3.4 L’uomo nuovo
Timothy Leary. Caos e Cibercultura — 3. Controculture
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Meme: Idea autoreplicantesi che si diffonde in intere popolazioni umane provocando mutazioni culturali.
Neotenia: (1) raggiungimento di una maturità funzionale superiore durante la fase larvale; (2) conservazione nell’adulto di caratteristiche larvali o immature atte a favorire la sopravvivenza, come la mancata cessazione della crescita e il prolungamento dell’età evolutiva.
9 novembre 1989. Nessuno di noi si scorderà mai delle riprese di quel minaccioso meme-icona che fu il Muro di Berlino. Vedemmo i visi di quei giovani vestiti di blue jeans e di scarpe da tennis che per la prima volta nella loro vita conoscevano l’esperienza dell’auto-navigazione ed erano liberi di scegliere le loro opzioni di vita al di fuori del controllo da parte delle autorità.
24 novembre 1989. Le manifestazioni a Praga sfociarono in uno sciopero nazionale. I lavoratori uscirono dalle fabbriche a passo di marcia gridando «Urrà per gli studenti!». Il giorno dopo si dimise il regime cecoslovacco che fin a quel momento aveva seguito la linea dura.
28 dicembre 1989. Cade il regime repressivo di Nikolae Ceausescu.
«È stata la rivoluzione dei ragazzi,» disse un donna anziana a un reporter.
«Sì, gli studenti,» disse una donna giovane.
«No, no, non gli studenti» disse una donna. «I ragazzi, ci hanno salvato i ragazzi. Hanno fatto questo per noi.»
(Los Angeles Times, 29/12/89).
E finalmente era accaduto: il culmine inevitabile e da lungo tempo atteso delle rivoluzioni giovanili.
They aren’t going to work on Brezhnev’s farm no more.
(rif. alla canzone di Bob Dylan — N.d.T.).
I meme spockiani dell’autogestione avevano fatto il giro del mondo in meno di trent’anni.
Non è una rivoluzione politica, questa, ma qualcosa di più simile a un’evoluzione culturale. Uno tsunami di informazioni elettroniche, l’emergere di un nuovo ceppo. Come previsto da Marshall McLuhan i giovani di tutto il mondo mutano seguendo meme altamente comunicabili; documentari, musica rock, TV via cavo, trasmissioni pirata, il tutto trasmesso loro attraverso videoschermi americano-giapponesi. Questo ceppo nuovo è accentrato sull’autogestione e sulla scelta individuale, con una repulsione genetica nei confronti della politica di partito e un orrore congenito nei confronti del governo centralizzato.
Non è possibile parlare di questo movimento globale della gioventù in termini di politica e di sociologia o di psicologia.
Ci troviamo di fronte a una nuova scienza genetica postdarwiniana.
Questo emergere della forza giovanile è stato descritto come sociogenetico, come evoluzione cibernetica, genetica culturale, memetica. Ha a che fare con la comunicazione e con la trasmissione di idee e atteggiamenti nuovi. È stato Dawkins a proporre la parola meme per indicare queste idee autoreplicantisi che attraversano le popolazioni umane portando mutazioni culturali. (In questo contesto la parola-chiave è giovanile, in contrasto con adulto. Quest’ultimo termine è il participio passato del verbo latino adolere, ‘fare crescere’.) Il nuovo ceppo umano è apparso quando un numero enorme di individui nella fase giovanile cominciò ad intercomunicarsi alcuni meme nuovi, mutando insieme e contemporaneamente. I giovani Giapponesi in questo movimento si chiamano Ho Ro Ten, ‘la nuova società’.
L’evoluzione biologica agisce tramite la diffusione competitiva dei geni. Com’è logico il meccanismo del cambiamento culturale comporta la comunicazione di idee. L’individuo viene attivato al cambiamento quando riceve, da altri suo simili, nuovi segnali-meme.
La modalità della comunicazione determina non soltanto la velocità del cambiamento, ma anche il carattere.
Il supporto è il messaggio dell’evoluzione culturale
I Dieci Comandamenti, incisi su tavole di pietra, diedero i natali a una cultura fondamentalista che scoraggiava il cambiamento e la partecipazione democratica. Esiste un solo Dio, l’autore-creatore, e le Sue parole sono eternamente vere. Questo porta-meme fatto di pietra produce una cultura governata dall’infallibile «Sacro Testo» e dal sacerdozio di coloro che conservano, interpretano e mantengono in vigore i comandamenti.
La macchina per stampare dissemina meme che ingenerano una cultura di fabbriche gestite da manager.
I segnali-meme elettronici McLuhaneschi che produssero Woodstock e la decostruzione del Muro di Berlino sono più una questione di atteggiamento e di stile.
Il telegiornale ci ha abituati a riconoscere i «meme-roba» — il Papa feudale (o il mullah iraniano) e i suoi solenni preti che puzzano di pietà. Riconosciamo «i doppiopetto», i politicanti adulti dell’era industriale con la loro sobrietà priva di fronzoli. Osserviamo «le divise», con armi, stivali, elmetti.
E a partire dal 1968 osserviamo questo nuovo ceppo, «gli studenti», tendenzialmente vestiti di jeans e di scarpe da corsa, e il loro abbigliamento insieme ai gesti sono importanti non meno del manto e dell’odore che contraddistinguono le diverse specie di mammiferi.
Come ogni altra nuova razza di mammiferi, questi giovani si riconoscono attraverso i confini nazionali. La luce che irradia dai visi dei giovani cinesi è la stessa di quella di Berlino e di Praga, nonché del Woodstock di venti anni prima.
In una cultura cibernetica, la democrazia diventa autoritarismo delle ore di massimo ascolto
È importante notare che questi studenti non manifestano a favore della «democrazia socialista», o «capitalista», ma della libertà individuale. Nell’era cibernetica, la «democrazia» diventa governo da parte della maggioranza/folla e nemica della libertà individuale.
La democrazia funziona proprio bene in una società preindustriale, orale in cui gli uomini si recano a piedi o a cavallo in piazza per parlare delle cose. Le società industriali producono un sistema di politica da fabbrica, gestita da manager. Il governo rappresentativo richiede politicanti professionisti a tempo pieno e partiti in lotta tra loro, con risultati tristi quanto prevedibili.
Non appena furono disponibili i dispositivi cibernetici di comunicazione il potere politico fu afferrato da coloro che governano le onde dell’etere. Assistiamo a questo fenomeno fin dalla nascita del fascismo e del totalitarismo. Le elezioni americane del 1980,1984,1988, produssero un’infausta dimostrazione della tele-democrazia in un Paese centralizzato.
Meno del 50 per cento degli aventi diritto si preoccupò di registrarsi o di votare in queste tre elezioni presidenziali; oltre cinquanta su cento Americani adulti erano tanto disillusi, apatici, annoiati, che decisero, intelligentemente di votare, in absentia, per «nessuno dei suddetti». Secondo gli exit poll, oltre metà dei volanti effettivi dichiararono con tristezza di aver scelto «il minore di due mali».
Reagan e Bush furono eletti da circa il 25 per cento della cittadinanza. Unici a dare una vera importanza alle elezioni: quelli che speravano di guadagnare finanziariamente dai risultati. Gli apparatcik e la nomenklatura di lavoratori statali dei due partiti «in lizza» scelsero il «leader» che avrebbe presieduto alla spartizione del bottino.
La storia registrerà come i regimi Reagan-Bush degli anni Ottanta siano stati una copia precisa di quello brezhneviano dell’URSS. Appare con sconvolgente chiarezza come negli USA il Partito repubblicano abbia assunto lo stesso ruolo del Partito comunista nell’Urss pre-Gorbiacov: quello di una burocrazia trincerata, conservatrice, corrotta senza vergogna, aggressivamente nazionalista. Ha dato al Paese dodici anni di ristagno, di noia apatica, di avidità cinica.
E intanto Mikhail Gorbaciov, in cinque anni mirabili, come venditore di libertà e di decentramento, convinse un intero sub-continente a lasciar perdere lo stalinismo.
In un clima del genere è evidente come l’apparato partitico che aveva il più ampio budget pubblicitario e la necessaria conoscenza del marketing sia riuscito, focalizzando sulle questioni più telegeniche, superficiali, vistose — aborto, droga, Giuramento di fedeltà, preghiera nelle scuole, niente tasse, nazionalismo Infantile e bellicoso — potesse ottenere una vittoria-valanga con i voti della maggioranza del 25 per cento.
È ironico come in questa più antica fra le democrazie, la politica di partito sembra aver perso il contatto con la realtà. Nelle elezioni degli anni Ottanta, sono stati spesi milioni di dollari per la pubblicità politica. Le elezioni sono state vinte grazie a tele-promozioni a pagamento; alla discussione razionale dei problemi reali sì sono sostituiti istrionismi emotivi e maligne falsità; demonologia religiosa all’antica, patriottismo fasullo sbandierati con grande abilità sugli schermi televisivi.
Fine della democrazia maggioritaria
Nelle ere feudale e industriale, la democrazia maggioritaria fu in genere una potente forza libertaria e controculturale atta a difendere l’individuo contro la tirannia dei re e contro la schiavitù di classe. Nei primi anni (1950–1990) dell’era delle informazioni elettroniche, la capacità dei governanti religioso-industrial-militari di manipolare la televisione cambiò la democrazia facendone, da fenomeno di comunità, un totalitarismo maggioritario basato sulla manipolazione nelle ore di massimo ascolto.
I media cibernetici in mano a politicanti dotati di budget pubblicitari scandalosamente grandi si sintonizzano sull’MDC (minimo denominatore comune). Anche le nuove e fragili democrazie dell’Europa orientale dovranno probabilmente passare per questa fase di elezioni televuote da marketing manipolato dai maghi degli spot e della pubblicità disonesta.
E queste sono le notizie brutte. Quella buona è che non è possibile controllare i media cibernetici. I segnali elettronici che dardeggiano intorno all’atmosfera non possono essere bloccati da muri di pietra né da cani guardia ai confini di stato. Piastre di registrazione giapponesi, radio portatili, dispositivi digitali in mano all’individuo, danno il potere all’DCS (denominatore comune superiore).
Sociologia della fisica quantistica
La filosofia che ha previsto questo movimento non è né capitalismo né socialismo; non è neppure la democrazia industriale, ossia la tirannia da parte di una maggioranza del 25 per cento. I concetti psichedelici come glasnost e perestroika sono fondati sui principi sensati della fisica quantistica — relatività, flessibilità, singolarità.
Le equazioni di Werner Heisenberg descrivono la fabbricazione di realtà singolari e personali fondate sulla comunicazione libera e aperta. Quell’indeterminatezza oggettiva che tanto incute paura nella mente meccanica, significa determinismo individualista e autosufficienza; le parole d’ordine dell’uomo nuovo.
Dr. Spock personalizza la psicologia quantistica
Fu un pediatra, nel 1946 a tradurre i principi della fisica quantistica in psicologia pratica ispirata al buon senso. Il movimento della gioventù ebbe luogo grazie a un geniale psicologo dell’età evolutiva che insegnò a due generazioni di genitori del dopoguerra a nutrire i loro figli a richiesta. «Trattate i vostri figli come individui, come delle singolarità.» E fummo di fronte alla dottrina sociale più radicale e più sovversiva che mai fosse stata proposta; per di più era rivolta agli unici gruppi che possano mai dar luogo a cambiamenti duraturi: ai genitori, ai pediatri, agli insegnanti.
Questa generazione postbellica di individui «autocentrati» cominciò a farsi vedere in scena proprio nel momento in cui arrivarono a essere disponibili per l’individuo le nuove tecnologie di cambiamento cerebrale, psichedeliche e cibernetiche.
La società postpolitica delle informazioni che ora nasce non opera in base all’ubbidienza e al conformismo nei confronti dei dopii, ma in base al pensiero individuale, al know-how scientifico, al rapido interscambio di fatti su reti di feedback, all’ingegnosità dell’alta tecnologia e alla creatività pratica d’avanguardia. La società del futuro non si limita più a tollerare a malincuore un po’ di innovatori dalla mentalità aperta. La società cibernetica dipende totalmente dalla disponibilità di una grande riserva di persone del genere che comunichino le une con le altre alla velocità della luce attraverso i confini di stato.
Marshall McLuhan dà il potere alla psicologia quantistica
I ragazzi dell’esplosione demografica del dopoguerra divennero la prima specie televisiva, i primi esseri umani a usare dispositivi elettronici digitali per accendere e per sintonizzarsi sulle realtà; i primi a usare sostanze chimiche neurotrasmettitrici a cambiare il proprio cervello — i primo abitanti di questo «villaggio globale» reso possibile dalla televisione.
La caduta del Muro di Berlino ebbe luogo a opera della gioventù alla ricerca di libertà individuale. Questa controcultura studentesca nata in America negli anni Sessanta si diffuse tramite i media elettronici.
«Hongk furoreggia nella Repubblica popolare mongola. È un elemento chiave nello Shineshiel (perestroika) che da settimane ormai si diffonde in tutta questa remota nazione comunista… Hongk è il nome dell’orchestra rock che davanti al pubblico delle gremite sale di proprietà statale della capitale mongola, Ulan Bator, suona da mesi le sue possenti musiche dissidenti. Questa musica ormai è da tutti riconosciuta come inno del neonato movimento di protesta in quella città.» (Los Angeles Times, 24/1/90).
Funzione del governo postdemocratico
Funzione primaria di una società nell’era post de-democratica è quella di proteggere la libertà individuale nei confronti dei politicanti che tentino invece di imporvi dei limiti.
Questo movimento verso la libertà personale è un fattore nuovo nella storia umana, perché fondata non su geografia, politica, classe o religione. Ha a che fare con i cambiamenti, non già nella struttura del potere né in chi esercita il controllo sulla polizia, ma nella mente dell’individuo. È una rivoluzione «di testa», una questione sollevatrice della coscienza. Riguarda il «pensiero autogestito».
Questo mente culturale riguarda l’intelligenza, l’accesso personale alle informazioni, una fiducia anti-ideologica nel buon senso comune, l’abilità mentale, il sollevamento della coscienza, il consumismo-edonismo intelligente, gli skill della comunicazione personale. L’idea-meme non è una cosa nuova; le controculture risalgono almeno ai tempi di Ermete Trismegisto e comprendono Socrate, Paracelso, il Rinascimento, Voltaire, Emerson, Thoreau, Dada, Gurdjieff, e Crowley.
Ma il rapido diffondersi di questo meme mutazionale tra il 1960 e il 1990 era dovuto all’improvvisa disponibilità alle masse delle tecnologie neurochimica ed elettronica. Nutrimento a richiesta. Sostanze chimiche e schermi che sparano informazioni elettroniche nei timpani degli occhi e nelle pupille dell’orecchio, che attivano i cervelli. Ecco che improvvisamente in tutto il mondo i giovani indossano blue jeans e ascoltano John Lennon che canta «Give Peace a Chance». Il meme dell’individualità che invase la gioventù americana durante gli anni Sessanta, ora ha contagiato il mondo intero.
Negli anni Settanta l’epidemia Spock-McLuhan si diffuse in tutta l’Europa occidentale. I sintomi di questo risveglio epidemico sono sempre gli stessi. Improvvisamente, come i fiori in primavera, sbocciano giovani menti esposte al libero flusso di informazioni elettroniche. Nel giugno del 1989 le manifestazioni nella piazza Tien An Men altro non erano che un replay di Chicago 1968 e di Rent State University 1970.
Il potere, ha detto Mao, viene dalla canna di un fucile.
Questa, nel passato industriale, può essere stata pura verità, ma nel cibernetico 1990 il concetto stesso di «potere» politico appare anacronistico, strano, malato. Per il nuovo ceppo della specie umana il concetto è odioso, malvagio, orrendo. La sola idea che un gruppo qualsiasi desideri afferrare il dominio, il controllo, l’autorità, la supremazia o la giurisdizione sugli altri è una perversità primitiva non meno detestabile e superata della schiavitù o del cannibalismo.
A proteggere «l’impero del male» non fu il Muro berlinese di cemento armato e di guardiole, ma il muro elettronico in cui la televisione fece breccia con grande facilità. McLuhan e Foucault hanno dimostrato come la libertà dipenda da chi controlli le tecnologie che raggiungono il vostro cervello — telefoni, la parte editoriale, le sostanze chimiche neuroattive, lo schermo.
È nuovo l’individualismo di massa
Questo improvviso impulso verso umanesimo e apertura mentale è una cosa nuova. Nelle società tribali il ruolo dell’individuo è quello di essere un bambino sottomesso e ubbidiente. Sono gli anziani della tribù a pensare. Le pressioni esercitate dalla lotta per la sopravvivenza non consentono il lusso della libertà.
Nelle società feudali l’individuo è servo della gleba, contadino, pezzo di proprietà, campesino, servitore. Sono i nobili e i sacerdoti che pensano. Sono addestrati dalla tradizione ad aborrire e ad anatemizzare l’apertura mentale e l’autogestione del pensiero.
Dopo le fasi tribale (familiare) e feudale (infantile) dell’evoluzione umana arrivò la società industriale (insettoide) in cui l’individuo è lavoratore oppure manager; o nelle fasi successive, lavoratore-consumatore.
In tutte queste società statiche quanto primitive, il pensiero è un’attività affidata alle organizzazioni che controllano i fucili. La facoltà, degli individui dalla mentalità aperta, di fabbricare, inventare, prevaricare le loro bugie, viene rigorosamente limitata. I giovani non avevano né potere né voce né scelta.
La società postpolitica delle informazioni che ora nasce non opera in base all’ubbidienza e al conformismo nei confronti dei dogmi, ma in base al pensiero individuale, al know-how scientifico, al rapido interscambio di fatti su reti di feedback, all’ingegnosità dell’alta tecnologia e alla creatività pratica d’avanguardia. La società del futuro non si limita più a tollerare a malincuore un po’ di innovatori dalla mentalità aperta. La società cibernetica dipende totalmente dalla disponibilità di una grande riserva di persone del genere che comunichino le mie con le altre alla velocità della luce attraverso i confini di stato. I pensieri elettrificati invitano a un feedback veloce e creano nuove società globali che esigono un livello più alto di know-how elettronico, di sofisticazione psicologica e di intelligenza fondata sull’apertura mentale.
Questo processo cibercomunicativo sta subendo un’accelerazione così forte che, per poter essere competitivi nel mercato informativo del XXI Secolo, le nazioni, le aziende, perfino le famiglie dovranno essere composte da individui innovativi orientati al cambiamento ed esperti nel gestire le comunicazioni tramite le nuove tecnologie ciberelettroniche.
Questi nuovi ceppi sono, semplicemente, tanto più hi gamba della vecchia guardia; inalano le informazioni allo stesso modo con cui inalano l’ossigeno; si stimolano continuamente per aggiornare e riformattare le proprie menti. Chi utilizzerà la cibertecnologia per decidere rapidamente nell’attività lavorativa non sarà disposto a tornare a casa consentendo a vecchi politici, bianchi, maschili e dalla mente chiusa, di prendere decisioni relative alle proprie vita.
L’emergere di questa nuova casta dalla mentalità aperta, in tanti Paesi diversi in tutto il mondo costituisce effettivamente la questione storica più importante e più centrale nella storia degli ultimi quarant’anni.
Le rivoluzioni del 1989 sono cominciate con i beat
Negli Stati Uniti degli anni Cinquanta, nei giorni più gloriosi della Guerra fredda televisiva, apparve un gruppo di individui liberi che crearono meme controculturali altamente comunicabili, destinati a cambiare la storia. I beat rappresentarono la visione statica e la libertà personale che si ribellavano a ogni sistema burocratico dalla mentalità chiusa. Si vedevano come cittadini del mondo; si incontravano con poeti russi per denunciare la Guerra fredda, praticavano lo yoga orientale, sperimentavano — come da secoli fanno gli artisti — cibi, droghe e pratiche sessuali atti a favorire l’apertura mentale.
Più importante di tutto, con le loro menti che si rivolgevano come antenne paraboliche da satellite verso altre culture, avevano il senso storico di ciò che facevano. Si vedevano come eredi di quella lunga tradizione di individualismo intellettuale e artistico che trascende le barriere nazionali.
Ciò che ha dato ai beat un’efficacia maggiore di quella di qualsiasi altro gruppo di dissidenti artisti della storia umana è stato il tempismo. La tecnologia elettronica consentiva ai loro meme bohémien, alle loro immagini e suoni di radiotelediffondersi quasi alla velocità della luce in tutto il mondo.
Così come le fabbriche di sapone usavano radio e Tv per vendere i propri prodotti, così i beat usavano i media elettronici per far pubblicità alle proprie idee. La cultura hippie degli anni Sessanta e gli attuali movimenti libertari dell’Europa occidentale hanno un debito nei confronti dei dissidenti libertari della controcultura degli anni Cinquanta.
Portare cu anni sessanta in Cina
Il Be-In originale (San Francisco, gennaio 1967) produsse un oceano di giovani desiderosi di celebrare il loro essere e la loro solidarietà. Fu l’alba dell’era psichedelico-cibernetica (detta ora glasnost). Questo primo Be-In di San Francisco non fu una manifestazione organizzata. La parola fu fatta circolare tramite la stampa underground, le stazioni radio progressiste, di bocca in bocca. Tre mesi dopo, il primo e unico International Monterey Pop festival collegò lo spirito psichedelico con la musica amplificata elettronicamente.
Simbolo della controcultura fu l’immagine che fece il giro del mondo, di un giovane che infilava un fiore nella canna del fucile del miliziano che lo minacciava. Gli studenti a piazza Tien An- Men nel giugno del 1989 avevano memoria. Loro scopo dichiarato era di portare in Cina gli anni Sessanta. L’epidemia di meme libertari in Cina prese le autorità completamente di sorpresa, come il numero dei presenti aveva fatto a Woodstock.
I beat rappresentavano la visione statica e la libertà personale che si ribellavano in ogni sistema burocratico dalla mentalità chiusa. Si vedevano come cittadini del mondo; si incontravano con poeti russi per denunciare la Guerra fredda, praticavano lo yoga orientale, sperimentavano — come da secoli fanno gli artisti — cibi, droghe e pratiche sessuali atti a favorire l’apertura mentale.
Più importante di tutto, con le loro menti che si rivolgevano come antenne paraboliche da satellite verso altre culture, avevano il senso storico di ciò che facevano. Si vedevano come eredi di quella di una tradizione di individualismo intellettuale e artistico che trascende le barriere nazionali.
Sono incalcolabili le implicazioni socio-politiche di questa democratizzazione dello schermo. In passato l’amicizia e gli scambi intimi sono stati limitati da fattori geografici. Ora potrete giocare a tennis elettronico con un professionista che sta a Tokyo, interagire con un’aula universitaria di Parigi, avere un cibelflirt con tipi carini in una qualsiasi città di vostra scelta. Un linguaggio globale di feedback veloce di icone e di meme, con dispositivi per la traduzione istantanea, eliminerà le barriere linguistiche che da secoli sono responsabili di buona parte delle guerre e dei conflitti.
L’autogoverno mette fine al governo rappresentativo
È finita la politica di partito. Nell’era postpolitica la gente comincia a capire il fatto fondamentale che l’unico fine di un partito politico è quello di mantenersi al potere.
Questo movimento per la libertà di parola e di pensiero emerge come fatto normale quando i giovani hanno accesso alla tecnologia elettronica. Quando i governanti cinesi misero a disposizione di milioni di persone telefoni e televisori, questo brulicare di giovani attivati in piazza Tien An-Men divenne inevitabile. Molti fra questi studenti cinesi avevano visto riprese televisive di manifestazioni studentesche in altri Paesi. Quando le stazioni Tv della Germania dell’Est cominciarono a trasmettere programmi occidentali, il Muro berlinese cominciava a sgretolarsi. In ogni nazione, il movimento del pensiero libero fu prodotto da studenti e intellettuali che impararono a usare dispositivi elettronici e computer digitali per pensare autonomamente, per fabbricare le loro mitologie personali e per comunicare le proprie irriverenti aspirazioni.
Politica pro-scelta: il diritto di scegliere la propria materia di studio
La libertà è una cosa individuale. Ha un significato singolare, unico, personale per ogni singola persona. Gli studenti cinesi vogliono qualcosa cui Marx o Margaret Thatcher non accennano neppure. Vogliono dire quel che hanno in mente di dire. Il diritto di prendere le proprie decisioni di carriera, la propria materia di studio. Il diritto di fare gli stupidi e di divertirsi, di baciare il tuo ragazzo in pubblico, di fare le boccacce davanti a una telecamera, di sbandierare ai quattro venti le proprie bugie personali, le invenzioni di verità fasulle in concorrenza che le vecchie bugie ufficiali.
Gorbaciov fu sconcertato dalla scoperta che molti giovani sovietici, una volta che era stata concessa la libertà di stampa, si interessavano più degli UFO, del rock punk, dell’astrologia e del- Thashish che non delle questioni politiche.
Blue jeans, scarpe da tennis e meme progettuali
La maggior parte dei giovani nelle terre liberate vuole depoliticizzare, demilitarizzare, decentrare, secolarizzare e globalizzare.
Il ceppo nuovo salta i pool genetici e va a formare pool di meme, postindustriali e globali. Dai primi anni della loro vita la maggior parte dei loro meme formativi è arrivata dardeggiando alla velocità della luce attraverso le frontiere, in formato digital- elettronico, segnali di luce ricevuti da televisori, radio, giradischi. Loro habitat è l’elettro-sfera, l’ambiente di segnali digitali chiamato info-mondo. Il villaggio globale.
Sono la prima generazione della nostra specie a scoprire e a esplorare Ciberia. Migrano, non verso luoghi nuovi ma verso tempi nuovi e del tutto aperti. Il nuovo ceppo foggerà, concepirà e progetterà le realtà della propria dimora.
Società progettuali del secolo XXI
Chi controlla lo schermo controlla la mente di chi lo guarda. Le lotte degli anni Novanta per il controllo del potere avranno luogo su schermi nei salotti degli individui.
Nelle nazioni in cui i gruppi religiosi o di partito controllano gli schermi per poter fabbricare paranoie, la gente verrà incitata alla rabbia, alla paura, all’indignazione morale.
Negli ultimi dieci anni gli Stati islamici e gli USA sotto Reagan-Bush hanno reso chiaro questo concetto.
Di enorme importanza sarà la produzione e la distribuzione di dispositivi per le comunicazioni dal costo contenuto, Così come l’URSS e gli USA hanno controllato il mondo per quarant’anni distribuendo armi a tutte le dittature disposte a collaborare, così oggi le aziende giapponesi e di Silicon Valley stanno liberando il mondo con un’alluvione interminabile di congegni elettronici appositamente studiati per l’individuo.
I dispositivi poco costosi consentono all’individuo di scrivere sullo schermo allo stesso modo in cui lo hardware-software di Gutenberg consentiva, 500 anni fa, di scrivere su pagine. Questi economici dispositivi per la digitalizzazione e per l’editing stanno già trasformando la casa privata in un ciber-studio nel quale l’individuo progetterà, strutturerà, eseguirà e trasmetterà meme sul proprio schermo.
L’individuo, vestito di ciberindumenti, potrà incontrarsi con altri in realtà virtuali fatte per due. Il mondo diventa un quartiere in cui una persona lontana diecimila kilometri può trovarsi «proprio qui, davanti alla tua finestra».
Sono incalcolabili le implicazioni socio-politiche di questa democratizzazione dello schermo. In passato l’amicizia e gli scambi intimi sono stati limitati da fattori geografici. Ora potrete giocare a tennis elettronico con un professionista che sta a Tokyo, interagire con un’aula universitaria di Parigi, avere un ciberflirt con tipi carini in una qualsiasi città di vostra scelta. Un linguaggio globale di feedback veloce di icone e di meme, con dispositivi per la traduzione istantanea, eliminerà le barriere linguistiche che da secoli sono responsabili di buona parte delle guerre e dei conflitti.