6.7 Riproduzioni autentiche: magia di David Byrne

Timothy Leary. Caos e Cibercultura — 6. Arte guerrigliera

Mario Mancini
4 min readApr 27, 2020

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Reproduced Authentic è un libro d’arte, dalla rilegatura splendida, che contiene cinque dipinti di David Byrne e di altri quattro artisti, convertiti in immagini 8,5 x 11" e trasmessi da New York a Tokyo in facsimile lungo una linea telefonica. Furono esposti alla Galerie Via Eight in una mostra curata da Joseph Kusuth.

A mio avviso questa apparente contraddizione terminologica, riproduzione autentica, è una delle questioni più affascinanti che ci si presentano mentre ci spostiamo dal solido materialismo possessivo delle società feudal-industriali verso la relatività-creatività della fase elettronica.

Ora che le leggi di Newton sono diventate semplici ordinanze locali, anche gli ingombranti e statici tesori d’arte fatti in legno, marmo, tela e acciaio diventano delle curiosità in disfacimento, il cui valore è follemente gonfiato dal marketing delle «rarità». Queste antichità archeologiche vengono smerciate alle aste di Sotheby, custodite da guardie armate in gallerie d’arte simili a caveaux di banche o nelle magioni di ricchi collezionisti.

Così la misera possessività di classe 0 di casta assegnava valore alla semplice «rarità». Così si raggiunge il mercato in cui costano ottanta milioni di dollari le tele che l’inautentico pittore Van Gogh non riusciva a «trasmettere» in cambio di un pasto da cinque franchi al ristorante più vicino. Per l’aristocratico feudale non meno che per il critico d’arte di Manhattan, «autentico» significa «raro originale», una merce trattata dai mercanti galleristi e monopolizzata dai proprietari. La politica dell’estetica allo stato solido è autoritaria e a senso unico. Ci sono i proprietari-produttori. E c’è chi guarda.

La trasmissibilità sostituisce la rarità

Secondo il filosofo tedesco Walter Benjamin

«L’autenticità di una cosa è l’essenza di tutto ciò che sia trasmissibile dalla sua origine, dalla sua durata sostantiva… alla storia che ha esperito. La rarità… oggi è una… maschera del potenziale significante dell’arte… e non costituisce ormai più criterio d’autenticità… Il significato dell’arte quindi diventa forma plasmata socialmente (e politicamente) dai viventi.»

Queste nozioni ugualitarie e liberatrici di «riprodotto autentico» e di trasmissibilità sono l’applicazione della dinamica di campo quantistico, della relatività einsteiniana e della psicologia interpersonale alle comunicazioni elettroniche umaniste.

Le implicazioni sono profonde e tempestive, le politiche sono interattive; i consumatori passivi diventano agenti attivi che ricevono schemi elettronici sui loro, schermi, dischi, macchine fax; poi trasformano… trasmettono… ricreano… rianimano.

Ciò che è «autentico» non è l’oggetto posseduto, ma la mutevole rete, il complesso campo delle interazioni elettroniche tramite il quale l’essenza-icona viene continuamente ricreata e rianimata.

La dodicenne infila un disco contenente la Gioconda nel suo Macintosh, rende verdi gli occhi e lo manda via modem all’amico a Parigi che aggiunge un rossetto color viola e la passa per una fotocopiatrice a laser, poi la manda via fax a Joseph Kusuth per la prossima mostra di Galerie Via Eight a Tokyo.

È questa trasmissibilità, tale interattività globale, che David Byrne autentica con tanta grazia.

David Byrne fa parte di un piccolo gruppo di illuminati che hanno il ruolo importante di navigare nel nostro futuro. I maghi multimediali che sperimentano con nuovi mezzi riproduttivi e trasmissivi; gente, se volete, che pratica una filosofia da performance.

Per iniziare, David fu tra i fondatori di The Talking Heads, forse fra i dieci più importanti gruppi rock di tutti i tempi. Ha diretto due film innovativi; True Stories e Ile Aiyé, un suggestivo documentario sui festival religiosi del Brasile. Ha vinto un Oscar per la musica de L’ultimo imperatore.

La sua casa editrice, Luaka Bop, trasmette suono globale. Il suo album Uh Oh presenta il meglio di Byrne: rock duro e mordente, pulsanti ritmi latini, inventiva da XXI Secolo, impertinenze da Talking Head.

David Byrne trasmette il messaggio del ceppo nuovo, lo spirito di Mondo 2000. Umano, divertente, globale. Disteso, amichevole, ironico, saggio.

E, oh, yeah …

Riprodotto.

Ricreativo.

Autentico.

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Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.