Europa: il siluro della corte costituzionale tedesca

Uno spartiacque nella storia del continente?

Mario Mancini
4 min readMay 25, 2020

di Martin Wolf

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La sentenza della Corte costituzionale della Germania federale sull’operato della BCE è un siluro all’Unione europea

Un siluro al cuore dell’Unione europea

Lo scorso 8 maggio ricorreva cadeva il 75° anniversario della sconfitta della Germania nazista. Ma il 9 maggio è stato anche il 70° anniversario della dichiarazione di Schuman, che ha avviato il processo d’integrazione europea del dopoguerra.

Pochi giorni prima, la Corte costituzionale tedesca ha lanciato un siluro giuridico al cuore dell’UE. Il suo potenziale distruttivo è immenso. Si tratta di un attacco alla base dell’economia europea, all’integrità della banca centrale, alla sua indipendenza e all’ordinamento giuridico dell’UE nel suo complesso.

La Corte si è pronunciata contro il programma di acquisto della BCE di attività del settore pubblico, lanciato nel 2015. La Corte tedesca non ha sostenuto che la BCE si sia comportata in modo improprio nel sostegno monetario agli stati membri, ma piuttosto che non abbia applicato un’analisi di “proporzionalitàˮ, nel valutare l’impatto delle sue politiche su una serie di aspetti.

Questi aspetti, peraltro che sono diventati la litania delle lagnanze delle forze conservatrici:

Il debito pubblico, il risparmio personale, i piani pensionistici e assicurativi, i prezzi degli immobili e la continuità del business delle imprese economicamente non redditizie.

Le politiche monetarie sono necessariamente politiche economiche. Ma le politiche della BCE, compreso l’acquisto di attività del settore pubblico, non sono state in grado — e non lo sono tutt’oggi — di raggiungere il suo “obiettivo primarioˮ, sancito dal trattato europeo. Cioè la “stabilità dei prezziˮ definita come inflazione “inferiore, ma vicina al 2% nel medio termineˮ. Il trattato UE dice che rispetto a questo, tutti gli altri obiettivi dell’istituto sono secondari.

Il concetto di ultra vires

La Corte ha inoltre decretato che “gli organi costituzionali e amministrativi tedeschiˮ, compresa la Bundesbank, non possono partecipare ad atti ultra vires (cioè gli atti al di fuori della propria autorità legale).

Pertanto, la Bundesbank non può continuare a partecipare ai programmi di acquisto della BCE di attività del settore pubblico e privato, fino a quando la BCE non avrà condotto una “valutazione di proporzionalitàˮ che la Corte riterrà soddisfacente.

Tuttavia, il trattato UE stabilisce che “né la BCE, né una banca centrale nazionale… possono chiedere o ricevere istruzioni … da qualsiasi governo di uno Stato membro o da qualsiasi altro organismo (nazionale) ˮ.

La Bundesbank e le banche centrali nazionali

La posizione della corte Corte pone la Bundesbank in un importante conflitto legislativo.

La Corte sta inoltre mettendo in discussione il diritto della BCE di prendere le sue decisioni in modo autonomo. La Germania ha lottato duramente per l’indipendenza della Banca centrale europea all’interno dell’Unione monetaria.

Ora, la Corte costituzionale tedesca ha decretato che, a meno che la BCE non soddisfi i giudici nell’aver tenuto pienamente conto di una serie, altamente politica, di effetti collaterali delle politiche monetarie, l’acquisto di attività è inammissibile.

La conseguenza è che i tribunali di altri paesi membri si sentano legittimati nel decretare che le loro banche centrali nazionali possono astenersi dal partecipare alle politiche che non gradiscono. Molto presto la BCE sarà fatta a pezzi fino alla nullificazione.

In assenza di altri programmi di sostegno all’eurozona, le possibilità di inadempienze da parte di alcuni stati membri sono aumentate. In effetti, lo spread dei titoli di Stato italiani è aumentato un po’ dopo la sentenza della Corte. Ne potrebbe derivare una crisi, con effetti devastanti, forse anche una rottura dell’intera eurozona.

Il siluro alla Corte di giustizia dell’Unione europea

Il libro di Stefania Bevilacqua sulla Corte di giustizia dell’Unione europea.

Altri potrebbero seguire la Germania nel rifiutare la giurisdizione della Corte di giustizia dell’Unione europea. L’Ungheria e la Polonia sono gli ovvi candidati. Gli storici del futuro potrebbero marcare questo come il punto di svolta decisivo nella storia dell’Europa, un punto di svolta verso la disintegrazione.

Cosa si può fare? La BCE non può rendere conto a un tribunale nazionale. Ma la Bundesbank potrebbe fornire al tribunale l’analisi della proporzionalità che viene richiesta. Forse sarebbe sufficiente, ma sarebbe anche un pessimo precedente.

Oppure, la decisione potrebbe essere ignorata. Se un tribunale tedesco può ignorare la Corte di giustizia europea, forse la Bundesbank può ignorare quel tribunale. In alternativa, la BCE potrebbe semplicemente abbandonare gli sforzi per salvare la zona euro e accettare qualsiasi risultato ne derivi.

L’UE potrebbe avviare una procedura d’infrazione contro la Germania. Ma il suo obiettivo diretto sarebbe il governo tedesco, che si trova stretto tra gli organi dell’UE, da un lato, e la Corte tedesca, dall’altro. Non potrebbe cambiare la sentenza.

Tutto è possibile

Più radicalmente, l’UE potrebbe agire per creare il necessario livello di solidarietà fiscale. Ma gli ostacoli sono grandi. Un nuovo trattato sembra fuori questione nell’attuale contesto di forte sfiducia reciproca.

Infine, la Germania potrebbe unilateralmente ritirarsi dalla zona euro. Tuttavia, prima di prendere una decisione del genere, si spera che le venga richiesta un’analisi esaustiva per verificare se ciò sia “proporzionato ˮ.

Un punto è chiaro: la Corte costituzionale ha decretato che anche la Germania vuole riprendere il controllo. Di conseguenza ha creato una crisi forse insolubile.

L’UE si fonda sull’accettazione da parte di tutti gli Stati membri della sua autorità nei settori di sua competenza. Se questo fondamento viene messo in discussione, tutto è possibile.

Martin Wolf è il chief economics commentator del “Financial Times”.

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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