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I Modigliani nascosti in piena vista

L’entropia di un corpus artistico

Mario Mancini
6 min readApr 7, 2025

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COPERTINA
Il trailer di “Modì — Tre giorni sulle ali della follia”, film del 2024 diretto da Johnny Depp alla sua seconda regia. Depp l’ha co-prodotto anche con Al Pacino (non accreditato) che dal 1970 cercava di portare sul grande schermo l’opera teatrale “Modigliani” di Dennis McIntyre.
Il film è disponibile gratis per gli abbonati a Infinity TV e a noleggio sulle principali piattaforme. Iniziamo con qualche parola sul film.

Il mondo di Modì

Nel cast figura Riccardo Scamarcio come Modigliani e Stephen Graham come il dealer Léopold Zborowski. Nel ruolo di Beatrice Hastings, giornalista, poetessa, attivista e amante di Modì, l’attrice francese Antonia Desplat.

Lo stesso Al Pacino è il collezionista Maurice Gangnat. L’ambiente artistico di Modigliani è ben ritratto: Ryan McParland è il geniale Chaïm Soutine e Bruno Gouery interpreta Maurice Utrillo, il Canaletto di Parigi.

Nel cast compare anche Luisa Ranieri nel ruolo della cuoca italiana Rosalie Tobia. La città che vediamo non è Parigi. Il film è stato girato a Budapest, negli studios di Los Angeles e parzialmente a Torino.

Opere del milieu di Modì si sono viste a Livorno nel 2019, per il centenario della morte dell’artista, nella mostra “Modigliani e l’avventura di Montparnasse”, ben 110mila visitatori proprio prima del lockdown.

Parigi 1916: realtà e sogno

La storia narrata da Depp si svolge a Parigi nel 1916 e si apre in modo spumeggiante con una evidente citazione da “I pirati dei Caraibi”, Scamarcio getta scompiglio come Jack Sparrow.

Successivamente, il film perde un po’ di slancio, evidenziando la generale difficoltà di portare sul grande schermo le vite degli artisti. Non mancano, però, momenti di notevole impatto.

Sono le sequenze in time-lapse e alcuni interludi onirici che richiamano la figurazione di “Eyes Wide Shut” di Kubrick. Alcuni di questi inserti sono accompagnati da musiche ben selezionate.

Vi si riconoscono brani di Tom Waits, dei Velvet Underground e Nico, “Disfruto” di Clara Morrison, oltre al nostalgico “Cathedrals” dei Jump Little Children. Del resto, Johnny Depp è un musicista di talento.

Il legame di Depp con la Francia e la sua cultura potrebbero averlo motivato a confrontarsi con la biografia di un artista anticonformista e geniale come Modì, un “tipo” con cui Depp potrebbe identificarsi.

Affrontiamo un tema leggero, fortunatamente ancora immune dal sistema di dazi reciproci che, invece, ha colpito i pinguini delle isole McDonald in Antartide e gli orsi bianchi di un’isola del Circolo polare artico.

Il film di Depp ci offre lo spunto per parlare del pittore livornese Amedeo Modigliani, una delle figure più affascinanti della scena bohémien parigina e delle avanguardie artistiche del primo ventennio del Novecento.

Succede che due studiosi inglesi hanno usato un metodo statistico per cercare di mettere un po’ d’ordine nell’attribuzione delle opere al maestro livornese, diventate ormai un bene rifugio al pari dell’oro e dei Bitcoin.

Giusto in tema

A proposito di politica, eccentricità e anche, naturalmente di cinema, questa settimana si è verificato un evento singolare. Il senatore democratico Cory Booker ha parlato per 25 ore di fila al Senato degli Stati Uniti.

Esattamente lo stesso tempo impiegato da Jefferson Smith, il senatore immaginario rappresentante della “Main Street”, interpretato da Jimmy Stewart nel classico del 1939 di Frank Capra, “Mr. Smith va a Washington”.

Mentre Stewart appare esausto alla fine della sua maratona, Booker è rimasto composto e tonico. Una coincidenza che offre un’ottima occasione per vedere o rivedere un film che racconta molto sull’America.

Ma quanti Modigliani ci sono?

Le cose erano lì, in piena vista, fin dal principio, dice Poirot nel risolvere il caso di Roger Ackroyd. Il non averle notate subito cruccia molto il detective belga che in genere non si fa infinocchiare da quello che vede.

Un’osservazione questa delle cose in vista che Wittgenstein ha fatto propria nelle sue “Ricerche” quando scrive che quelle più importanti ci sfuggono proprio a causa della loro semplicità e familiarità.

Questo principio aureo sembra tuttavia vacillare nell’individuare un corpo di opere che Modigliani potrebbe aver realizzato senza firmarle e che, pur essendo ben esposte da qualche parte, sfuggono a chi le osserva.

Scomparso ad appena 35 anni, l’artista fu assai prolifico in pittura, disegno e scultura. Il successo giunse postumo, e non è improbabile che alcune sue creazioni siano andate disperse, come suggerito anche nel film.

La narrazione di questa sua facilità creativa e disinvoltura nel disporne ha prodotto uno dei più curiosi e clamorosi casi di falso del quale si è parlato molto a metà degli anni Ottanta dello scorso secolo.

Dragando i fossi di Livorno furono ritrovate tre teste in pietra, subito attribuite a Modigliani da alcuni critici, ma non da Bruno Zevi. In realtà le sculture erano state realizzate con il Black&Decker da alcuni abbondanti burloni locali.

Il film di Depp si apre e si chiude proprio con una testa adagiata sulla riva di un fiume; si vede anche l’artista gettarla deliberatamente nella Senna da un ponte di Parigi (in realtà siamo a Budapest e il fiume è il Danubio).

Modigliani ha appena rifiutato per la testa ventimila franchi da un collezionista (Al Pacino), una somma che avrebbe potuto cambiargli l’esistenza. Ma l’opera non è finita e non è in vendita, c***o (intercalare ricorrente nel film).

… alcuni proprio buttati via

Il film, con buona probabilità veritiera, ritrae un Modigliani che, pur cercando di vendere le sue opere a un prezzo dignitoso senza successo, aborrisce la mercificazione dell’arte e il mondo che le gravita attorno.

In una intensa conversazione col collezionista Gangnat (Al Pacino) disprezza a tal punto il cinismo e il mercantilismo dell’uomo d’affari da lasciargli tre quadri per appena 60 franchi e tenersi la sopracitata e superstimata testa.

In una scena successiva, al ritmo del brano nostalgico dei Jump Little Children, dopo aver distrutto dipinti del valore di centinaia di milioni di dollari, prende quella scultura e la getta nel fiume. Forse la scena più bella del film.

Sta di fatto che oggi le opere di Modigliani sono diventate un giacimento di terre rare. Un dipinto di grandi dimensioni può valere tra i 50 e i 150 milioni di dollari e una scultura tra i 30 e i 70 milioni. Anche i disegni sono ben valutati.

Nella lista dei dieci dipinti più costosi mai venduti all’asta, Modigliani annovera ben due opere: due versioni di “Nu Couché” (1917–1918), una raffigurante la modella frontalmente e l’altra di spalle.

Oltre a lui, solo l’ammirato/odiato Pablo Picasso, al quale in vita è stato sempre paragonato in positivo, può vantare due opere in questa singolare classifica. i due dipinti di Modì sono stati battuti a 130 e 157 milioni di dollari.

“Nu couché (sur le côté gauche)” del 1917 è stato venduto da Sotheby’s. nel 2018. Si tratta del quadro più costoso mai assegnato in un’asta della grande casa britannica, nonché la quarta opera d’arte più cara di sempre

… e molti altri ancora dispersi

Due ricercatori britannici hanno applicato una tecnica statistica, usata nella demografia storica, per stimare il numero di opere di Modigliani non attribuite ma certamente esistenti, opere dette “dormienti” (sleepers).

In un recente studio pubblicato sulla rivista “Statistical Methods & Applications”, James Jackson e Brian Francis hanno stimato il numero di “dormienti” con il metodo MSE (Multiple Systems Estimation).

L’MSE è una metodologia statistica avanzata impiegata per valutare, ad esempio, la dimensione di popolazioni difficili da censire direttamente, come le vittime di epidemie o i soggetti danneggiati dall’uso di sostanze stupefacenti.

Le opere degli artisti sono accuratamente documentate attraverso elenchi esaustivi chiamati Cataloghi Ragionati (CR). Generalmente, un artista possiede un unico CR, compilato da un esperto riconosciuto nel settore.

Modigliani è un’eccezione: la sua produzione è catalogata in ben cinque CR distinti. Ciò ha consentito a Jackson e Francis di applicare la tecnica MSE per stimare il numero delle opere dormienti dell’artista.

I ricercatori hanno analizzato un dataset denominato “Secret Modigliani”, che conteggia e mette in relazione i dipinti presenti in questi cinque diversi cataloghi.

Complessivamente, si contano ben 488 opere di Modigliani registrate in almeno uno dei cinque cataloghi ragionati esistenti. Un numero ragguardevole che però non è quello definitivo

… da 20 a 120 dormienti

I ricercatori hanno stimato che le opere “dormienti” oscillano tra le 20 e le 120 unità. Questa notevole forbice è una diretta conseguenza della incertezza del processo di attribuzione.

Tali risultati suggeriscono che, integrando tali opere al numero di quelle già censite in almeno un CR, il totale delle opere di Modigliani potenzialmente in circolazione si collocherebbe tra le 500 e le 600.

Si tratta, tuttavia, di una stima prudente. I calcoli dei ricercatori prendono in considerazione unicamente opere non attribuite ma già note, escludendo dipinti attualmente sconosciuti e ancora da riportare alla luce.

Se nel vostro salotto c’è una qualche tela di famiglia con volti allungati, colli affusolati, occhi a mandorla, in tonalità terrose, ocra, blu e rossi spenti, portatela a una casa d’aste: potrebbe darvi sicurezza per generazioni.

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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