6.6 Come pubblicare le eresie sulla grande stampa

Timothy Leary. Caos e Cibercultura — 6. Arte guerrigliera

Mario Mancini
3 min readApr 27, 2020

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Il semiotix francese Michel Foucault ha dimostrato come coloro che controllano le macchine del pensiero (ovverosia i mass media) controllino anche le menti del popolo. In Cina gli studenti della piazza Tienanmen impararono dai dissidenti americani degli anni Sessanta il modo di utilizzare la televisione per creare la storia. La cricca geriatrica di Deng imparò ad affrontare le rivolte studentesche guardando in Tv il massacro di Kent State operato da Nixon.

Come molti altri estranei ho scoperto il fascino della fabbricazione di «notizie» da parte di chi controlla la nostra stampa e la nostra televisione, e per questo motivo negli ultimi anni ho fatto delle prove sperimentali usando metodi con i quali l’individuo solitario è in grado di inserire prospettive irriverenti, dissidenti e libertarie nelle linee di montaggio delle informazioni.

Per esempio, le pagine editoriali dei giornali pubblicano gli scritti di celeberrimi opinionisti. Questi autorevoli signori sono selezionati per la loro capacità di offrire l’illusione di un’ampia gamma di punti di vista, ma in realtà queste rubriche coprono soltanto una ristretta fascia tra l’estrema destra del fan club CIA-Pentagono (Safire, Will Buckley, ecc.) e i blandi e addomesticati luoghi comuni della leale opposizione «liberale». Se qualcuno come me — o anche come Alexander Cockburn, Noam Chomsky o perfino Gore Vidal — dovesse inviare alla Grande Stampa un articolo realmente dissidente, non importa quanto fossero convincenti i fatti esposti, né quanto fosse devastantemente brillante la logica, la possibilità che venisse pubblicato sarebbe assai scarsa.

Le «Lettere al direttore» sono la sola rubrica dei giornali in cui appaiano opinioni veramente «fuori». Gli uffici di relazioni pubbliche dei vari gruppi politici e religiosi lo sanno e tendono a inondare le redazioni di propaganda tutta fatta con lo stesso stampo. Le opinioni estremamente fasciste, cui gli opinionisti «rispettabili» non osano nemmeno accennare riescono a farsi pubblicare in questo modo e qualche volta perfino i punti di vista libertari o realmente eretici riescono in questo modo a insinuarsi tra le pagine stampate.

Nel corso degli ultimi dieci anni ho scritto centinaia di lettere al Los Angeles Times, al Los Angeles Herald Examiner e al Los Angeles Weekly. Di solito, quelle che firmo con il mio nome vero scompaiono nel dimenticatoio e non appaiono sul giornale. Ho però un alto tasso di successi quando scrivo con pseudonimi, specie se il sapore socio-etnico del nome è adeguato al contenuto. Ho per esempio inventato il nome Mary Agnes O’Brien per mettere in discussione la posizione di Madre Teresa e del Papa sul controllo delle nascite. Ho inventato I. J. Katz, rabbino in pensione, per mettere in discussione l’estremismo sionista. Zachary Chase fu invece un liceale turbato dalla mentalità da bagno di sangue rivelatasi in molte citazioni di discorsi del presidente Reagan.

In questi inforaid la tecnica efficace consiste nell’evitare di enunciare apertamente opinioni dissidenti. Scegliete l’aspetto più spinto e più spettacoloso della posizione dei «falchi». Esagerate un po’ (come fa Voltaire) e «difendete» questa linea con il gergo appassionato del Vero Credente. La satira insegna a chi è sordo nei confronti della logica e dei fatti,

Qui sotto per esempio trovate una lettera che affronta l’isterismo generato da Bush nei confronti dei noti episodi in cui sono state bruciate delle bandiere americane.

Vorrei incoraggiare i lettori a sperimentare queste tattiche di infoguerriglia.

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Mario Mancini
Mario Mancini

Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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