Hakim Bey, il teorico dei Rave party
Pensatore anarchico e ribelle
di Federico Rizzo
Estratto da: Sentieri Selvaggi, n. 12, p. 89
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L’Anarchismo ontologico
Il 22 maggio scorso se n’è andato a 77 anni il pensatore anarchico Hakim Bey, al secolo Peter Lamborn Wilson. Poeta e saggista libero e visionario, Bey è stato tra le voci fondamentali della controcultura americana del Secondo Dopoguerra.
Dopo gli studi presso la Columbia University ha trascorso diversi anni tra India, Pakistan e Iran, Paese nel quale approfondì il sufismo evolvendo il suo pensiero in quello che ha successivamente definito come “anarchismo ontologico” o “immediatismo”.
Allo scoppio della Rivoluzione Iraniana del 1979 rientra negli USA dove inizia a pubblicare diversi saggi sotto lo pseudonimo di Hakim Bey.
In Angels del 1980 mette in correlazione le diverse culture e religioni del mondo partendo dal presupposto che ognuna di esse condivida la medesima devozione verso figure angeliche, a suo avviso l’unico culto “spirituale” transculturale comune a tutto il mondo.
Le zone autonome di potere
Per Hakim Bey tutta l’arte deve mirare al sabotaggio del potere costituito, anche in maniera violenta e tumultuosa, per questa ragione l’autore utilizza una scrittura ruvida e non conforme. Il Terrorista Poetico, secondo la teoria dello stesso Bey, ha l’obiettivo di spaventare e scioccare il lettore per ottenere un cambiamento, se questo non avviene il poeta ha fallito.
Bey diventa noto in tutto il mondo nel 1991 con la pubblicazione di T.A.Z., acronimo che sta per Zone Autonome Temporanee. Non esiste ancora la Rete ma iniziano già a nascere spontaneamente delle organizzazioni con una visione “hackeristica” e prende forma il movimento Cyberpunk.
In quel periodo storico rave e festival liberi stanno rivoluzionando la concezione stessa di aggregazione sociale superando l’idea di politica “pura” del decennio precedente.
T.A.Z. diventa immediatamente oggetto di culto tra i giovani dell’epoca tanto che viene distribuito durante festival, riunioni di collettivi e centri sociali occupati. La temporaneità è una caratteristica fondamentale.
La T.A.Z. deve essere momentanea e circoscritta in un lasso di tempo definito. Nel suo saggio Bey passa per le zone franche dei pirati, la Comune di Parigi del 1871, il nomadismo delle popolazioni native americane e infine per l’esperienza di Fiume di Gabriele D’Annunzio.
Piccole comuni
In queste piccole comunità chiuse regolate secondo il volere comune si vive al di fuori di quella che è la legge del tempo. Bey definisce queste società come Utopie Pirata, zone in cui l’autorità e il potere vengono organizzate in maniera orizzontale e non verticale.
Il concetto di TAZ nasce per depistare e confondere i massmedia, in quanto strumenti capitalisti che tendono a omologare il nonomologato e a normalizzare il nonnormalizzato così da rendere innocua ogni attività antagonista. In sostanza una T.A.Z. può essere vista come una sorta di isola, reale o virtuale, libera dal dominio del sistema capitalista.
Un luogo della mente, più che un posto fisico, dove fuggire dalle necessità indotte e dai condizionamenti, scomparendo in acque inesplorate come i corsari dell’Ottocento.
Le TAZ urbane: Mutonia
T.A.Z. urbane sorte spontaneamente da un sentimento comune sono quelle nate a Seattle e in altre città americane a seguito dell’uccisione di George Floyd.
La “Capitol Hill Autonomous Zone”, durata dall’8 giugno al 1° luglio 2020, consisteva nell’occupazione pacifica di una piccola zona della città in cui si distribuiva cibo e si tenevano spettacoli artistici in strada.
Un esempio simile in Italia è la comune steampunk di Mutonia, creata dal collettivo Mutoid Waste Company a Santarcangelo di Romagna: piccola enclave underground formata da individui che hanno rinunciato ad agi e privilegi della società capitalista, per ricreare una nuova forma di comunità in cui spazi abbandonati vengono riqualificati e materiali di scarto utilizzati per creare sculture biomeccaniche.
Il lascito di un pensatore formidabile come Hakim Bey si trova anche in queste esperienze dal forte valore sovversivo e comunitario.
Da: da: Sentieri Selvaggi, n. 12, p. 89