3.3 Cyberpunk: l’individuo come pilota della realtà
Timothy Leary. Caos e Cibercultura — 3. Controculture
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Your true pilot cares nothing about anything on Earth but the river, and his pride in his occupation surpasses the pride of kings.
Mark Twain, Life on the Mississippi
Chi è il cyberpunk?
I cyberpunk utilizzano ogni input di dati che sia a loro disposizione per pensare da sé. Sapete chi sono.
Ogni fase della storia ha prodotto nomi e leggende eroiche su individui forti, ostinati, creativi, che esplorarlo qualche frontiera del futuro, raccolgono e portano indietro informazioni nuove, e si offrono come guide del pool genetico umano verso la fase successiva.
Tipicamente, questi navigatori indipendenti nel tempo presentano una combinazione di coraggio e un alto livello di curiosità con un livello non meno alto di autostima. Queste tre caratteristiche sono ritenute indispensabili a chi segua la professione di guida genetica, cioè di filosofo contro-culturale.
Nel mondo antico occidentale il classico modello del cyberpunk è Prometeo, genio tecnologico che «rubò» il fuoco agli dèi e lo diede all’umanità. Egli insegnò inoltre al suo pool genetico molte arii e scienze utili. Secondo la versione ufficiale della leggenda, egli/lei fu esiliato/a dal pool genetico e condannato alla massima tortura per queste trasmissioni non autorizzale di informazioni classificate. In un’altra versione (non autorizzata) del mito, Prometeo (alias Pifferaio magico) utilizza le di lui/di lei abilità per sfuggire alla parentela che va a picco, portando con sé il fior fiore del pool genetico.
La versione di questo mito propria del Nuovo mondo è quella di Quetzalcoati, dio della civiltà, mago dell’alta tecnologia che introdusse il mais, il calendario, la scultura erotica, l’arte di suonare il flauto, le arti, le scienze. Fu cacciato in esilio da Tezcatlipoca, il «timoniere» allora al potere.
Per denotare questi singolari individui della ciberrazza sono stati usati termini come cani randagi, lupi solitari, free-lance, indipendenti, nonconformisti, sballati, cercaguai, visionari, iconoclasti, insorti, idealisti, solitari, fiutoni.
Prima di Gorbaciov, i Sovietici li chiamavano con disprezzo teppisti. Le organizzazioni religiose da sempre li chiamano eretici. I burocrati li chiamano dissidenti sleali, traditori o peggio. Nei tempi passali anche le persone sensate li chiamavano pazzi.
Hanno ricevuto appellativi vari, come intelligenti, creativi, imprenditoriali, immaginativi, intraprendenti, fecondi, ingegnosi, inventivi, pieni di risorse, dotali di talento, eccentrici.
Nelle fasi tribale, feudale e industriale dell’evoluzione umana, i tratti logici necessari alla sopravvivenza erano la conformità e l’affidabilità. Il «buon servitore», o «vassallo», era ubbidiente. I liberi pensatoli erano tollerati soltanto nei momenti in cui erano necessari l’innovazione e il cambiamento, generalmente per affrontare la concorrenza locale.
Nella civiltà info-comunicativa del Secolo XXI, la creatività e l’eccellenza mentale diventeranno la norma etica. Il mondo sarà troppo dinamico, troppo complesso, e troppo diversificato; saranno troppo numerose le interdipendenze della comunicazione moderna (quantistica) perché possa avere successo la stabilità di pensiero oppure l’affidabilità del comportamento. I «buoni» nella civiltà cibernetica sono quelli che sono in grado di pensare con la propria testa; la «persona problematica» nel Ventunesimo secolo è viceversa i quella che ubbidisce automaticamente senza mai mettere in discussione l’autorità, che agisce per proteggere il proprio status ufficiale, che sceglie di placare e di politicare anziché pensare in modo indipendente.
I Giapponesi più pensanti si preoccupano della necessità di avere dei lupi solitari nella loro società dell’obbedienza, nella generazione postbellica che ora sta subentrando.
La controcultura cyberpunk nell’Unione Sovietica
La nuova generazione sovietica del dopoguerra ha capito che sono necessari nuovi modelli di ruolo per essere competitivi nell’era informatica. Sotto Gorbaciov vengono ridotti e resi elastici i controlli burocratici, per incoraggiare un minimo di pensiero innovativo e creativo!
Aleksandr N. Yakovlev, membro del Polilburo e stratega della politica del glasnost, i descrive questa riforma come segue: «Fondamentalmente, stiamo parlando di autogoverno; ci spostiamo verso un’epoca in cui la gente sarà in grado di governare se stessa e di controllare le attività delle persane cui sia stato affidato il compito di imparare e di governare.
«Non a caso parliamo di autogoverno, di autosufficienza, di autoprofittabilità di un’impresa, di auto questo e di auto quell’altro. Il tutto riguarda il decentramento del potere.»
La persona cyberpunk, il pilota che pensi in modo chiaro e creativo, che usi i dispositivi dell’elettronica quantistica e il saper-fare del proprio cervello, è il modello di punta, quello più nuovo e più aggiornato della linea offerta dal XXI Secolo:
Homo sapiens sapiens cybernelicus.
Parola greca che significa «pilota»
Un grande pilota sa navigare anche quando le vele sono strappate.
Lucius Annaeus Seneca
Il termine «cibernetica» viene dalla parola greca kubernetes, ‘pilota’.
L’origine ellenica di questa parola ha importanza nella misura in cui rifletta le tradizioni socratico-platoniche di indipendenza e di autosufficienza individuale che, ci dicono, erano dovute a fattori geografici. Le piccole ed orgogliose città-stato erano appollaiate su sottili penisole che si estendevano nel fecondo Mar Mediterraneo, e contavano sulle montagne per una protezione contro gli eserciti provenienti dalle ampie terre dell’Asia.
I naviganti di quei tempi antichi dovevano essere coraggiosi e pieni di risorse: andare per i sette mari senza carte e senza strumenti di navigazione significava essere costretti a sviluppare capacità di pensiero indipendente. L’autosufficienza conferita ai piloti ellenici dai loro viaggi andò probabilmente a ispirare anche il carattere democratico, indagatore, osservatore della loro vita sulla terraferma.
I cyberpunk ateniesi, i piloti, raggiungevano da soli le loro decisioni di rotta.
Questi fattori psico-geografici possono aver contributo all’umanesimo delle religioni elleniche, che metteva l’accento su libertà, gioia pagana, celebrazione della vita, pensiero speculativo. Le religioni politeiste e umaniste dell’antica Grecia vengono spesso messe a confronto con l’austero moralismo del Giudaismo monoteista, con le spesso feroci polarità dogmatiche della cultura persiano-arabica e con l’autoritarismo imperiale della cultura romana (cristiana).
Il concetto romano del direttore, governetica, timoniere
La parola greca kubernetes, tradotta in latino, diventa gubernetes. Il fondamentale vero gubernare significa controllare azioni o comportamento, dirigere, esercitare autorità sovrana, regolare, tenere sotto, imbrigliare, condurre. Questa concezione romana è evidentemente molto diversa da quella greca di «pilotare».
Può essere attinente al nostro discorso notare come dal termine latino stare derivino termini come l’inglese steer e l’italiano sterzare, tramite il significato derivato ‘ciò che sta’. Dal participio passato della parola latina vengono parole come status, stato, istituto, statua, statico, statistica, prostituta, restituire, costituire.
I piloti cyberpunk sostituiscono governetica e controllori
La società ovunque è in cospirazione contro l’autodeterminazione di ognuno dei propri membri. La virtù più richiesta è la conformità. L’avversione maggiore è per l’autosufficienza. Ama non le realtà e i creatori, ma i nomi e le usanze….
Chiunque voglia essere uomo deve essere anticonformista.
Ralph Waldo Emerson
La parola cibernetica fu coniata nel 1948 da Norbert Weiner, che scrisse:
«Abbiamo deciso di dare all’intero campo della teoria del controllo e della comunicazione, sia nella macchina che nell’animale, il nome di cibernetica, che deriviamo dalla parola greca che i significa pilota.»
[Traduzione lìbera della definizione fornita nel American Heritage Dictionary]:
«Lo studio teorico dei processi di controllo nei sistemi elettronici, meccanici e biologici, specie del flusso delle informazioni in tali sistemi.» [tra le parole derivate lo stesso dizionario definisce la parola inglese to cybernate come] «Controllare automaticamente tramite computer, oppure essere controllato in questo modo.»
Un’interpretazione ancor più infausta definisce la cibernetica come lo «studio dei meccanismi umani di controllo e della loro sostituzione con mezzi meccanici o elettronici.»
Notate come Weiner e gli ingegneri abbiano corrotto il significato di ciber-: la parola greca ‘pilota’ diventa ‘governatore’ o ‘direttore’, il termina guidare/sterzare diventa ‘controllare’.
Ora siamo occupati a liberare il termine, a distaccarlo dalla servitù per rappresentare il principio autopoetico, autodiretto, di organizzazione, che si ritrova nell’universo in molti sistemi di dimensioni altamente diversificate, nella gente, nella società e negli atomi.
Il retaggio oppressivo: politica dell’alfabetismo
Le distinzioni etimologiche tra termini greci e romani sono del tutto attinenti alla prammatica della cultura riguardante il loro uso. La filosofia francese ha recentemente sottolineato l’importanza del linguaggio e della semiotica nel determinare comportamenti \ e strutture sociali umani. I classici studi della politica linguistica e del controllo della mente, condotti da Michel Foucault lo portano alla conclusione che:
«La coscienza umana, espressa nel discorso e nelle immagini, nell’autodefinizione e nella designazione reciproca… è l’ambiente autentico della politica determinante dell’essere… La condizione nella quale nascono uomini e donne è soltanto in modo superficiale un determinato sistema sociale, legislativo o esecutivo. Il loro retaggio ambiguo e oppressivo è costituito dal linguaggio, dalle categorie concettuali, dalle convenzioni di identificazione e di percezione che si sono evolute e che si sono in larga misura atrofizzate fino al momento della loro esistenza personale e sociale. A rendere loro schiavi sono le costrizioni non arguite, bene affermate ma abitualmente inconscie.»
Orwell, Wittgenstein e McLuhan sono d’accordo. Rimuovere il mezzo per esprimere il dissenso equivale a rimuovere la possibilità stessa del dissenso. «Di ciò di cui non sia possibile parlare, di ciò si deve tacere.» In questa luce la differenza tra la parola greca ‘pilota’ e la traduzione romana ‘governatore’ diventa una manipolazione semantica altamente significativa, e la flessibilità concessa ai sistemi simbolici di ogni genere dalla loro rappresentazione nei computer digitali diventa enormemente liberatoria.
Ci sentiamo orgogliosi di essere ingegnosi ‘piloti’ o per essere ‘controllori’ ligi al dovere?
Governetica: chi, che cosa e perché
Al diavolo i siluri, avanti tutta.
Ordine dato dal capitano David Glasgow Farragut al suo timoniere alla battaglia della Baia di Mobile, 5 agosto 1864
Signorsì
Ignoto timoniere coscritto, alla battaglia della Baia di Mobile, 5 agosto 1864
La parola ‘governetica’ si riferisce a un atteggiamento di ubbidienza-controllo in relazione a sé stessi o ad altri.
I piloti, coloro che navigano i sette mari o il cielo, debbono calcolare ed eseguire cambiamenti di rotta continuamente in risposta ai cambiamenti dell’ambiente. Rispondono continuamente al feedback,
alle informazioni sull’ambiente. Sono dinamici, all’erta, vivi.
Il gubernator latino, al contrario, è nella situazione di chi esegua ordini. I Romani, ricordiamo, erano grandi organizzatori, costruttori di strade, amministratori. Andavano controllate le galere, le bighe, andavano controllate le legioni di soldati.
Il concetto ellenistico dell’individuo navigatore sulla propria rotta era un’isola umanistica in un tempestoso mare di imperi totalitari. A Est (nel passato) si trovavano i regni centralizzati, autoritari. I governatori dell’Iran, da Ciro Imperatore persiano fino ai recenti scià e ayatollah, esemplificano le più alte tradizioni di controllo statale.
Sull’altro fianco del mondo greco, fianco al quale daremo la designazione Ovest, o futuro, c’era un certo pesante concetto chiamato Roma. I Cesari e i papi del Sacro Romano Impero rappresentarono la successiva grande fase nel controllo istituzionale. La mano governatrice sul timone sta per stabilità, durevolezza, continuità, permanenza. Mantenere la rotta. Non sono, in genere, incoraggiati la creatività, l’esplorazione e il cambiamento.
Cyberpunk: piloti della specie
I venti e le onde sono sempre dalla parte dei navigatori più abili.
Edward Gibbon
L’espressione ‘persona cibernetica’ o ‘cibernauta’ ci riporta al significato originale di ‘pilota’ e rimette nel ciclo la persona autosufficiente. Questi termini, insieme alla parola cyberpunk, più «pop», si riferiscono alla personalizzazione (e quindi alla popolarizzazione) della tecnologia dell’info-sapere, al pensiero innovativo da parte dell’individuo.
Secondo McLuhan e Foucault, se cambiate il linguaggio, cambiate la società. Seguendo la loro indicazione, suggeriamo che i termini ‘ciberpersona, cibernauta’ possano descrivere un nuovo modello di specie umana e un nuovo ordine sociale.
‘Cyberpunk’ è, lo ammettiamo, un termine rischioso e come ogni innovazione linguistica va usato con un senso tollerante di umorismo ad alta tecnologia. È una cosa improvvisata, una specie di bomba a mano carica di significati lanciata sopra le barricate linguistiche per descrivere l’individuo dalle molte risorse che accede, guidandola, alla tecnologia info-comunicativa verso i propri traguardi personali, siano profitto, piacere, questioni di principio o accrescimento.
I cyberpunk sono inventori, scrittori innovativi, artisti della tecno-frontiera, registi cinematografici che corrono rischi, compositori che spostano icone, commedianti, espressionisti, scienziati liberi agenti, tecno-creativi, visionari del computer, hacker eleganti, addetti agli effetti speciali, dissidenti cognitivi, videomaghi, piloti collaudatori neurologici, esploratori dei media, tutti coloro che con coraggio impacchettano e pilotano le idee là fuori dove nessuno prima d’ora aveva mai posato pensiero.
Le controculture sono talvolta tollerate dai governatori.
Possono, con dolce cinismo e paziente umorismo, interfacciare la propria singolarità con le istituzioni. Spesso lavorano, in via provvisoria, all’interno dei «sistemi governanti».
E, tanto spesso, non sono affatto autorizzate.
Leggenda del Ronin
Il ronin …ha rotto con la tradizione del feudalesimo di carriera.
Guidato da un codice personalmente definito, di adattabilità, di autonomia, e di eccellenza, i ronin stanno impiegando strategie di carriera fondate sulla premessa di un cambiamento rapido.
Beverly Potter, The Way of the Ronin
La parola ronin viene usata come metafora basata sulla parola giapponese che denota un samurai privo di signore. Già nel Secolo VIII, ronin si traduceva letteralmente con l’espressione ‘gente-onda’ e veniva usato in Giappone per indicare coloro che avevano lasciato la loro posizione nella vita, determinata da considerazioni di casta: i samurai che avevano abbandonato il servizio dei loro signori feudali per diventare dei senza-padrone.
I ronin ebbero un ruolo determinante nell’Improvvisa transizione del Giappone da una società feudale all’industrialismo. Sotto il regno feudale ai guerrieri non era permesso pensare liberamente o agire secondo la propria volontà. Al contrario i ronin, essendo stati costretti dalle circostanze a diventare indipendenti, accettavano più prontamente le nuove idee e la tecnologia, e divennero sempre più influenti nelle scuole indipendenti.
Potter, op. cit.
L’Occidente presenta numerosi paralleli storici con l’archetipo dei ronin. Il termine inglese free lance (soldato di ventura) ha origine nel periodo successivo alle Crociate in cui numerosi cavalieri furono separati dai loro signori. Molti vissero secondo il codice cavalleresco e divennero «lance libere», cioè disponibili a noleggio. Anche la frontiera americana fu un terreno fertile. La parola maverick, derivata dalla parola texana per un vitello non marchiato, viene usato per descrivere un individuo libero, autodiretto.
Sebbene molte radici del ronin… si affondano nella cultura maschile, molte donne di carriera ne conoscono bene la situazione, avendo lasciato la loro posizione tradizionale, lottando fino a raggiungere i posti più reconditi del luogo di lavoro dominato dai maschi… Come il ronin che era privo di clan, la donna professionista si sente spesso esclusa dalle piste battute della cricca aziendale, senza né alleati né mentori.
Potter, op. cit.
Alcuni esempi di cyberpunk
Cristoforo Colombo (1451–1506) nacque a Genova. All’età di venticinque anni apparve a Lisbona, dove apprese l’arte della cartografia. Si era nell’età dell’oro per l’esplorazione da parte dei Portoghesi. Molti piloti e navigatori erano convinti che la terra fosse rotonda e che fosse possibile giungere nelle Indie e in altre terre sconosciute attraversando i mari d’occidente. Ciò che rendeva speciale Colombo fu l’eloquente persistenza con cui inseguiva il sogno delle scoperte. Per oltre dieci anni viaggiò tra le corti d’Europa cercando di «combinare l’affare», di trovare un sostengo alla sua «impresa delle Indie».
Secondo la Columbia Encyclopedia: «Gli storici hanno discusso per secoli le sue capacità come navigatore, ma recentemente si è dimostrato che, servendosi soltanto di calcoli e senza l’osservazione delle stelle, Colombo era insuperabile nel tracciare carte e nell’orientarsi nei mari sconosciuti.»
Colombo, come governatore delle colonie da lui scoperte, fu un fallimento totale. Morì in disgrazia, le sue capacità ciberiane quasi dimenticate. (Almeno così ci raccontano nei libri di storia autorizzati.) Nel 1992 il Politicai Corredion Department liquidava Colombo come razzista e colonialista.
Mark Twain. Acquistò la macchina per scrivere Remington non appena questa apparve sul mercato, nel 1874, pagandola $125. Nel 1875 fu il primo autore nella storia a consegnare all’editore un dattiloscritto, o manoscritto battuto a macchina. Si trattava de Le avventure di Tom Sawyer.«Questa nuova macchina per la scrittura — scrisse Twain — ha diverse virtù. Concentra un numero incredibile di parole sulla pagina. Non mette le cose in disordine e non sparpaglia macchie d’inchiostro. Naturalmente consente di risparmiare carta.»
Mathias (Rusty) Rust, solitario diciannovenne di Amburgo in Germania, divenne un gran divo quando, il 28 maggio del 1987 volo con un monomotore Cessna attraverso le «impenetrabili» difese aeree dell’URSS e atterrò sulla Piazza Rossa. Non era una presa di potere né agì per un’organizzazione; questa avventura tecnologica era semplicemente una missione personale. Rusty, semplicemente, voleva scambiare un po’ di chiacchiere con un po’ di Russi. La stampa tedesca celebrò l’avvenimento chiamandolo «la stoffa di cui sono fatti i sogni», e paragonando il giovane al Barone rosso Manfred von Richthofen e a Charles Augustus Lindbergh.
Il codice cyberpunk: TFYQA
War Games è un segnale elettronico quantistico, un film sui computer ad alta tecnologia e sull’evoluzione umana che illustra e condanna l’uso da parte dei governanti, a scopi di controllo, della tecnologia elettronica quantistica del sapere.
Il film celebra l’indipendenza e l’abilità dei cyberpunk che pensano per sé stessi e che innovano il sistema statico dal suo interno.
Il Capitano e sua moglie utilizzano metodi agricoli ad alta tecnologia per incrementare la potenza di neuroattivatori botanici non autorizzati. Il Capitano prende la decisione non autorizzata di abortire la III Guerra mondiale.
In entrambi i casi egli segue il codice cyberpunk: Think for yourself; question authority [Pensa per te; metti in discussione le autorità (TFYQA)].
Il cibergiovane Matthew Broderick è non meno coraggioso, oltraggioso e in gamba; quando al pubblico viene presentato il protagonista di Giochi di guerra, si trova in una sala videogiochi, davanti a un gioco di avventure spaziali che conduce con equilibrio e fantasia.
Arriva a scuola tardi e c’è la solita scena: l’insegnante autoritario umilia e punisce il ragazzo Tom Sawyer, lo manda dal preside, dove riesce a ottenere il codice di accesso al sistema informatico della scuola. Tornato a casa, utilizza il proprio PC per accedere ai registri scolastici e per cambiare un voto ingiusto. Pensa per sé e mette in discussione l’autorità.
Al momento cruciale si precipita in biblioteca e fa ricerche sulla vita di un fisico, compulsa pubblicazioni scientifiche, esamina file su microfilm… non per far piacere al Sistema ma alla ricerca del suo Sacro Graal personale.
Osservate come esista qui una nuova dimensione di etica elettronica e di legalità quantistica. Il Capitano e Matthew non compiono alcun atto di violenza fisica, nessun furto di beni materiali. Il Capitano elabora alcuni dati su computer e decide per sé. Matthew riorganizza dei grappoli di elettroni immagazzinati su un chip. Cercano l’indipendenza, non il controllo sugli altri.
Il cyberpunk come modello di ruolo per il secolo XXI
La tradizione dell’individuo che «pensa per sé» risale agli albori della storia umana. Anzi, la stessa etichetta della nostra specie, Homo sapiens, ci definisce come gli animali che pensano.
Se la nostra funzione genetica consiste nel computare (‘pensare’ in latino), ne consegue che le epoche e le fasi della storia umana finora sono state larvali, o preparatorie. Dopo le fasi da insetti della sottomissione ai pool genetici, la forma matura del ciclo vitale umano è rappresentata dall’individuo che pensa per sé.
Ora che siamo agli albori dell’era informatica, saremo pronti ad assumere la nostra funzione genetica?