Criptovalute: Occidente in surplace, Cina corre

Per Mohamed El-Erian è tempo di darsi una mossa

Mario Mancini
4 min readAug 7, 2021

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Jean Louis Théodore Géricault, “Le Derby d’Epsom”, Parigii, Museo del Louvre

Una fase nuova

È giunto il momento per i governi occidentali di smettere di considerare la cripto rivoluzione come un miscuglio di attività illegali, speculazioni sconsiderate e fabbrica dei riscatti.

Piuttosto, i governi dovrebbero iniziare ad indirizzare le innovazioni cripto in una direzione che aiuti la finanza, l’economia e la società in generale.

D’altro canto, i cripto devono prendere atto delle conseguenze sistemiche della loro attività come pure delle questioni normative ed energetiche che un tale posizione sistemica implica. La mentalità “a somma zero” secondo la quale i guadagni cripto possono scaturire soltanto da pari perdite del sistema finanziario tradizionale è un enorme ostacolo.

Nel complesso, il dibattito politico sulle criptovalute in atto in Occidente rimane troppo limitato rispetto all’importanza delle questioni in gioco ed è eccessivamente polarizzato. I partecipanti parlano lingue troppo diverse.

Tutto questo moltiplica la tensione tra il settore privato sempre più cripto-propenso e il settore pubblico sempre più cripto-avverso. È ben percepibile il crescente imbarazzo delle istituzioni e delle banche centrali.

La Cina corre

Nel mondo occidentale esistono troppe opinioni e troppo diverse tra loro sul costo-beneficio della rivoluzione cripto per i servizi finanziari consolidati; ciò rende le cose ancora più ingarbugliate.

La Cina, invece, sta spingendo a tutto vapore (con il consueto approccio dall’alto verso il basso forte e unitario) per giungere a essere la guida in un cambiamento che si estenda ben oltre il Paese del Dragone.

Ciò che accadrà dopo che la Cina avrà preso la testa, avrà profonde implicazioni per i servizi finanziari globali, la politica monetaria, la politica degli investimenti, le piattaforme di pagamento e l’assetto stesso delle valute di riserva globali, come dollaro, euro e yen. Ci saranno anche ripercussioni sul controllo e l’uso dei big data, così come sulla competizione tecnologica ed economica tra Cina e Stati Uniti.

Oggi sono individuabili tre processi che mostrano la direzione in cui le cose si stanno muovendo.

I tre sviluppi in corso

1) Le tecnologie che guidano la rivoluzione cripto, soprattutto la tecnologia della blockchain, stanno impattando in modo dirompente l’industria finanziaria che è rimasta troppo a lungo in uno stato di inefficienza e compiacenza indotto dagli eccessivi profitti.

La combinazione di una regolamentazione, che ha protetto il settore da innovazioni anche avventate, e dell’inerzia dei clienti tradizionali non può più arginare l’onda della concorrenza montata dalla tecnologia.

2) Nonostante la loro instabilità, le criptovalute stanno gradualmente diventando una parte sempre maggiore dei portafogli degli investitori attraverso un duplice impiego: nell’attività di contenimento del rischio, come alternativa all’oro e ad alcuni titoli di stato, e nelle scommesse opportunistiche su attività non correlate alle fluttuazioni del mercato tradizionale (non-correlated assets).

3) le criptovalute iniziano decisamente a diffondersi nell’ecosistema dei pagamenti. Da un lato c’è la preoccupazione per il fenomeno dei pagamenti illeciti (si pensi al crescente numero di attacchi ransomware) ma dall’altro c’è un elemento molto positivo che riguarda i trasferimenti delle rimesse, un settore i cui troppi canali tradizionali rimangono lenti e costosi.

Il punto, oggi

Una crescita più vasta delle criptovalute a livello globale continua a essere ostacolata dalla volatilità dei prezzi, dalla mancanza di una diffusa fiducia e dalle preoccupazioni normative.

La domanda fondamentale ora è: i cripto disrupters e i regolatori in Occidente riusciranno a convergere su un punto comune?

Qui la responsabilità maggiore ricade sui cripto, i quali rischiano di ripetere l’errore che ha compiuto Big Tech — perseguire obiettivi propri senza rendersi conto che il loro conseguimento renderà le loro attività fondamentali a livello sistemico.

I cripto non andranno molto lontano con i governi e le banche centrali senza mettere in campo maggiori garanzie antiriciclaggio. Dovranno anche saper fugare la diffusa preoccupazione per una potenziale erosione degli strumenti tradizionali di politica monetaria.

Dall’altra parte le banche centrali devono sviluppare una mentalità più aperta se vogliono tenere il passo della Cina.

La Cina è dietro l’angolo

A Pechino si è compreso molto bene il potere di trasformazione della rivoluzione cripto e, per questo, desiderano cooptarla in modo olistico e altamente controllato.

Così facendo, lanciano una sfida all’Occidente che va ben oltre la questione della maggiore abilità e prontezza della Cina nello sviluppare nuovi sistemi di pagamento e una propria valuta digitale supportata dalla banca centrale. Tutte cose che diventeranno rapidamente globali e non prerogativa della solo Cina.

C’è piuttosto un problema serio per lo status di valuta di riserva del dollaro, c’è anche il problema di fornire alla Cina l’occasione per un maggiore controllo sui big data sensibili e per chiudere ciò che rimane del gap tecnologico con l’Occidente.

In assenza di un approccio più collaborativo, entrambi i lati del mondo delle valute alternative in Occidente (cripto e governativi) potrebbero vedere il loro futuro determinato da ciò che una Cina in rapido movimento sta facendo e ha in programma fare.

Da: Mohamed El-Erian, China lays down challenge to the west on crypto, “The Financial Times”, 31 luglio 2021

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Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.