Al di sopra ogni sospetto
5 film necessari del cittadino Elio Petri
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COPERTINA
La bande-annonce preparata dallo staff della Cinémathèque française per la retrospettiva sul cinema del regista italiano Elio Petri (Roma, 1929–1982). Le proiezioni si sono tenute nelle sale della Cinémathèque dal 3 al 12 gennaio 2025.
Nella scheda di presentazione si legge: “Elio Petri, dopo gli esordi come critico e sceneggiatore, inaugura la sua carriera registica con “L’Assassino”, un’opera che si indirizza contro il giornalismo e le forze dell’ordine, anticipando la serie di mordaci critiche che i suoi film rivolgeranno alle istituzioni italiane. Il suo cinema, profondamente politico, è attraversato da un’inquietudine kafkiana che si insinua nei meandri del potere. Una visione febbrile che Petri traduce in immagini con straordinaria maestria tecnica”.
Sembra proprio che i francesi nutrano per il cinema italiano un interesse superiore a quello degli italiani stessi. Proprio ieri si è conclusa una retrospettiva della Cinémathèque française dedicata a Elio Petri.
Come Valerio Zurlini, altro straordinario talento del nostro cinema, anche Elio Petri ci ha lasciati prematuramente, a soli 53 anni, nel 1982 (come Zurlini), quando era ancora nel pieno della sua creatività artistica.
Un anno orribile il 1982. La rassegna francese ha presentato 11 dei 14 film diretti da Petri dal 1961 al 1982. Se consideriamo anche la sua attività di sceneggiatore bisogna datare l’inizio della sua carriera al 1953.
Il regista mosse i primi passi nel mondo della celluloide grazie a uno degli autori più originali del neorealismo, quel Giuseppe De Santis, anch’egli romano, di “Riso amaro”, “Uomini e Lupi” e “La strada lunga un anno”.
Petri… chi?
Se oggi chiedessimo a un millennial di citare un film di Petri, resterebbe interdetto. Basterebbe, però, fargli ascoltare pochi accordi della musica del “Il cittadino al di sopra di ogni sospetto” per accendere la scintilla.
È stato Ennio Morricone a comporre le musiche del film e quelle poche note sono diventate un pezzo di storia del cinema e del costume: riecheggiano spesso in numerosi contesti, persino nella comunicazione pubblicitaria.
Il nome di Petri è legato a Gian Maria Volonté, attore magnetico e dalla grande versatilità interpretativa. La collaborazione tra i due artisti ha dato vita a quattro film, considerati i capolavori della filmografia del regista.
Certo, “Petri… chi?”. Ma anche no!
Il regista romano, insieme a Federico Fellini e Vittorio De Sica, è l’unico autore italiano ad aver conquistato sia la Palma d’Oro a Cannes sia l’Oscar per il miglior film straniero con due opere diverse, realizzate l’una dopo l’altra.
La nostra distanza da Petri
Il cinema, seppur finzione, può essere un documento generoso per entrare nella mentalità, costumi e sentire di un’epoca. Si può senz’altro scrivere una storia sociale del cinema, o una storia della società attraverso il cinema.
E il lavoro di Petri è indagine civile, critica sociale e denuncia del potere. Questo particolare impegno, comune anche a registi coevi come Francesco Rosi e Damiano Damiani, stimola una riflessione.
Con il cinema di Petri possiamo comprendere la distanza che ci separa da quella stagione della società italiana. È un modo per cogliere la portata delle trasformazioni che hanno ridisegnato il tessuto sociale e istituzionale.
Ancor più interessante è osservare come si sia trasformata la percezione collettiva dei temi cardine del cinema del regista romano e il ribaltamento di prospettiva che hanno subito, proprio come succede con una clessidra.
Il rovesciamento
Prendiamo uno dei film più riusciti di Elio Petri: “La classe operaia va in paradiso” (1971), vincitore della Palma d’Oro a Cannes. Come Lina Wertmüller, Petri talvolta prediligeva titoli volutamente provocatori e pomposi.
In quest’opera la classe operaia è protagonista. Trova espressione nella figura tragica e kafkiana dell’operaio “massa” Lulù Massa, interpretato da Gian Maria Volonté pienamente nella parte.
Pur essendo schiacciato dall’alienazione, dalla fatica e da una crisi personale, Lulù simboleggia, anche se in modo distorto, le aspirazioni e la tensione verso un’esistenza migliore di un’intera classe di cittadini.
Da questa tensione positiva scaturivano solidarietà, mutuo soccorso e rappresentanze politiche che la portavano nelle istituzioni. Tuttavia, lo sguardo di Petri è distintivo. Nel 1972 al Festival di Cannes il regista ha detto:
“Con il mio film sono stati polemici tutti, sindacalisti, studenti di sinistra, intellettuali, dirigenti comunisti, maoisti. Ciascuno avrebbe voluto un’opera che sostenesse le proprie ragioni: invece questo è un film sulla classe operaia.”
Cinquant’anni dopo, ciò che resta della classe operaia appare disgregato e relegato ai margini della società. Ha perduto non solo la sua centralità sociale, ma anche la sua forza simbolica nell’immaginario collettivo.
Quel che resta
Oggi le priorità si sono spostate verso altri gruppi sociali e questo slittamento ha coinvolto anche quelle che erano storicamente le espressioni politiche e culturali di questo mondo, quelle elencate da Petri proprio sopra.
La mobilità sociale, che spingeva Lulù fino all’autolesionismo, si è ormai dissolta, mentre un velo di invisibilità ha avvolto quel mondo. Questa invisibilità ha prodotto il rovesciamento della identità politica degli operai.
Un’analisi simile, pur in contesti differenti, si potrebbe estendere ad altre due figure simboliche del cinema di Petri: il Dottore di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” e il Presidente M. di “Todo modo” .
Apparati dello Stato e partiti, anch’essi andati alla deriva rispetto al modo come erano ormeggiati al tempo nel quale Petri metteva mano a queste produzioni insieme, rispettivamente, a Ugo Pirro e a Berto Pelosso.
Se l’epoca di Elio Petri è tramontata senza nessun raggio verde, il suo cinema merita oggi un riconoscimento e una degna celebrazione, come ha saputo fare l’esimia Cinémathèque française, alla quale rendiamo merito.
Buona visione!
I 5 film necessari
[Le schede dei film sono state rielaborate sulla base dei testi della Cinémathèque française]
A CIASCUNO IL SUO
Italia / 1967 / 99 min
regia di Elio Petri
sceneggiatura di Elio Petri, Ugo Pirro
tratto dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia
con Gian Maria Volonté, Irène Papas, Gabriele Ferzetti
RayPlay
Nella Sicilia di metà anni 60 innervata da corruzione, omertà e paure latenti, si dipana un torbido intrigo di omicidi e lettere anonime. Il film si svolge con una narrazione asciutta e netta che inquadra lo sguardo accigliato di Elio Petri sui misteri di una società violenta. Il regista disegna un affresco cupo della corruzione dell’isola, dove tutto contribuisce a tessere una tela di inquietante attualità. Accanto a Gian Maria Volonté, la presenza potente di Irène Papas conferisce una dimensione da tragedia greca a questo thriller politico permeato di amaro cinismo, elevandolo a una riflessione universale sul potere.
UN TRANQUILLO POSTO DI CAMPAGNA
Italia-Francia / 1968 / 105 min
regia di Elio Petri
sceneggiatura di Elio Petri, Tonino Guerra, Luciano Vincenzoni
tratto dal racconto La bella adescatrice di George Oliver Onions.
musiche di Ennio Morricone
con Franco Nero, Vanessa Redgrave, Georges Géret
Orso d’argento al Festival di Berlino
Internet Archive
Leonardo Ferri, pittore in crisi, si ritira in una villa veneta dove si convince della presenza del fantasma di Wanda, una contessina uccisa misteriosamente. Ossessionato da fenomeni paranormali e ostile verso la sua manager Flavia, scopre che l’assassino di Wanda è il fattore Attilio. Sprofondando nella follia, immagina di uccidere Flavia e viene internato in manicomio, dove ritrova l’ispirazione artistica. La messa in scena quasi sperimentale e le intense interpretazioni valgono al film l’Orso d’argento al Festival di Berlino. Una critica feroce alla mercificazione del mondo dell’arte.
INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO
Italia / 1970 / 115 min, versione restaurata
regia di Elio Petri
sceneggiatura di Elio Petri, Ugo Pirro
musiche di Ennio Morricone
con Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, Salvo Randone
Dailymotion, Internet Archive
Un alto funzionario di polizia (semplicemente “il Dottore”) commette un crimine sessuale per testare i limiti della sua impunità. Gian Maria Volonté, con acredine e sprezzante superiorità, mostra la perversa logica del potere. Lui stesso che conduce l’indagine si spinge a manipolarla. Elio Petri compie così una vivisezione dell’apparato politico e poliziesco italiano, offrendo una satira feroce di una società marcia, corrotta e repressiva, sull’orlo degli anni di piombo. Un thriller che sfocia nel kafkiano, un cinema politico di rara intensità, scandito dall’ossessiva partitura di Ennio Morricone.
LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO
Italia / 1971 / 125 min
regia di Elio Petri
sceneggiatura di Elio Petri, Ugo Pirro
musiche di Ennio Morricone
scenografia di Daniele Ferzetti
con Gian Maria Volonté, Mariangela Melato, Salvo Randone
Palma d’Oro al Festival di Cannes
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Lulù Massa è uno stakanovista del lavoro: supera ogni quota produttiva imposta dalla fabbrica. Lavora a cottimo per comprare una macchina. Torna a casa sfinito, tormentato dall’ulcera e incapace di soddisfare la sua compagna. Isolato dai colleghi che lo disprezzano, si rifugia in un compiaciuto individualismo fino a quando la macchina gli mutila un dito. Non gli resta che “occupare il paradiso”. Petri disseziona la condizione operaia con spietata lucidità, realizzando una versione cruda di “Tempi moderni”. Le conquiste sindacali appaiono illusorie e il miglioramento della vita si rivela una chimera.
Tre personaggi emblematici ideati da Petri e Pirro per “La classe operaia va in paradiso”. Da sinistra, Luigi Diberti (Benedetto), un giovane operaio idealista e militante politico impegnato nel movimento; Guerrino Crivello che interpreta il cronometrista della catena di montaggio; Gian Maria Volonté (Lulù) il protagonista, un personaggio complesso e kafkiano che sperimenta il fallimento del suo individualismo.
TODO MODO
Italia / 1976 / 130 min
regia di Elio Petri
sceneggiatura di Elio Petri, Berto Pelosso
tratto dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia
musiche di Ennio Morricone
scenografia di Dante Ferretti
con Marcello Mastroianni, Gian Maria Volonté, Mariangela Melato
Internet Archive
Una spietata e scioccante radiografia della Democrazia Cristiana che svela le logiche, le pratiche clientelari e le dispute interne del partito dominante. Una “farsa nerissima” che culmina in una spirale di eliminazioni. Gian Maria Volonté interpreta Aldo Moro, figura enigmatica e inamovibile dello Stato italiano, proprio due anni prima del suo rapimento e della sua esecuzione da parte delle Brigate Rosse. Questa tragica coincidenza ha conferito al film un valore quasi profetico, tanto da renderlo a lungo un’opera scomoda. Il film è anche una tragica prefigurazione del destino di Moro.