Il cinema è arte

Su Megalopolis di Francis Ford Coppola

Mario Mancini
2 min readFeb 16, 2025

di Manohla Dargis, Chief Film Critic del “New York Times”

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Nathalie Emmanuel e Adam Driver in una città che somiglia alla New York di oggi vista attraverso la metafora dell’antica Roma in “Megalopolis” di Francis Ford Coppola.

Non siamo allenati

Sebbene possa sembrare una posizione difensiva, opere sincere, ambiziose e coraggiose come Megalopolis meritano più di una superficiale stroncatura.

Dopo averlo rivisto, mi è tornato in mente un commento del critico David Thomson nella sua recensione del 1997 del noir L.A. Confidential.

Pur apprezzando molto il film, Thomson si interrogava sulla sua accessibilità al grande pubblico. “Siamo fuori allenamento”, osservò con squisita delicatezza, affrontando la questione del presunto disinteresse del pubblico per i film considerati impegnativi. (Vale la pena ricordare che persino Il Padrino — Parte II era ritenuto ostico da molti all’epoca.)

L’industria cinematografica, con la sua dipendenza da generi consolidati, volti familiari e trame scontate, ci ha da tempo condizionati — o “allenati”, per usare l’elegante espressione di Thomson — ad aspettarci poco dal cinema. Coppola, al contrario, ci ha sempre spinto a pretendere il massimo.

Coppola chiede molto, perché il cinema è molto

È improbabile che Megalopolis raggiunga un vasto pubblico, e ancora meno probabile che riceva riconoscimenti agli Oscar, ma Coppola non l’ha realizzato per compiacere gli spettatori o vincere premi.

È un’opera affascinante e forse il suo testamento registico, anche se mi auguro di no. Soprattutto, appare come una riflessione sul cinema stesso, sul suo passato e sul futuro auspicato, un progetto che Coppola, oggi ottantacinquenne, ha coltivato così a lungo da rendere secondarie le prospettive commerciali (benché, naturalmente, speri di recuperare parte dell’investimento).

In definitiva, ciò che conta è il film: audace, spesso magnifico, talvolta confuso, ma profondamente personale.

Ha una vena di follia, ma il cinema necessita proprio di più follia, più passione, più sentimento e coraggio. Ha bisogno, soprattutto, di molto più amore per l’arte cinematografica, quell’amore che Coppola continua a difendere dalla morsa dell’industria, ribadendo che il cinema è arte.

Perché il cinema è arte.

Da: Manohla Dargis, ‘Megalopolis’ Review: The Fever Dreams of Francis Ford Coppola, in “The New York Times”, 26 settembre 2024

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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