1976–1982: i precursori del linguaggio PostScript

Design System, JaM e Interpress

Mario Mancini
14 min readDec 14, 2019

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Abstract

Allo Xerox PARC di Palo Alto, Chuck Geschke e John Warnock, due matematici con una formazione simile, svilupparono un linguaggio chiamato Interpress che avrebbe permesso a qualsiasi computer di produrre un documento di testo e grafica su qualsiasi stampante. Quando Xerox mostrò poco interesse a commercializzare questa tecnologia, Geschke e Warnock fondarono la propria azienda, Adobe, per sviluppare il successore di Interpress, il linguaggio PostScript.

Un grande balzo in avanti

L’editoria moderna è iniziata quando Johannes Gutenberg sviluppò la tecnologia della stampa a caratteri mobili a Magonza intorno al 1450. Il grande passo successivo, di analoga portata si è avuto negli anni Settanta e Ottanta del XX secolo nella Silicon Valley. In quel luogo due tecnologi visionari, John Warnock e Chuck Geschke, idearono e svilupparono un linguaggio di descrizione geometrica della pagina, che poi sarebbe stato chiamato Postscript.

Come l’invenzione di Gutenberg, la tecnologia PostScript di Warnock e Geschke rivoluzionò il mondo della stampa, della grafica e dell’editoria. E proprio come la rivoluzione di Gutenberg ha liberato la riproduzione su carta dal dominio esclusivo degli scribi colti che si trovavano nei monasteri, così il PostScript ha portato la stampa fuori dalle tipografie, negli uffici e nelle case della gente comune.

Questo passo decisivo nella storia della stampa si deve in buona parte ad Adobe, l’azienda fondata da Warnock e Geschke nel 1982. Sebbene Adobe sia una delle tante aziende che hanno contribuito a trasformare l’editoria che conosciamo oggi, la sua azione ha avuto un’importanza difficilmente comparabile. Tutto è iniziato con l’intuizione e il lavoro di due matematici.

Luogo giusto al momento giusto

Infatti, come la maggior parte delle rivoluzioni, quella che ha cambiato per sempre l’editoria ha avuto origine dal lavoro di due innovatori che volevano cambiare le cose. E come molti altri innovatori, Warnock e Geschke si incontrarono nel posto giusto al momento giusto, cioè nella Silicon Valley alla fine degli anni ’70. Un periodo e un luogo straordinariamente fecondo per scienziati e innovatori che avevano voglia di lasciare un segno nel mondo.

I fondatori di Adobe Systems non erano certo degli hippy o dei disadattati, anche se entrambi sfoggiavano le barbe tipiche dei contestatori dell’establishment. Erano uomini giudiziosi, tradizionali che, però, volevano inseguire un sogno e mostrare il coraggio di realizzarlo.

Quando si sono incontrati, si è accesa una scintilla che ha prodotto un incendio.

La formazione di John Warnock

L’università dello Utah, dove si formò John Warnock, è stato uno dei centri di maggiore importanza per la nascita della computer graphic. Questo foto del 1970 mostra un momento del lavoro grafico svolto nel centro di calcolo dell’Università dello Utah. L’anno prima, l’università era diventata uno dei quattro “nodi” originali dell’ARPANET, la rete informatica da cui è nato Internet.

Dopo essersi laureato nel 1964, il matematico John Warnock iniziò a insegnare all’Università dello Utah. Warnock studiò con David Evans, fondatore del leggendario dipartimento di informatica dello Utah. La scuola, allora, era una delle 15 università americane che offrivano un curriculum in computer science.

Evans ha formato pionieri della rivoluzione del computer come Alan Kay (sviluppatore dell’interfaccia grafica utente allo Xerox PARC e poi in Apple), Jim Clark (fondatore di Silicon Graphics e Netscape), Ed Catmull (co-fondatore dei Pixar Animation Studios), Henri Gouraud (creatore del metodo Gouraud per il 3D-shading), e Bui-Tuong Phong (ideatore dell’effetto Phong computer-lighting).

Warnock si sposò nel 1965 per rendersi rapidamente conto che lo stipendio di un giovane accademico avrebbe a malapena mantenuto una famiglia che voleva crescere. Dopo il dottorato nel 1969, Warnock iniziò una serie di lavori legati al mondo dei computer che lo portarono in vari posti: Vancouver, Toronto, e poi a Washington. Grazie. Nella capitale lavorò presso la Computer Sciences Corporation a supporto delle ricerche del Goddard Space Flight Center.

Nel 1972 David Evans, mentore di Warnock, lo invitò ad unirsi alla sua società, la Evans & Sutherland (E&S) con sede a Salt Lake City (Utah), e lo inviò gestire un ufficio presso l’Ames Research Center della Nasa, a Mountain View, nella San Francisco Bay Area. Al centro della NASA, uno dei più importanti del paese, doveva lavorare sul supercomputer Illiac IV.

Lo sviluppo del Design System

John Warnock negli anni 80.

Dopo due anni Evans chiese a Warnock di lasciare la Ames per dedicarsi allo sviluppo di sistemi di rappresentazione di grafica 3D per i simulatori di volo, nei quali la Evans & Sutherland si andava specializzando. Nel 1976 Warnock e il collega John Gaffney svilupparono un sistema per ricostruire l’ambiente visuale necessario a simulare un volo allo scopo di addestrare i piloti del porto di New York.

Proprio per risolvere il problema di fornire viste realistiche di New York e del New Jersey, Warnock e Gaffney iniziarono ad elaborare un linguaggio di descrizione grafica basato su una struttura dati detta a pila (stack). Ne nacque un linguaggio grafico indipendente dal dispositivo di output, che fu il primo precursore del PostScript. Lo chiamarono Design System.

Nel 1978 Evans & Sutherland chiese a Warnock di tornare a Salt Lake City, ma Warnock, che si era trasferito in California con la famiglia, decise di cercare lavoro nella Bay Area. Venne a conoscenza di un’offerta di lavoro presso lo Xerox Palo Alto Research Center (PARC), un think tank e laboratorio di ricerca della Xerox, leader mondiale nel campo dei fotocopiatori.

La Xerox aveva avviato il PARC otto anni prima, nel 1970, collocandolo nel campus tecnologico della Stanford University, distante migliaia di chilometri dalla sede della Xerox a Norwalk nel Connecticut sulla costa orientale.

Quando Warnock andò a Palo Alto per l’intervista di lavoro, lo Xerox PARC aveva già guadagnato una reputazione enorme presso scienziati, innovatori e giovani tecnologi. Uno di questi era Charles M. Geschke, conosciuto da tutti come “Chuck. Spettava a Geschke, in qualità di manager, intervistare la giovane promessa della computer grafica che veniva dall’Utah.

La formazione Chuck Geschke

Geschke, come Warnock, era un matematico. Dopo aver considerato una carriera ecclesiastica, Geschke intraprese studi classici e matematica all’Università Xavier a Cincinnati. Con una famiglia da approvvigionare, come del resto Warnock, iniziò ad insegnare matematica per sbarcare il lunario.

Ma l’insegnamento alla John Carroll University, un college gesuita nella città natale di Cleveland, non lo appagava. Dopo che un ex studente, in un gesto di gratitudine, gli aveva insegnato a codificare, Geschke si interessò sempre più della programmazione dei computer. Con l’approvazione del suo capo dipartimento, Geschke lasciò la John Carroll per entrò nel programma di computer science della Carnegie Mellon University, una dei migliori del paese.

Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca nel 1972 presso la Carnegie Mellon, Geschke venne a conoscenza del nuovo insediamento della Xerox in California, il PARC, appunto. Dotato delle menti tecnologiche più brillanti del paese, la missione di questo laboratorio di ricerca era quella di sviluppare tecnologie che potessero cambiare il modo di lavorare negli uffici di tutto il mondo.

E c’erano veramente i migliori allo Xerox PARC. Tra i suoi “alumni” ci sono delle vere e proprie icone come Bob Metcalfe, David Liddle, Larry Tesler, Alan Kay, Gary Starkweather e Charles Simonyi.

Il lavoro di queste persone ha dato origine al personal computer, alla stampante laser, all’interfaccia grafica utente, all’Ethernet, alla programmazione orientata agli oggetti e a tante altre pietre miliari dell’industria del computer. La missione dello Xerox PARC era quello di sviluppare computer utilizzati non tanto per fare dei calcoli, quanto per comunicare.

L‘edificio dello Xerox PARC nel parco tecnologico dell’Università di Stanford a Palo Alto nella Bay Area.

Geschke al PARC

Geschke entrò in Xerox PARC nell’ottobre del 1972. Si mise subito in luce per le sue capacità di leadership, che al PARC significava una cosa diversa da quello che significava nella corporate America. Significava coordinare, da primus inter pares, una libera confederazione di persone geniali. “Il mio concetto di responsabilità è che tu sei al servizio delle persone che lavorano per te. Non c’è necessità di dire mai a nessuno che cosa fare. Già lo sanno”. Così si esprimeva Geschke al riguardo.

Non c’è da meravigliarsi, quindi, che Warnock abbia impressionato positivamente Geschke durante la sua intervista al PARC. Quando Geschke incontrò Warnock, nel 1978, i due capirono di potersi intendere al volo. Poi, durante il pranzo, scoprirono anche di avere esperienze simili e obiettivi condivisi.

Entrambi si erano formati grazie all’Advanced Research Project Agency (ARPA) del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Entrambi erano felicemente sposati con le loro prime (e uniche) mogli. Certamente un’anomalia per gli anni Settanta. Entrambi avevano tre figli, due maschi e una femmina. Entrambi avevano un interesse per l’editoria e le arti grafiche: Il padre di Geschke era un fotoincisore, mentre la moglie di Warnock, Marva, era una graphic designer. Soprattutto, entrambi volevano lasciare un segno nel mondo.

“Eravamo scienziati prototipici nel senso che volevamo avere un impatto sulla realtà. “Non eravamo lì solo per i soldi. Per noi era più importante fare la differenza”, ricorda Geschke.

Alla Xerox PARC Geschke assegnò Warnock al progetto che si proponeva di investigare lo sviluppo sistemi grafici indipendenti dai dispositivi di output. Una tale ricerca avrebbe potuto avere ripercussioni enormi per Xerox, che dominava il mercato delle fotocopiatrici e vedeva nel settore delle stampanti laser un nuovo e importante flusso di ricavi. Ma la tecnologia Xerox non era adatta per stampare da una workstation (lo Xerox Star), come quello che stavano allestendo al PARC.

JaM, il precursore del PostScript

Warnock collaborava con Martin Newell per affinare i concetti alla base del Design System sviluppato da E&S, allo scopo di adattarlo alla stampa su carta piuttosto che per la visualizzazione sullo schermo. Nel 1979 i due presentarono JaM. JaM era una abbreviazione dei loro nomi (John e Martin). JaM fu il nucleo di quello che sarebbe diventato il linguaggio PostScript. Martin Newell divenne, in seguito, il technology fellow di Adobe.

Come il Design System, JaM era indipendente dal dispositivo di output, ma si differenziava dal suo predecessore per il fatto che incorporava grafica raster e font bitmap. Spronati dalla potenzialità di JaM, Warnock e Geschke continuarono a lavorare al suo sviluppo. Nel 1980 Geschke avviò al il Laboratorio di Imaging Sciences al PARC, un laboratorio dedicato all’esplorazione della grafica e della stampa computerizzata.

Nel 1981 il team ultimò lo sviluppo di Interpress, una fusione del linguaggio di stampa della Xerox e di JaM. Interpress fu, in qualche modo condizionato e frenato dall’insistenza di Xerox di includere tutti i propri protocolli di stampa. Ma sotto un altro punto di vista Interpress fu qualcosa di molto avanzato. Fu uno dei primi casi di lavoro di gruppo a distanza. Gli sviluppatori si trovavano in quattro diverse città dislocate sulle due coste. Comunicavano principalmente tramite e-mail che per l’epoca era qualcosa di avveniristico.

Il passo indietro della Xerox

La batteria di workstation Xerox Alto allestita nei locali del Boca Raton Resort & Club in Florida in occasione della Xerox World Conference del novembre 1977 che riunì 300 top manager Xerox e le loro famiglie.

Dopo il rilascio, la direzione del PARC incensò, almeno internamente, Interpress e il suo team di sviluppo, dicendo di farne lo standard proprietario per i suoi dispositivi di stampa. Secondo Geschke, Xerox PARC era entusiasta per il lavoro dei suoi scienziati, ma la Xerox Corporation lo era molto meno. Nonostante le pressioni del personale tecnologico, l’azienda della East Cost non aveva alcuna intenzione di includere Interpress in prodotti commerciali o rilasciarlo alla vendita come software stand-alone.

Alcuni osservatori hanno ipotizzato che la Xerox si fosse avviluppata in una sorta di paranoia aziendale sulle conseguenze di questa innovazione; altri vi hanno visto l’avversione dell’incumbent a rischiare la messa a soqquadro dello status quo.

Dan Putman, del team del laboratorio di imaging di Geschke ha descritto con queste parole l’atteggiamento della Xerox: “la Xerox ha pensato: è davvero carino, ragazzi, ma ci pensiamo noi da qui. Tornate al vostro lavoro”.

Il distacco da Xerox

Il torrente Adobe Creek che attraversa la contea di Santa Clara. Il nome Adobe, che Warnock e Geschke vollero per la loro nuova società, deriva proprio da questo corso d’acqua che corre dietro l’allora abitazione di Warnock.

Sebbene non troppo avvezzi al business, Geschke e Warnock avevano visto in Interpess un’opportunità di mercato gigantesca ed erano rimasti scoraggiati dalla riluttanza di Xerox a sfruttarlo. I due si avvicinarono Putman nel maggio 1982 e gli accennarono di avere in mente qualcosa di importante, ma doveva starsene buono per un po’. Anni dopo Geschke ricorda: “Era ovvio che Xerox avrebbe impiegato molto tempo per portare Interpress sul mercato. Ma la tecnologia è come il pesce. Se non lo si cucina, si rovina”.

Warnock più tardi riconobbe che la storia di Xerox e la visione di PARC erano incompatibili: i primi temevano di cannibalizzare i prodotti esistenti, i secondi erano spesso troppo avanti rispetto al mercato. “Solo qualche giovane impresa senza un business consolidato poteva uscire con una nuova tecnologia”, aveva dichiarato Warnock al “San Jose Mercury News” nel 1984. E fu quello che accade.

Così, nel dicembre 1982, Warnock e Geschke si misero in proprio. Frustrati dalla riluttanza di Xerox a portare Interpress e altre tecnologie nel mondo degli uffici, i due uomini fondarono una nuova società, chiamandola come il torrente che correva dietro la casa di Warnock a Los Altos, Adobe.

Liberamente adattato dal volume di Pamela Pfiffner, Inside the Publishing Revolution. The Adobe System, Peachpit Press, 2003.

Un momento cella Cerimonia di conferimento da parte del Presidente Barack Obama della Medaglia per la tecnologia e l’innovazione a John Warnock e Charles Geschke. La cerimonia si è svolta nel 2008.

La nascita di Interpress nella ricostruzione di Geschke

Sono arrivato allo Xerox PARC nell’ottobre del ’72. Il primo compito è stato abbastanza semplice. Dovevo collaborare alla costruzione di una macchina che simulava un mainframe che, per varie ragioni, i ricercatori non potevano comprare ma avevano necessità di usare. Così abbiamo costruito il nostro simil-mainframe. Una volta realizzato questo progetto, mi sono occupato di linguaggi di programmazione e ho sviluppato alcuni strumenti che sono stati utilizzati per costruire la workstation Star, che è uscita, più o meno, nello stesso periodo del PC IBM, anche se l’ha preceduto di un poco.

Il PARC era un posto fantastico. Il reclutamento del personale era stato affidato da Bob Taylor. Bob era stato a capo dell’Information Processing Technology Group dell’ARPA, che aveva finanziato molte delle università che avevano iniziato ad occuparsi di computer science tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70. Sapeva dove trovare tutte le persone di talento e fece del suo meglio per assumerne il maggior numero possibile. Così, quando si scorrono i nomi delle persone che erano al PARC in quei primi anni, è una sorta di “who’s who” di coloro che hanno fondato imprese tecnologiche di maggiore successo della Silicon Valley.

Nell’autunno del 1977, nel mio ufficio, avevo un computer con un display bitmap orientato in verticale come un foglio di carta, non come un televisore per ovvie ragioni legate al core business della Xerox. Avevo un programma software per scrivere che era già buono come Microsoft Word, che poi è stato sviluppato da un collega che ha lasciato il PARC per Microsoft dove ha costruito la linea di prodotti Office, Charles Simonyi.

Avevo un ottimo sistema di posta elettronica per inviare messaggi a chiunque nella comunità ARPANET, così come all’interno di Xerox. Quel sistema è stato il precursore della tecnologia Ethernet 3Com, sviluppata da Bob Metcalfe, che in seguito ha lasciato PARC per fondare 3Com. La rete collegava i computer alle stampanti laser. Avevamo una stampante laser in bianco e nero che produceva 60 pagine al minuto, una stampante a colori di 10 pagine al minuto. Avevamo un file server dove era possibile memorizzare i file e condividerli con tutti. Tutti i computer erano collegati in una rete locale e in una geografica a Xerox Corporation e ad ARPANET, che è stato il precursore di Internet. Tutto questo è stato fatto allo Xerox PARC nel 1977.

Nell’autunno, abbiamo organizzato una dimostrazione per l’alta dirigenza di Xerox. Periodicamente, Xerox riuniva 250 top manager di tutto il mondo per un evento di socializzazione. Ci dettero un giorno per presentare la nostra visione della Xerox del futuro. Abbiamo noleggiato due DC-10 (i computer non erano così piccoli all’epoca), abbiamo spedito tutto in Florida e allestito l’equivalente di una fiera campionaria per mostrare al management di Xerox quello che avevamo sviluppato.

È stata un’esperienza molto illuminante. Il linguaggio del corpo dei dirigenti di Xerox era eloquente: incrociavano le braccia sul petto, come per mettere le distanze da questa roba e facevano qualche commento salace. Come succede nelle riunioni dei venditori, c’è sempre qualcuno che è sospettoso delle novità, probabilmente si spaventa per quello che vede perché non lo capisce completamente e spera che scompaia velocemente.

Poiché si è trattato di un evento di socializzazione, tutti sono stati invitati a farsi accompagnare dal proprio coniuge o altri familiari. Questi 250 dirigenti erano uomini del proprio tempo. La maggior parte di loro aveva il coniuge che aveva lavorato o lavorava in un ufficio. La nostra roba gli è piaciuta. Si sono seduti e hanno giocato con il mouse, hanno cambiato alcune cose sullo schermo, hanno premuto il pulsante di stampa ottenendo sulla pagina di carta la stessa cosa che avevano sullo schermo. Hanno detto: “Wow, è davvero fico. Questo cambierebbe davvero un ufficio se disponesse di questa tecnologia”.

Poco dopo, mi è stato chiesto di avviare un nuovo laboratorio all’interno di PARC incentrato principalmente sulla grafica e sulle tecnologie di stampa. Uno dei miei primi lavori è stato quello di assumere un capo ricercatore. Conoscevo John Warnock per la sua reputazione. Aveva tenuto un discorso quando ero uno studente laureato al Carnegie Mellon. Stava terminando la sua tesi di laurea in grafica all’Università dello Utah.

Ma non ci siamo mai incontrati e non abbiamo mai trascorso del tempo insieme. Così l’ho chiamato e abbiamo pranzato insieme. Lui aveva la barba, io avevo la barba, lui aveva tre figli (due maschi e una femmina), io avevo tre figli (due maschi e una femmina); lui era arbitro di calcio, e pure io lo ero. Siamo andati subito d’accordo. Gli ho fatto un’offerta di lavoro che ha accettato ed è diventato il capo scienziato in questo laboratorio.

Ci siamo concentrati sul problema: come consentire a una varietà di stampanti diverse — per velocità, per caratteristiche, in bianco e nero, a colori (già conoscevamo la tecnologia a getto d’inchiostro anche se non era ampiamente disponibile all’epoca) — di interfacciarsi con qualsiasi computer in modo semplice e diretto. Abbiamo così avviato un progetto per Xerox chiamato Interpress. In realtà è stato il precursore del linguaggio PostScript, che è stato la prima tecnologia sviluppata da Adobe. L’idea era che si potesse costruire una rete di stampanti e computer in grado di parlare tra di loro.

Abbiamo mostrato Interpress alla direzione di Xerox e ne sono rimasti estremamente entusiasti. Hanno detto: “Lo promuoveremo come standard interno che useremo su tutti i nostri prodotti”. Ho detto: “È fantastico. Quando possiamo avviare un piano di marketing per presentare al mondo tutto questo?”. Loro anno detto: “Oh, aspettate un minuto. In Xerox ci vogliono almeno 7 anni per far uscire un nuovo prodotto”. Allora abbiamo detto, “7 anni? Nel nostro settore, sono da due a tre generazioni. Questa roba sarà tutta molto obsoleta nel momento in cui andrete a commercializzarlo e il mondo ci avrà superato”. Loro hanno risposto “Mi spiace, è la tempistica che ci serve per far uscire un prodotto e quindi è quello che faremo”.

Questo ha reso me e John due persone frustrate. Un giorno stavamo parlando e John disse: “Verifichiamo se c’è un modo per prendere le nostre idee e avviare un’attività in proprio”. Il suo relatore di tesi all’Università dello Utah era un uomo di nome Dave Evans. Dave faceva parte del consiglio di amministrazione di Hambrecht & Quist, una società di venture capital di San Francisco. Ci ha presentato Bill Hambrecht e lo abbiamo incontrato.

L’idea di cui abbiamo parlato era quella di costruire stampanti laser e sistemi di composizione tipografica che potessero produrre non solo testi, ma anche grafica. Potevamo combinarli con il software e commercializzarli alle imprese Fortune 500 così da offrire sistemi editoriali interni per avere un maggiore controllo e una soluzione più rapida alle esigenze di comunicazione a mezzo di stampa.

A Bill piacque l’idea — anche perché era sempre in lotta con gli stampatori per avere i suoi prospetti finanziari — e così ha detto che l’avrebbe sostenuta. “Ma nessuno di voi due ha mai gestito un’azienda prima d’ora, giusto? E noi abbiamo detto: “È corretto”. Allora ha aggiunto: “Beh, ho controllato in giro e ho scoperto che avete molto rispetto nella comunità tecnologica, ma assumerò una persona che farà da consulente marketing per voi. Vi aiuterà a scrivere un business plan perché ho bisogno di avere un business plan per parlare con gli investitori”.

Abbiamo detto, “Bene”. Così abbiamo scritto il nostro business plan. Io e John avevamo gestito progetti a sufficienza per sapere quali sarebbero stati i costi per far uscire un primo prodotto. Mettemmo insieme un piano, lo dammo a Bill e lui disse: “Bene, adesso potete lasciare il vostri lavoro”. E noi a nostra volta: “Ma non abbiamo ancora i soldi”. Lui rispose: “Dovete fidarvi di me”. Così io e John ci licenziammo. Bill ci prestò 50.000 dollari per iniziare e noleggiare un computer Vax su cui fare il nostro lavoro. Alla fine trovammo anche il nome della società: Adobe Systems. Eravamo in affari.

Fonte: Jessica Livingston, Founders at Work, Apress, 2008.

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Mario Mancini
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Written by Mario Mancini

Laureatosi in storia a Firenze nel 1977, è entrato nell’editoria dopo essersi imbattuto in un computer Mac nel 1984. Pensò: Apple cambierà tutto. Così è stato.

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