) e le missioni sotto copertura sono realtà realisticamente rappresentate dalla serie. Questi elementi, profondamente radicati nella realtà dello spionaggio internazionale e delle guerre non convenzionali, mettono in luce l’ambiguità morale delle azioni compiute in nome della sicurezza nazionale.

Homeland fa riflettere sulla natura delle guerre contemporanee dove il campo di battaglia si è esteso ben oltre le zone di conflitto, coinvolgendo anche il cyber spazio e le sfere più profonde della politica internazionale, la cultura e i comportamenti individuali.

Un altro elemento distintivo di Homeland è l’analisi delle relazioni tra Stati Uniti e Iran. L’Iran viene presentato come un attore centrale sulla scena geopolitica globale, le cui azioni influenzano equilibri e strategie del plesso mediorientale, in particolare quelle legate programma nucleare del governo degli Ayatollah.

Ø Anche: LE BUREAU; SerieTV; 2015–2020; 5 stagioni, 50 episodi; ideata da Éric Rochant ; con Mathieu Kassovitz (Guillaume Debailly “Malotru”), Sara Giraudeau (Marina Loiseau), Jean-Pierre Darroussin (Henri Duflot), Léa Drucker (Dottoressa Laurène Balmes), Zineb Triki (Nadia El Mansour); 50–60 min. a episodio ‡ Paramount+

BLACK PANTHER: WAKANDA FOREVER

Sceneggiatura di Ryan Coogler, Joe Robert Cole dall’omonimo fumetto Marvel Comics
Film; 2022; regia di Ryan Coogler; con Letitia Wright (Shuri / Black Panther), Lupita Nyong’o (Nakia), Danai Gurira (Okoye), Winston Duke (M’Baku), Florence Kasumba (Ayo), Angela Basset (Ramonda); 2h
Disney+

Black Panther: Wakanda Forever stimola una riflessione sulle dinamiche geopolitiche globali, mettendo in primo piano la lotta per il controllo delle risorse naturali, la sovranità nazionale e le relazioni tra potenze emergenti e potenze globali. Attraverso il vibranio, risorsa immaginaria, il film riflette il desiderio di potenze straniere di accaparrarsi risorse strategiche, un tema che richiama fortemente le dinamiche del colonialismo e dell’imperialismo nella storia reale. Il vibranio diventa simbolo delle risorse naturali che le grandi potenze hanno cercato e continuano a cercare di controllare, spesso a discapito delle nazioni che lo possiedono.

La morte di T’Challa non solo crea una crisi interna a Wakanda, una nazione africana, ma attira l’attenzione globale. La nazione, che fino a quel momento era rimasta in gran parte isolata, deve ora difendersi da potenze esterne che vedono nella sua vulnerabilità un’opportunità per accedere alle sue risorse. Il film riflette quindi il dilemma che molte nazioni emergenti devono affrontare: proteggere la propria autonomia e le proprie risorse naturali di fronte a pressioni globali, un tema centrale nella geopolitica contemporanea.

Un altro elemento chiave del film è l’introduzione di Talokan, un regno sottomarino guidato da Namor, anch’esso in possesso di vibranio. Questo nuovo attore geopolitico introduce una complessità ulteriore, poiché anche Talokan vuole proteggere le proprie risorse dall’ingerenza delle potenze straniere. Le tensioni tra Wakanda e Talokan rappresentano una metafora per il conflitto tra nazioni in via di sviluppo che cercano di preservare le proprie risorse non solo dalle minacce esterne, ma anche dalle nazioni dello stesso plesso geopolitico, poiché ciascuna lotta per stabilire la propria posizione dominante.

Wakanda, pur essendo una potenza tecnologicamente avanzata, deve continuamente difendere la sua sovranità e identità culturale. La resistenza di Wakanda alle potenze esterne diventa un simbolo della decolonizzazione e della lotta per l’indipendenza dei Paesi post-coloniali, un processo che molti Paesi africani hanno vissuto e stanno ancora vivendo.

Il film esplora le tensioni tra chi vuole un’apertura verso il mondo esterno e chi preferisce il mantenimento di una forte identità nazionale e una politica isolazionista, esaminando il modo in cui le risorse naturali possono diventare un’arma nelle relazioni internazionali.

In questo senso, Black Panther: Wakanda Forever oltre a essere un ottimo film ed aver ricevuto un Oscar e un Golden Globe che premia l’interpretazione di Angela Bassett nel ruolo della regina Ramonda, rappresenta un microcosmo che riflette le dinamiche geopolitiche globali: la lotta per il potere, l’imperialismo, la decolonizzazione e la ricerca di un’identità nazionale.

Anche: AVATAR; film; 2009; regia di James Cameron; con Sam Worthington (Jake Sully), Zoe Saldana (Neytiri), Stephen Lang (col. Miles Quaritch), Michelle Rodriguez (Trudy Chacón), Giovanni Ribisi (Parker Selfridge); 2h
Disney Plus

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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