Il Dio denaro può restare anonimo?

di Paolo Marcucci

Mario Mancini
5 min readDec 27, 2020

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Fine di un’epoca

Forse il desiderio di ogni Dio è quello di rimanere anonimo, se è vero come diceva Einstein, uno che del mondo qualcosa aveva capito, che “la coincidenza è il modo di Dio di restare anonimo”.

Forse il nostro dio attuale, il Dio denaro,[1][2] comincia a temere che questa sua naturale condizione possa, piano piano, venire meno per mano di coincidenze divine sfavorevoli.

L’ultima è stata qualche giorno fa, riferita da Alessandro Galimberti sul Il Sole 24 Ore del 18 dicembre 2020, che parlava di due leggi votate dal Senato degli Stati Uniti che obbligano alla creazione del registro dei titolari effettivi con l’obiettivo di contrastare il riciclaggio: “Fine di un’era, gli Stati Uniti danno l’addio all’anonimato nei trust”.

Storicamente sono stati concepiti e costruiti molti strumenti che avevano lo scopo di schermare, separare, coprire, proteggere, e tendenzialmente rendere anonimo, il possessore dei denari rispetto alla pubblica piazza. Mezzi come il trust[3], la fiduciaria, la società anonima (perché spersonalizzata), hanno questo mandato, questo compito.

Lorenzo Bartolini, La fiducia in Dio, 1836, Museo Poldi Pezzoli, Milano

Questi schermi non vanno però sempre letti come forme opache, non trasparenti, sono anche strumentazioni per difendersi dalla cattiva ingerenza di stati o gruppi dispotici. Dipende dall’uso, come sempre, che ne fanno gli uomini e le società: per esempio le fiduciarie, durante le leggi razziali del secolo scorso, contribuirono a difendere la comunità ebrea dall’impedimento verso proprietà di aziende e di attività economiche.

Invece, la storia delle società anonime (le moderne s.p.a.), è interessante ripercorrerla anche incrociando la riforma dell’istituto della confessione religiosa e cattolica.

Le società anomime

Le società commerciali, che nascono nelle città marinare italiane, per incrementare gli investimenti, iniziano a essere regolate dalla separazione[4] dei beni personali dei soci da quelli appunto conferiti nella costituita società, la responsabilità diventa quindi limitata.

Questo è un passaggio fondamentale perché i denari diventano autonomi, con un loro scopo sociale preciso e diventando capitale di rischio, quindi anonimi rispetto al finanziatore, che non risponderà più, come nel passato, con tutto l’altro suo patrimonio.

La strada era tracciata e su questo impianto, quando le grandi correnti mercantili si spostano dal Mediterraneo all’Atlantico e al Pacifico, si baseranno le norme che regoleranno, ognuna con le proprie caratteristiche, le nascenti società anonime del XVII secolo, ad esempio le numerose compagnie delle Indie dell’Olanda, dell’Inghilterra e della Francia.

Da quel momento per le società anonime fu un successo spettacolare in tutto l’occidente. In Italia, ad esempio, Il 22 novembre del 1910 aderirono all’Associazione fra le Società italiane per azioni 181 società anonime, rappresentanti di un capitale versato complessivo di lire 1.586.377.432[5].

L’anonimato nella confessione

L’anonimato era dunque sorto, ma come tutti i grandi cambiamenti delle società non aveva viaggiato da solo, questa volta aveva viaggiato insieme al suo fratello gemello: l’anonimato nella confessione, che rivoluzionerà in tutto il mondo cattolico il rapporto tra il peccato e il peccatore e il loro duplice confronto con la Chiesa.

A metà del Cinquecento, su iniziativa del cardinale Borromeo[6], furono introdotti per la prima volta i confessionali che consentivano di dire cose terribili senza essere visti, con la garanzia appunto dell’anonimato.

I confessionali, nati anche per contrastare gli abusi sessuali dei preti, erano stati studiati per separare “confessore” e “confessato” e soprattutto il principale scopo inserito, in fondo, era la divisione tra il peccato e il peccatore, separando così magistralmente la persona fisica dal peccato, e rendendo in questo modo anonimo il peccato: anonimato che permetteva di ripartire nella vita dopo essersi liberata la coscienza.

Il concetto di anonimato nella società si era così introdotto, ed è in questo preciso periodo storico che anima e denaro diventano anonimi rispetto ai loro proprietari, e raggiungono la diffusione maggiore.

In chiusura, se ora gli stati, come detto degli Stati Uniti in apertura, iniziano a limitare, a regolare, queste anonime libertà, è probabilmente una necessità, visto anche l’ammontare imponente degli investimenti che sono chiamati in questo periodo a erogare alla collettività, a fronte di una massa sempre più ampia di attività illegali o evasive che condizionano il mercato finanziario, economico e anche politico.

Note

[1] Anatema di Papa Francesco contro il dio denaro: «Moderno idolo che ruba la vita e porta alla solitudine» di Franca Giansoldati, Il Messaggero, 1 Agosto 2018,

[2] Dio denaro, celebre invettiva di Karl Marx contro il potere del denaro, tratta dai Manoscritti economico-filosofici del 1844.

[3] In God We Trust (in italiano: In Dio noi confidiamo) è il motto nazionale attuale degli Stati Uniti d’America, dello Stato della Florida e dello stato del Mississippi. Il motto comparve per la prima volta su una moneta degli Stati Uniti nel 1864, ma non divenne ufficiale fino al passaggio di una risoluzione congiunta del Congresso nel 1956. È stato adottato al posto di E pluribus unum (in italiano: Da molti, uno riferito ai tredici Stati che poi si unirono negli Stati Uniti di America). Fonte Wikipedia

[4] Lo Stracca, approfondendo un’idea di Baldo degli Ubaldi, riconosceva le società di commercio come enti giuridici indipendenti dalle persone dei soci (così anche gli statuti di Genova del 1498). Vincenzo Arangio-Ruiz , Tullio Ascarelli , Franco Spinedi , Lello Gangemi , Enciclopedia Italiana Treccani.

[5] http://www.assonime.it

[6] Il cardinale Carlo Borromeo visse a Milano (1538–1584)

Paolo Marcucci ha svolto tutta la sua esperienza lavorativa nel mondo bancario. È stato relatore a convegni/incontri a carattere economico, docenze a master universitari sul risk management. È stato assessore alla cultura e all’industria del Comune di Montelupo Fiorentino. Da sempre interessato alla storia e all’economia locale, la sua ultima pubblicazione è Storia della Banca Cooperativa di Capraia, Montelupo e Vitolini. Una banca territoriale toscana e l’economia locale al tempo della globalizzazione.

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Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.